
di Pasquale Bua
Edizioni Studium
Sacrosanctum Concilium ha promosso senza dubbio, e indipendentemente dall’ambivalenza dei giudizi, la più imponente riforma liturgica della storia della Chiesa. […] Questo testo viene edito a distanza di pochi mesi dal commento a Lumen gentium pubblicato da Dario Vitali, che ha inaugurato – in concomitanza con l’apertura delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario del Vaticano II – la breve serie dei commenti alle quattro costituzioni conciliari delle Edizioni Studium. In un certo senso, il nuovo contributo intende collocarsi sulla scia del precedente, […] anche perché Sacrosanctum Concilium è in realtà il primo indispensabile tassello del rinnovamento conciliare dell’ecclesiologia cattolica, che troverà in Lumen gentium la sua magna charta. Aveva forse ragione Giuseppe Dossetti, protagonista inquieto del concilio e del postconcilio, quando scriveva che Sacrosanctum Concilium manifesta la natura della Chiesa in modo più semplice e chiaro della stessa Lumen gentium. Ma forte è pure il legame con le altre due costituzioni conciliari, Dei verbum e Gaudium et spes: la costituzione liturgica, infatti, è la prima voce levatasi dal concilio per rivendicare la centralità della parola di Dio nella vita della comunità credente ed invocare una “nuova alleanza” tra la Chiesa e il mondo contemporaneo.
Il libro, come suggerisce il sottotitolo, si articola in tre parti: storia, commento, recezione. Dopo la prima parte, che si occupa della preparazione remota e della storia redazionale di Sacrosanctum Concilium, la seconda parte, suddivisa in cinque capitoli, offre un commento circostanziato alla costituzione: per comodità nostra e (speriamo) del lettore, la suddivisione privilegia un criterio tematico e per questo non segue sempre la scansione dei capitoli di Sacrosanctum Concilium, che peraltro sono tra loro assai ineguali (il primo è molto lungo e articolato in sottotitoli, gli ultimi sono invece piuttosto brevi e scorrevoli). La terza ed ultima parte è dedicata, infine, a una succinta puntualizzazione sull’attuazione e sulla recezione della costituzione liturgica dall’immediato postconcilio ad oggi. Sebbene, a cinquant’anni dal Vaticano II, non sia forse più possibile un commento “neutrale”, in grado di prescindere del tutto dalla “storia degli effetti”, ci siamo coraggiosamente prefissi un approccio al documento quanto più possibile scevro da riletture e “dietrologie”, nella convinzione che sia oggi più che mai necessario ritornare al concilio sine glossa, rimandando alle pagine finali la pur necessaria valutazione dell’impatto della “Chiesa del concilio” sulla “Chiesa del postconcilio”.