
In che modo una piccola compagnia aerea di Dublino ha conquistato i cieli europei?
In primo luogo bisogna parlare dei prezzi dei biglietti. Ryanair ha abbassato i prezzi garantendo comunque standard seppur minimi di qualità. Nel mondo delle compagnie aeree c’è sempre stato infatti un mercato business, destinato a clienti più facoltosi. Con Ryanair invece l’aereo è accessibile a chiunque. Ma non c’è ovviamente solo questo. Ci sono due temi fondamentali, gli “ancillary revenue”, i guadagni che derivano cioè dalle vendite connesse al volo come bevande, cibo o altre aggiunte; e poi i contratti di co-marketing siglati con gli aeroporti periferici.
Possiamo definire il fondatore della compagnia, Michael O’Leary, un personaggio eccentrico. Qual è la sua storia?
O’Leary è un uomo diretto che dice quello che pensa e non si fa troppi problemi. Ryanair deve tutto a lui, che è entrato nel gruppo alla fine degli anni Ottanta. Poi l’uomo d’affari irlandese Tony Ryan, che dà il nome alla compagnia, lo ha messo al comando. Siamo nel 1994. In dieci anni ha raggiunto risultati incredibili e oggi Ryanair è tra le prime compagnie d’Europa. E’ arrogante e stravagante. Basti pensare cosa dice di sé: “Sono irlandese e non devo provare niente a nessuno. Noi siamo i figli di Dio”. Ecco, questo è O’Leary. Di sicuro un genio nel settore del trasporto aereo.
Come si struttura il modello di business di Ryanair?
Come dicevo prima al centro ci sono i biglietti a prezzi stracciati, un’offerta sempre più ampia di voli in tutta Europa. E aggiungo, sicuramente, il basso costo del lavoro e l’assenza fino a poco fa del sindacato: nelle ultime settimane alcune sigle hanno messo timidamente il piede in azienda. Sono queste le ragioni di tanto e rapido successo. Poi per l’Italia c’è la parola magica “co-marketing” che ha permesso a Ryanair di atterrare in tanti aeroporti della penisola.
Non tutti i passeggeri del vettore irlandese sanno che la società riceve ricchi contributi dagli aeroporti.
Esattamente, contributi pubblici. In pratica gli aeroporti finanziano con accordi di marketing il vettore per l’apertura di nuove tratte, per avere in cambio voli quotidiani e milioni di passeggeri. I numeri sono mantenuti rigorosamente segreti, ma si parla di circa 100 milioni di euro incassati ogni anno da Ryanair. Sia chiaro, sono accordi leciti. Una trovata geniale di O’Leary che ha fatto infuriare compagnie di linea come Alitalia, che lavora in modo esattamente opposto. Sono cioè loro a dover pagare per volare in determinati scali. Attenzione però, ci sono aspetti negativi. Il sistema a volte funziona altre meno, mentre per gli irlandesi è sempre un affare. I casi di successo sono quelli degli scali di Bergamo e Pisa, cresciuti a dismisura. Ci sono però casi in cui l’esperienza non è andata a buon fine perché dopo un boom iniziale di passeggeri, il traffico si stabilizza e arrivano le prime perdite: gli aeroporti in mano pubblica si affannano per rinnovare gli accordi e tenersi il vettore, indebitandosi. Così Ryanair li obbliga indirettamente a rinnovare gli accordi e fare debiti, altrimenti il rischio è la chiusura e il fallimento.
Cosa pensano i dipendenti della compagnia?
Questa è stata la parte più divertente nella preparazione del libro, che è il frutto del lavoro prodotto per il quotidiano La Stampa. Parlare con i dipendenti fa capire molte cose. All’inizio c’era poca disponibilità, poi molti si sono aperti. Parliamo di ragazzi giovani, sparsi in giro per l’Europa con paghe nettamente più basse rispetto alla concorrenza. Questo vale per i piloti, ma soprattutto per gli assistenti di volo. Alcuni hanno parlato di aria irrespirabile in azienda, lamentando l’assenza del sindacato, paghe a cottimo, malattie non pagate, ferie a rischio. Insomma, una situazione poco in linea con le norme del nostro paese. I contratti infatti sono di diritto irlandese, depotenziati rispetto a quelli previsti per l’Italia.
Ha fatto scalpore lo scorso autunno l’ondata di cancellazioni di voli della compagnia. Quali ne erano le cause reali?
La compagnia ha spiegato ufficialmente che era un problema di calendario e di smaltimento ferie. In realtà, parlando con tante persone che lavorano nell’azienda, è stato chiaro sin da subito che il motivo era un altro. E cioè la fuga dei piloti. Come dicevo prima, la situazione interna non è favorevole come quella di altre compagnie. Il mercato del trasporto aereo peraltro va a gonfie vele e quindi i piloti sono ricercati. Di conseguenza in tanti in Ryanair hanno preferito andare altrove, anche in Cina dove le paghe sono nettamente più alte. Da qui c’è stata una carenza di ufficiali e comandanti e l’obbligo di messa a terra degli aerei. La compagnia si è trovata spiazzata di fronte a questo esodo, anche perché per formare nuovi piloti occorrono mesi. Diversa la situazione per gli assistenti di volo, che possono essere sostituiti dopo corsi rapidi in poco tempo. Queste cancellazioni comunque, almeno per ora, non hanno avuto un impatto economico serio sulla compagnia.
Come ha cambiato Ryanair il trasporto aereo?
Lo ha semplicemente rivoluzionato, consentendo a chiunque di volare in giro per l’Europa. Certo, il comfort è minore rispetto ad altre compagnie. Ma oramai ci siamo abituati a viaggiare in questo modo, diciamo più spartano. Ryanair ha inoltre permesso di riorganizzare tutto l’aspetto legato alle tariffe, che sono scese dappertutto. Questo libro comunque non è contro Ryanair o a favore. Ho cercato di raccontare quanto emerso negli ultimi mesi, per capire appunto come questo sistema sia stato vincente, ma al tempo stesso come abbia introdotto il sistema low cost, che come spiega un sindacalista nel libro è ormai sinonimo di low rights per i lavoratori. Questo va sempre ricordato.
Quale futuro, a Suo avviso, per Ryanair?
Di sicuro la compagnia crescerà ancora e con forza in Europa. E soprattutto in Italia, vista la crisi in cui si trova Alitalia da parecchi anni. La sfida vera però sarà sul lungo raggio. Introdurre cioè voli a basso costo per le tratte più lunghe. Ci sono progetti, ma pare che sia ancora presto. Il costo del petrolio si è alzato e la situazione economica internazionale potrebbe non essere favorevole. Vedremo quale altra magia ci farà vedere O’Leary.