“Rinascere. Storie e maestri di un’idea italiana” di Nicola Gardini

Rinascere. Storie e maestri di un’idea italiana, Nicola GardiniSi intitola Rinascere. Storie e maestri di un’idea italiana il nuovo libro di Nicola Gardini, edito da Garzanti. Dopo il successo di Viva il latino e Le 10 parole latine che raccontano il nostro mondo, l’autore, docente all’Università di Oxford, tratta ora del Rinascimento: «un libro sul senso della rinascita nel Rinascimento», con la speranza di trasmettere compiutamente «l’idea che il Rinascimento sia una rappresentazione esemplare dell’archetipo del rinascere e che, alla fine, anche per tale esemplarità, il Rinascimento costituisca un momento imprescindibile della cultura globale, capace di ispirare ancora oggi.»

Per farlo Gardini lo descrive da una prospettiva diversa, «non tanto come concetto complessivo quanto come officina intellettuale e artistica di alcune personalità paradigmatiche.» Ne ha scelte nove: Leonardo da Vinci, Agnolo Poliziano, Giovanni Pico della Mirandola, Giovanni Pontano, Cassandra Fedele, Lorenzo de’ Medici, Niccolò Machiavelli, Girolamo Fracastoro e Ludovico Ariosto. Sono «così rappresentati lo scienziato-artista (Leonardo), l’uomo di lettere totale (Poliziano), il filosofo (Pico), il teorico della politica (Machiavelli), il medico-poeta (Fracastoro), lo statista che scrive versi (Lorenzo e Pontano), la donna letterata (Cassandra Fedele), il narratore enciclopedico (Ariosto), oltre che alcune delle capitali del Rinascimento (Firenze, Ferrara, Napoli, Milano, Padova).»

Nove individui accomunati da «una stessa volontà di rigenerazione e di rifondazione, convinti della propria modernità grazie a un’acuta coscienza del divenire storico e a una strenua applicazione allo studio.»

Emerge così «un Rinascimento anti-conformista, anti-accademico, un Rinascimento “leonardiano”, prendendo Leonardo, con il quale non a caso il libro inizia, a prototipo di un’inventività libera e felice di sé, che crede nella ricerca e si avventura nello studio senza un obiettivo predeterminato. La famosa inconcludenza di Leonardo, che lasciava perplessi i contemporanei!»

Nel gruppo dei nove figura una donna, Cassandra Fedele. Cassandra «è una latinista, gode di prestigio sociale presso i potenti di entrambi i sessi e ha idee chiare sull’istruzione e sulla politica», espressione di quell’anticonformismo leonardiano che funge da motivo ispiratore dell’intero libro.

Si scopre così «che l’interesse dei rinascimentali per l’antico non significa passatismo, retrospettivismo, anacronismo. […] con tutto il suo studio del passato, il Rinascimento è civiltà del futuro: il pensiero dell’avvenire è sempre posto al centro dell’indagine intellettuale, linguistica e artistica. La conoscenza si forma su prototipi di eccellenza che la tradizione ha consegnato, ma il fine ultimo di tale conoscenza è l’interpretazione del futuro, perché, rinascimentalmente, l’uomo deve pensare il futuro, e, pensando il futuro, preparare felicità e pace universali.»

All’insegna di un programma culturale e letterario che, «come insegna Giovanni Pontano al giovane Duca di Calabria, è quam multa scire, “sapere il più possibile” (De principe 27)».

«In tempi come questi, che contestano il senso degli studi storici e letterari e creano assurde antitesi tra scienza e humanities» l’attualità del Rinascimento sta nel «ricordarci, con i suoi discorsi sulla necessità del rinnovamento e con le sue innovazioni, quanti e quali frutti sia in grado di dare il dialogo tra passato e presente.»

Eppure, non vi è in Gardini alcuna volontà di idealizzare il Rinascimento: «Il Rinascimento non coincise con un’epoca felice. I testi [presenti nel] libro non raccontano la realtà: ne propongono una migliore. Il Rinascimento fu la cultura di un tempo di diffusa crisi […] Invitando a tornare al Rinascimento, intendo semplicemente che certi suoi discorsi, certi suoi sogni possono fornirci i concetti per agire oggi: armonia, esperienza, fede nel sapere, volontà di comprensione e di interpretazione, immaginazione enciclopedica, attenzione alla natura. […] Il Rinascimento è un’immaginazione utopica, anche quando sembri celebrare trionfalisticamente l’attualità; è un sistema di ipotesi e immagini sul miglioramento di sé e della società, sull’educazione dell’essere umano, sulla rinascita, appunto. […] Il Rinascimento è cultura della libertà e delle differenze, e per questo, pur allontanandosi sempre più temporalmente da noi, sempre più si rivela capace di indicarci la via giusta.

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