
Qual è il panorama attuale dell’editoria italiana?
L’editoria italiana è cambiata radicalmente negli anni Duemila. In Italia, come nel resto del mondo, si va verso le grandi concentrazioni editoriali, tuttavia editori indipendenti, piccoli e medi, marchi storici e sigle più recenti continuano a proporre le loro novità. Il viaggio di Risvolti di copertina parte dal sud perché l’editoria italiana è ormai multicentrica, è a Milano, ma sempre più anche a Roma, dove prolifera una editoria di ricerca accanto a marchi che ormai possono essere considerati storici. Come la minimum fax, fondata da Marco Cassini e Daniele Di Gennaro nel 1994, dove una scissione dolorosa si è trasformata in ricchezza dando vita a una nuova realtà, Sur. A Roma operano anche marchi piccoli, a volte piccolissimi, attenti alla qualità, come Nutrimenti, 66thand2nd, La Nuova Frontiera, solo per citarne alcuni, mentre basta spostarsi nelle Marche, a Macerata e Matelica, per trovare Quodlibet e Hacca.
La concentrazione Mondadori-Rizzoli, ufficializzata nell’aprile 2016, sembra aver liberato nuovi spazi e si possono vedere aspetti vitali e stimolanti anche ai margini della topografia più centrale. Tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 il gruppo Giunti ha acquisito Bompiani e sono entrati nel mercato italiano due grandi gruppi internazionali, HarperCollins e Planeta, che giocano, pur con alcune specificità, la stessa partita sul campo dell’editoria di intrattenimento; la diaspora di Elisabetta Sgarbi, Mario Andreose, Umberto Eco dalla Bompiani ha dato vita a La nave di Teseo che, due anni dopo la nascita, avvenuta nel 2015, ha rilanciato acquistando la Oblomov di Igort e Baldini+Castoldi; in un loft milanese di grande carattere, con un giardino trasformato in uno spazio per gli incontri con gli autori, si è affermata la Sem di Riccardo Cavallero, uscito da Mondadori con due (ex) colonne del gruppo di Segrate: Antonio Riccardi e Valerio Giuntini.
Quali sono le sfide e le difficoltà maggiori che affrontano gli editori oggi?
La maggiore difficoltà è la continua diminuzione della platea dei lettori a favore di altri media. Eppure in Italia si pubblicano 60mila novità all’anno.
Nel libro Lei presenta, accanto a case editrici storiche, casi di successo di piccole realtà nate in una camera d’appartamento o da una fortissima amicizia: quali sono gli ingredienti del successo editoriale?
Molte case editrici hanno chiuso, altre hanno aperto e il loro successo ha dimostrato che serve un buon progetto, una capacità imprenditoriale e, naturalmente, anche un pizzico di fortuna. La passione non basta più, bisogna anche saper fare i conti e saper stare sul mercato. Detto questo, ci sono anche molte variabili non prevedibili. Credo che ci sia in tutti gli editori, piccoli e grandi, una dimensione artigianale che, in ultima analisi, consiste nel trovare buoni libri, nel lavorare su di essi in tutte le fasi, dalla scelta all’editing alla promozione. Naturalmente i grandi gruppi, come Mondadori, Gems, Feltrinelli, Giunti, hanno una dimensione industriale che i piccoli non hanno, ma si deve sempre partire da un’idea, da un progetto, da “un’intenzione” come dice il direttore editoriale di Einaudi Ernesto Franco. Ciò che mi ha colpito, parlando con i vari editori, è che non esiste la formula del bestseller: il grande successo è sempre imprevedibile e spesso frutto di circostanze diverse. Conta il fiuto dell’editore, senz’altro, ma non sempre è sufficiente, dipende dal momento, da che cosa il lettore cerca, dalla coincidenza di vari eventi. Basti pensare ad Andrea Camilleri per Sellerio, a Elena Ferrante per /o: il loro successo non è stato immediato, hanno dovuto aspettare i tempi, e le circostanze, giuste.
Qual è la strada che percorre un dattiloscritto per arrivare nelle librerie?
Ormai le case editrici, grandi e piccole, si affidano in gran parte agli agenti letterari. E poi c’e una specie di cooptazione virtuosa, di consigli e suggerimenti che vengono dati per esempio da altri autori, da addetti ai lavori, a volte anche da altri editori a cui, magari, capita di imbattersi in un testo che non fa per loro, ma che sanno starebbe bene nel catalogo di un altro. Mentre le fiere del libro, Francoforte, Londra per esempio, sono sempre meno luoghi in cui si scambiano effettivamente i diritti. I libri si comprano e vendono tutto l’anno, le fiere sono momenti molto importanti di relazione, ma il volume di affari è molto diminuito.. Risvolti di copertina cerca di raccontare un po’ i vari percorsi del libro, compreso i manoscritti che arrivano per posta o per email. Sellerio, per esempio, ne riceve circa tremila all’anno e ha due persone che fanno una scrematura.
I dati Istat evidenziano come oltre il 60% degli italiani non legga: quali a Suo avviso le cause e quali le possibili soluzioni?
Oltre ai bassi indici di lettura che ci collocano agli ultimi posti della classifica in Europa, c’e anche un’altra grossa questione: che non si capisce ciò che si legge, un problema antico che affonda nella storia del nostro Paese. L’Italia è tra gli ultimi posti in Europa anche per quanto riguarda la comprensione dei testi. C’è l’analfabetismo di ritorno che un grande linguista come Tullio Di Mauro ha analizzato molto bene. Gli ultimi esami Invalsi hanno mostrato che se si guarda la media nazionale, alla fine del percorso scolastico uno studente su tre non ha un livello di italiano sufficiente e al Sud in particolare la situazione è drammatica. Un segnale d’allarme che va ascoltato. Credo che questa sia una questione molto complessa che dovrebbe coinvolgere le istituzioni, la scuola e tutta la filiera del libro: editori librerie, biblioteche.
La tecnologia fatta di tablet ed e-book reader insidia il libro cartaceo: quale futuro per i libri?
Credo che i libri cartacei continueranno a esistere. I dati dimostrano che l’ebook non ha avuto la diffusione che ci si aspettava agli inizi, intorno al 2010. Negli ultimi tempi stanno funzionando bene altre esperienze di lettura, come gli audiolibri e i podcast. Credo che sia inevitabile e che comunque siano positive, sono forme diverse di lettura, ma comunque contribuiscono alla causa del libro. In certi generi poi la tecnologia è fondamentale, come nella scolastica. Nel libro racconto il caso di Zanichelli, per esempio. Nella sede di via Irnerio, a Bologna, le riunioni si fanno in una sala che contiene l’antica biblioteca di Ippolito Pindemonte, ma la casa editrice oggi ha varie piattaforme online con circa 60mila esercizi e circa 2mila video.
Cristina Taglietti, lavora da oltre vent’anni al Corriere della Sera, dove si occupa di libri e editoria per le pagine culturali e per il supplemento la Lettura.