“Scienza e tecnologia: superare il gender gap” di Mariella Berra e Giulia Maria Cavaletto

Prof.ssa Mariella Berra, Lei è autrice con Giulia Maria Cavaletto del libro Scienza e tecnologia: superare il gender gap pubblicato da Ledizioni: quanto è grande il divario di genere nei settori STEM (Science, Technology, Engeenring and Math)?
Scienza e tecnologia: superare il gender gap, Mariella Berra, Giulia Maria CavalettoIl divario di genere nei settori STEM permane in Europa e negli USA. Se le statistiche dei trend europei nazionali e piemontesi mettono in evidenza una crescita delle iscrizioni della componente femminile nelle facoltà scientifiche dal 2005 a oggi, un confronto della presenza di maschi e femmine nelle diverse aree di studio consente di restituire un quadro più articolato della relazione fra donne scienza e tecnologia, mettendo in evidenza il persistere di un rapporto sbilanciato fra maschi e femmine nei settori tecnico scientifico. I dati sulla situazione europea piemontese e italiana dicono che la strada verso la normalizzazione fra maschi e femmine, nonostante l’incremento significativo di iscrizione delle studentesse ai corsi di laurea STEM sia ancora lunga e non scontata. Sono circa il 25% degli iscritti nei corsi di laurea in ingegneria e il 35 % nei corsi di area scientifica con punte nelle Facoltà di Medicina e Chirurgia. Una indagine di Wipolito rivela come dopo un costante aumento delle iscrizioni femminili, in particolare per i corsi di laurea in Ingegneria, dal 2001 al 2015, nell’ultimo triennio la percentuale delle iscritte sul totale sia rimasta costante attorno al 25%.

Le previsioni sugli scenari occupazionali dopo il 2020 mettono in evidenza un incremento di posti di lavoro in ambito STEM e una mancanza di profili con caratteristiche adeguate per occuparli. Buona parte della mancata copertura delle opportunità è imputabile ad una sottorappresentazione femminile nei percorsi di studio STEM. Tutte le rilevazioni nazionali, europee e mondiali convergono nel dire che ci sono interi segmenti del mercato del lavoro e professioni in cui le donne sono poco presenti. Sono professioni che solo dieci anni fa non esistevano come: Data Protection Officer, Digital Information Officer, Cyber Security Expert, Big Data Engineer, Mobile Application Developer, Data Scientist, Esperto in Metodologie AGIL e Internet of Things Expert.

La stessa crescita di nuovi campi di applicazione dell’intelligenza artificiale in tutti i settori sembra probabilmente raddoppiare e approfondire le differenze di genere tra le industrie tradizionalmente maschili come quelle operanti nel campo dell’hardware, del software, dei servizi IT e del manifatturiero avanzato, ma anche ad ampliare lo squilibrio di genere in settori tradizionalmente femminili come il non profit, l’assistenza sanitaria e l’istruzione. L’impatto dell’Intelligenza Artificiale sul divario di genere nelle economie di tutti i Paesi e nella trasformazione del lavoro ha spinto il WEF a dedicare un capitolo del Global Gender Gap Index a questa tematica. L’indagine, Assessing Gender Gaps in Artificial Intelligence, condotta dal Global Gender Gap Index in collaborazione con il social network Linkedin, ha mappato le nuove competenze richieste dalla cosiddetta quarta rivoluzione industriale e la presenza della componente femminile in questi ambiti. I dati raccolti mettono in evidenza i divari di genere nei corsi di studio di Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica (STEM); i divari di genere tra i settori industriali e i divari di genere nell’acquisizione di competenze emergenti.

Fra le raccomandazioni e le proposte dei “Dialoghi globali” integrate nelle 14 Iniziative indicate dal WEF 2019, la System Initiative on Shaping the Future of Education, Gender and Work riguarda proprio la relazione fra lavoro del futuro, istruzione e genere.

