
di Daniel Kahneman, Olivier Sibony e Cass R. Sunstein
traduzione dall’inglese di Eleonora Gallitelli
UTET
Il nuovo libro di Daniel Kahneman, psicologo israeliano, Premio Nobel per l’economia nel 2002, tratta dell’errore umano e delle sue due diverse componenti, bias e rumore – deviazione sistematica e dispersione casuale. Il libro consta di sei parti. Nella prima vengono analizzate la differenza tra rumore e bias, e si mostra come le organizzazioni, sia pubbliche sia private, possano essere “rumorose”, a volte in una misura sconvolgente. «Per comprendere il problema, partiremo dai giudizi formulati in due ambiti: quello delle sentenze penali (settore pubblico) e quello delle assicurazioni (settore privato). A prima vista queste due aree non potrebbero essere più diverse, ma, nella prospettiva del rumore, hanno molto in comune. Per dimostrarlo, introdurremo il concetto di “controllo del rumore”, volto a misurare il livello di disaccordo tra professionisti che si occupano degli stessi casi all’interno di un’organizzazione.
Nella seconda parte indagheremo sulla natura del giudizio umano e cercheremo di capire come misurare l’accuratezza e l’errore. Come detto, i giudizi sono affetti da bias e rumore, e proveremo a descrivere come, sorprendentemente, questi due tipi di errore abbiano un ruolo analogo. Analizzeremo il rumore occasionale, che consiste nella variabilità dei giudizi formulati sullo stesso caso da parte della stessa persona o dello stesso gruppo in occasioni diverse, e vedremo come questo influisca nelle discussioni di gruppo attraverso fattori apparentemente irrilevanti, come chi prende la parola per primo.
La terza parte si concentrerà su un tipo di giudizio già ampiamente studiato: il giudizio predittivo. Ci soffermeremo sui principali vantaggi dell’affidarsi a regole, formule e algoritmi piuttosto che agli esseri umani quando si tratta di fare previsioni: contrariamente a quanto spesso si crede, il motivo non è tanto la superiorità delle regole, quanto la loro assenza di rumore. Discuteremo del limite qualitativo fondamentale del giudizio predittivo, ovvero l’ignoranza oggettiva del futuro, che, insieme al rumore, contribuisce a limitare la qualità della predizione. Infine affronteremo una domanda che a questo punto quasi certamente vi sarete posti: se il rumore è davvero così onnipresente, come mai ve ne siete accorti soltanto adesso?
Nella quarta parte ci sposteremo nell’ambito della psicologia, analizzando le cause principali del rumore. Tra queste vi sono le differenze interpersonali dovute a vari fattori, come la personalità e lo stile cognitivo; le variazioni idiosincratiche del peso attribuito a diversi elementi; gli usi differenti che le persone fanno delle stesse scale di valutazione. Cercheremo poi di capire perché la gente tende a ignorare il rumore e spesso non si sorprende davanti a eventi e giudizi che non avrebbe mai potuto prevedere.
La quinta parte affronterà il problema pratico di come migliorare i propri giudizi ed evitare di sbagliare. (I lettori interessati soprattutto alle applicazioni pratiche della riduzione del rumore possono saltare la trattazione delle sfide della previsione e della psicologia del giudizio affrontata nella terza e quarta parte, e passare direttamente a questa sezione.) Considereremo i tentativi per contrastare il rumore condotti in ambito medico, aziendale, formativo, governativo e non solo. Presenteremo alcune tecniche di riduzione del rumore, che riuniremo sotto l’etichetta di “igiene decisionale”, illustreremo cinque casi studio in ambiti noti per l’elevata presenza di rumore e in cui si è lavorato molto per ridurlo, provando a trarre conclusioni istruttive dai diversi gradi di successo ottenuti. I casi di studio riguardano diagnosi mediche inaffidabili, indicatori di performance, scienze forensi, decisioni sulle assunzioni e previsioni in senso generale. Concluderemo presentando un sistema che abbiamo chiamato “protocollo di valutazione mediata”: un approccio per la valutazione delle opzioni disponibili valido in tutti i campi, che comprende varie importanti prassi di igiene decisionale ed è teso a ridurre il rumore e pervenire a giudizi più affidabili.
Qual è il giusto livello di rumore? Questa domanda verrà affrontata nella sesta parte. Contro ogni aspettativa, il giusto livello non è zero. In certe aree è impossibile eliminare il rumore. In altre, è troppo costoso. In altre ancora, gli sforzi per ridurre il rumore andrebbero a discapito di importanti valori in contrasto tra loro: per esempio, potrebbero abbattere il morale e dare alle persone coinvolte l’impressione di essere trattate come rotelle di un ingranaggio. Quando si cerca la risposta negli algoritmi, sorgono le obiezioni più disparate, e qui ne affronteremo alcune, ma ciò non toglie che l’attuale livello di rumore sia inaccettabile. Esortiamo quindi le organizzazioni pubbliche e private a effettuare dei controlli del rumore e a sforzarsi di ridurlo con la massima energia e serietà. Così facendo, potrebbero abbattere le disparità più diffuse, nonché i costi, in molte aree.»
Conclude Kahneman: «Comprendere il problema del rumore, e cercare di risolverlo, è un processo in via di definizione che richiede uno sforzo collettivo, a cui tutti noi abbiamo l’opportunità di contribuire. Questo libro è stato scritto nella speranza di poter cogliere questa opportunità.»