Romano Montroni: «dove si legge di più c’è più benessere»

Romano MontroniProf. Romano Montroni, Lei è il presidente del Centro per il Libro e la Lettura (Cepell): quali sono le funzioni dell’organismo da Lei presieduto?
Il Cepell, istituto autonomo del Mibac, si occupa di divulgare i libri, promuovere la lettura e far conoscere gli autori italiani all’estero. Esistono enti analoghi in molti paesi europei. Il Cepell ha investito molto nell’ambito della lettura ad alta voce e nelle scuole, dedicandosi soprattutto ai più piccoli: mi auguro che il lavoro di semina degli ultimi anni dia i suoi frutti. In Italia ci sono molte strutture che operano nel settore, quello che finora è mancato è una politica organica, con linee guida condivise che permettano un’azione più efficace. Stiamo cercando di rimediare! Ma soprattutto, vorrei che si risvegliasse lo spirito di squadra: ogni volta che ne ho la possibilità, cerco di instillare la consapevolezza che stiamo lavorando tutti per un obiettivo molto importante e che uniti si arriva più lontano.

I dati Istat evidenziano come oltre il 60% degli italiani non legga: quali a Suo avviso le cause e quali le possibili soluzioni?
È un dato davvero preoccupante, soprattutto se confrontato con quello di altri paesi europei come Germania, Francia e Regno Unito, dove la percentuale dei lettori è più che doppia; per non parlare poi della Scandinavia, dove si toccano punte del 90 per cento. Ma dal confronto si capisce anche che certe percentuali nascono da una politica ben strutturata di investimenti mirati per l’infanzia: è molto difficile diventare lettori in età adulta e bisogna cominciare quando i bambini sono piccoli – meglio ancora se piccolissimi – a far sentire loro la “voce dei libri”! Il maestro Abbado sosteneva lo stesso concetto a proposito della musica classica, insistendo sull’importanza di avvicinare i più piccoli all’ascolto: anche perché la lettura, proprio come la musica, è un piacere che può accompagnarci per tutta la vita, rendendola più gioiosa e arricchendo la nostra sensibilità. Inoltre in Italia, terzultima in Europa come indice di lettura (peggio di noi solo Portogallo e Grecia), la situazione delle biblioteche scolastiche è quasi ovunque drammatica. In diverse regioni esiste un’ottima struttura di biblioteche comunali e pubbliche, ma, ancora una volta, è sulla scuola che bisognerebbe investire: delle sette ore che passano ogni giorno in classe, i bambini dovrebbero trascorrerne almeno una in biblioteca, dove – assistiti da personale adeguatamente formato – scoprire il piacere di toccare e sfogliare i libri, prima ancora di leggerli. Dunque, in estrema sintesi: investire sui più piccoli, sensibilizzando famiglie e scuola. Una ricerca condotta da Save the Children sulla povertà educativa ha dimostrato che il 42 per cento dei ragazzi che ha meno di 10 libri in casa non raggiunge i livelli minimi in matematica e lettura a scuola, una percentuale quasi doppia rispetto a chi invece può contare sulla presenza in casa di almeno 25 libri. Si passa infatti dal 42 al 22 per cento: è impressionante – ma anche meraviglioso – che 15 libri possano fare una differenza così grande! E a proposito di biblioteche scolastiche, mi piace ricordare il gesto della famiglia Cieri: lo scorso aprile, per onorare la memoria del figlio Alessandro, hanno donato alla scuola primaria da lui frequentata (a Casal Bertone, Roma) una nuovissima, stupenda biblioteca.

Quali ragioni dare a chi non legge per farlo?
Dato che si parla di “ragioni”, suppongo che ci si rivolga a un immaginario non lettore adulto. Ma, come dicevo, conquistare un adulto è veramente molto difficile: è da bambini che, se opportunamente guidati (e se si ha la fortuna di nascere in una famiglia in cui si legge), si scopre la magia racchiusa nei libri e la lettura diventa parte integrante della quotidianità. Ecco perché, più che dare ragioni, bisognerebbe trasmettere il piacere e la gioia che i libri possono dare, la loro capacità di aprire orizzonti, suscitare dubbi, ispirare curiosità… Pensi che, da un’indagine svolta dall’Istat e dall’Ocse, è emerso che una quantità spaventosa di laureati non legge, o nella migliore delle ipotesi, legge solo libri legati alla professione. Invece io sono convinto che qualsiasi lavoro viene svolto meglio da un lettore che da un non lettore: leggere ci aiuta a capire meglio noi stessi e gli altri; e fa di noi cittadini migliori perché ci rende più consapevoli del mondo che ci circonda. Come ha ricordato il nostro presidente Mattarella inaugurando qualche anno fa il Salone del Libro di Torino, la lettura è “una porta sul mondo, che ci apre alla conoscenza di esperienze lontane, che ci mostra cose vicine che non avevamo notato o capito, che ci fa comprendere le grandi potenzialità dell’umanità che ci circonda. Leggere ha a che fare con la libertà. E con la speranza”.