Quali sono le cause del gender gap?
In Italia e in Europa le donne ottengono risultati scolastici migliori dei maschi in tutte le materie letterarie e scientifiche. La loro miglior riuscita sia in ambito umanistico sia scientifico non solo contraddirebbe lo stereotipo di una loro minore capacità nelle discipline STEM, ma sottolineerebbe una loro più elevata dotazione di competenze trasversali, quelle richieste dai lavori del futuro. Dai risultati scolastici sembra che le ragazze abbiano un ventaglio maggiore di opzioni, il che spiegherebbe una preferenza nelle scelte future basata sull’interesse più che sull’utilità.

Il Gender Gap è più ampio dello STEM GENDER GAP. Va precisata la differenza fra occupazioni STEM che si riferiscono a specifici processi di formazione in ambito STEM e posizioni STEM che attraversano oggi tutti i lavori e interessano tutte le aree di studio.

Favorire la cultura della diversità e dell’inclusione può generare buoni risultati.

Se la tecnologia e l’organizzazione sono progettate principalmente per la metà della popolazione maschile si rischierebbe di non usufruire delle innovazioni, delle proposte creative che il 50% della popolazione potrebbe portare. Ad esempio, la mancanza di diversità, di genere e di etnia, sta creando già problemi negli algoritmi di machine learning, che ripropongono un mondo quasi esclusivamente a misura di maschio bianco. Nell’ambito dell’organizzazione del lavoro la composizione di gruppi di lavoro simmetrici o bilanciati migliorerebbe l’ambiente di lavoro con un impatto positivo da parte della componente femminile nelle scelte di carriere e di settori occupazionali non tradizionali, favorendo anche pratiche di diversity management all’interno delle imprese. La diversity come fattore di valorizzazione delle aziende è stata oggetto di un recente sondaggio condotto in 5 paesi europei (Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Spagna) su un campione di 5000 soggetti, egualmente ripartiti fra uomini e donne, che lavorano nel campo IT. In Italia il 60% delle intervistate (una percentuale più elevata delle lavoratrici europee), rispetto al 40% degli uomini, ha dichiarato la minor propensione a lavorare in una azienda fortemente squilibrata nella composizione di genere. Promuovere la diversity nelle aziende affrontando il cosiddetto imbalance paradox, rimanda alle scelte di istruzione secondaria e terziaria e al rapporto scuola famiglia e lavoro.

Quali stereotipi di genere permangono circa la presenza femminile nei percorsi formativi e educativi tecnico-scientifici?
Gli stereotipi di genere, sono parte di un patrimonio profondo culturale ed emotivo già acquisito in ambito familiare. Questi condizionano subdolamente scelte e comportamenti, indirizzando le ragazze verso professioni “femminili”, convincendole della loro inferiorità in campo matematico e scientifico, e facendo percepire l’ingegneria, le scienze e la matematica come temi più adatti ai ragazzi.

Alla base del volume vi è una ricerca che ha coinvolto studenti e docenti di scuole superiori torinesi, imprese, ricercatori e istituzioni: quali i risultati?
La ricerca formazione, Contrastare il gender gap. Strategie e pratiche, rivolta alle scuole superiori del Piemonte, ha visto l’adesione di 4 licei (classici, scientifici, linguistici) e 6 tra istituti tecnici e professionali. Il progetto ha coinvolto 20 docenti di materie letterarie e scientifiche e 20 classi. Del gruppo di lavoro hanno fatto parte 10 imprese.

La ricerca si è articolata in 4 fasi:

  1. somministrazione di un questionario agli studenti delle scuole aderenti (572 rispondenti, 304 femmine e 268 maschi);
  2. formazione degli studenti in aula sui temi della transizione all’Economia 4.0, trasformazioni del mercato del lavoro, scenari occupazionali con la partecipazione di due rappresentanti delle imprese (denominate testimonial STEM, una giovane e di recente reclutamento nell’impresa e una più anziana con una lunga esperienza lavorativa);
  3. STEM Tour delle scuole nelle imprese aderenti al progetto;
  4. palestra di Public Speech dove studenti e studentesse dovevano confrontarsi su temi relativi alle trasformazioni tecnologiche e all’impatto sul divario digitale;

I dati generali del questionario confermano le principali tendenze e dinamiche nazionali sulle scelte e le performance scolastiche di ragazzi e ragazze (Alma Laurea e Alma Diplome vari anni). Dal punto di vista della distribuzione per genere degli studenti tra le filiere scolastiche, si osserva che le studentesse sono significativamente presenti all’interno di percorsi liceali, sia classici sia scientifici, mentre i ragazzi si concentrano in particolare all’interno di percorsi scientifici e tecnici.

Osservando poi i rendimenti, i risultati dell’indagine mostrano come le ragazze ottengano migliori risultati rispetto ai loro coetanei sia nelle materie scientifiche sia letterarie.

Tra gli studenti e le studentesse del campione risulta elevata, la consapevolezza che le competenze tecniche, e tra queste soprattutto quelle informatiche, siano molto importanti per il mondo del lavoro.

La persistenza di una differenza di genere permane rispetto alle scelte scolastiche terziarie (distinte in corsi di laurea scientifici o umanistici). L’ambito scientifico “duro” (matematica, ingegneria, fisica, ecc.), c vede ancora i maschi significativamente sovra rappresentati.

In sintesi il genere femminile, la frequenza ad un liceo classico diminuisce la probabilità di scegliere un percorso terziario tecnico scientifico, mentre il rendimento medio nelle materie scientifiche superiore alla votazione di 7, incrementa tale probabilità.

È da segnalare la persistenza di un pregiudizio di genere. L’idea degli intervistati in merito alla sottorappresentazione femminile in ambito tecnico scientifico è polarizzata in modo netto tra le rappresentazioni delle femmine e dei maschi. Per le prime infatti, (per più della metà delle intervistate: 55,3%) tale sottorappresentazione non esiste più, il che indica un superamento dello stereotipo, sebbene poi resista un 41,1% di ragazze che ammettono tale sottorappresentazione e la riconducono a un minor interesse femminile per tali ambiti (non sappiamo se indotto dai processi di socializzazione o se spontaneo). Le percentuali si invertono quando a rispondere sono i maschi che ammettono la persistenza dello stereotipo e della disuguaglianza (solo il 28,4% di loro non ritiene che tale sottorappresentazione esista ancora).

In che modo è possibile superare il divario di genere nelle STEM?
Una soluzione positiva al dilemma del divario di genere STEM, in cui si combinano fattori oggettivi e soggettivi, deve incrociare diverse aree di interventi di policies, dalle educative alla parità di genere e al lavoro. Tutti e tre le tipologie di intervento dovrebbero operare congiuntamente. Sarebbe un primo passo per evitare lo iato esistente tra la politica pensata e quella concretamente attuata. I due ambienti, scuola e impresa, dovrebbero essere incoraggiati a cooperare per valorizzare le esperienze formali e informali di apprendimento in un’ottica equitativa per studenti e studentesse. Si stanno estendendo esperienze interessanti di alternanza scuola lavoro e moltiplicando progetti istituzionali per contrastare gli stereotipi di genere. Ne sono un esempio “Il mese delle STEM” e “D’estate si imparano le STEM” di iniziativa ministeriale, o imprenditoriale come Nuvola Rosa e Progetto NERD.

Un modo per incoraggiare le ragazze e superare il pregiudizio di genere che condiziona tutti gli studenti maschi e femmine consiste anche nell’utilizzare modelli di ruolo appropriati. Le ragazze giovani hanno bisogno di confrontarsi con peculiari profili professionali, con le biografie personali e lavorative di testimoni che le informino e le persuadano a non abbandonare i loro potenziali per le materie tecnico scientifico e a sviluppare le proprie competenze.

Mariella Berra è docente di Sociologia delle Reti telematiche all’Università di Torino. I suoi recenti interessi di ricerca riguardano il rapporto fra innovazione tecnologica e trasformazioni sociali, le nuove forme di organizzazione del lavoro e il superamento del divario digitale. Tra le sue numerose pubblicazioni si ricordano Cooperare per innovare (a cura di, Rosenberg&Sellier 2014), Sociologia delle Reti telematiche (Laterza, 2007), Libertà di software hardware conoscenza. Informatica solidale 2 (Bollati & Boringhieri 2006). È membro del CIRSDe e degli Stati Generali delle donne.

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