È possibile educare alla lettura? Se sì, come?
Certo che è possibile, ma servono risorse! Nel 2016, l’allora ministro della Cultura Dario Franceschini, molto sensibile al tema della lettura, si è fatto promotore di un patto senza precedenti che vedeva la collaborazione di tre ministeri – Cultura, Sanità e Scuola. C’era un grande entusiasmo, poi l’emergenza del terremoto ha dettato nuove priorità. L’idea era quella di fornire per ogni nuovo nato un opuscolo che illustrasse ai genitori il valore della lettura ad alta voce, offrendo anche un apposito programma di formazione attraverso una rete di strutture cooperative a stretto contatto con le biblioteche pubbliche e comunali. Ogni bambino avrebbe poi ricevuto una mini-biblioteca formata da circa cinquanta titoli che lo avrebbero “accompagnato” fino alla fine della scuola dell’obbligo. Sembra fantascienza, ma le assicuro che non lo è: in molti paesi europei succede già.

La tecnologia fatta di tablet ed e-book reader insidia il libro cartaceo: quale futuro per i libri?
Quando uscirono i primi e-book, alle tavole rotonde e ai convegni non si parlava che della morte del libro tradizionale, tutti lo davano per spacciato! È bastato poco tempo perché questi timori si rivelassero infondati: gli e-book non hanno soppiantato, e non soppianteranno mai, il libro di carta. Sono due esperienze di lettura completamente diverse, che in alcuni casi e circostanze si sovrappongono ma che non si escludono a vicenda. Se molti professionisti trovano più agile il formato elettronico quando si tratta di consultare codici e manuali, e se molti viaggiatori preferiscono caricare il loro e-reader anziché riempire la valigia di libri, non credo però che nessun lettore abbia azzerato – o anche solo sensibilmente ridotto – il suo consumo di libri tradizionali a vantaggio di quelli elettronici. Il libro di carta trasmette al lettore una serie di sensazioni – tattili, olfattive, visive – che nemmeno il più sofisticato degli e-book potrà mai dargli. Come diceva Umberto Eco, il libro appartiene a quella categoria di oggetti la cui tecnologia è eterna, come la ruota e il cucchiaio: una volta inventati sono già perfetti, e suscettibili solo di minime modifiche. Non a caso, nei paesi dove gli e-book avevano avuto un’impennata iniziale, nel giro di breve tempo si è tutto ridimensionato.

Lo stesso discorso vale un po’ anche per le librerie online: in realtà geografiche particolari (per esempio, grandi spazi scarsamente abitati o comunque dotati di poche librerie), le vendite online sono molto alte e sotto certi aspetti comprare online può essere più rapido e vantaggioso. Ma sono due esperienze diverse! Laddove le librerie fisiche esistono – e fino a quando continueranno a essere luoghi di aggregazione, scambio e circolazione delle idee, luoghi amichevoli e ospitali in cui i libri si possono toccare e sfogliare –, saranno sempre più appetibili di quelle online (e il libro cartaceo non dovrà temere la concorrenza dell’e-book). Il punto è in primis tenere alta la qualità formando adeguatamente i librai, e poi trasmettere tutto questo ai bambini: nonostante l’incomprensibile assenza dell’educazione alla lettura nei programmi scolastici, alla materna e alle elementari gli insegnanti sono in genere molto sensibili al tema della lettura e della fisicità del libro, le percentuali di lettura in quella fascia d’età sono molto alte grazie al loro entusiasmo e alla loro buona volontà. Bisognerebbe continuare su questa strada, e non sperperare quanto di buono è stato fatto nei primi anni di scuola.

Quali provvedimenti dovrebbe adottare a Suo avviso la politica per favorire la diffusione dei libri e della lettura?
Educare alla lettura è un compito che spetta non solo alle famiglie ma anche allo Stato. Purtroppo in Italia questa mentalità non è molto diffusa. Forse qualcuno ricorderà che uno dei primi provvedimenti di Tony Blair una volta eletto primo ministro fu un buono di dieci sterline a tutti gli studenti del Regno Unito per acquistare un libro: riusciamo anche solo a immaginare qualcosa del genere in Italia? Franceschini è stato il primo ministro della Cultura a prendere a cuore il problema della lettura: ha rigenerato il Cepell e, anche se le cifre non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelle stanziate in altri paesi europei, gli investimenti hanno reso più incisiva la nostra azione. Voglio credere che i finanziamenti per le biblioteche scolastiche e l’educazione alla lettura fioccherebbero, se i politici si convincessero che leggere ci rende cittadini più consapevoli! Perché la forza del libro è quella di renderci liberi di desiderare, vivere o anche solo immaginare una vita migliore. Il grande italianista Ezio Raimondi ha espresso in modo mirabile questo concetto: “Sentivo per istinto che il rapporto con il libro annullava le differenze di classe: non c’erano più i poveri e i signori, ma uomini liberi che esploravano il possibile e, attraverso il fantastico e la sua raffigurazione, cercavano un senso più profondo del reale”. Se questa considerazione fosse condivisa dalla nostra classe politica, gli indici di lettura sarebbero in linea con quelli degli altri paesi europei e questo si rifletterebbe immediatamente sulla realtà socioeconomica del paese: dove si legge di più c’è più benessere, e non solo in termini di reddito pro capite.

Il Centro per il libro e la lettura sta portando avanti i seguenti programmi:
Libriamoci
Scriviamoci
Premio Strega Ragazze e Ragazzi
Programma 0-6
Maggio dei Libri
Educare alla lettura: ciclo di incontri di formazione per insegnanti, bibliotecari ed educatori

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