
La spiritualità indica un insieme assai composito di correnti: dal New Age alle filosofie orientali, dallo sviluppo del potenziale umano alla reinterpretazione in chiave mistica della fisica quantistica, dall’esoterismo occidentale al neopaganesimo, dall’ecospiritualità allo sciamanesimo e alle sapienze dei nativi americani. Di fronte a questa varietà, il termine spiritualità risulta di difficile definizione, sia per i praticanti che per gli studiosi. Ad accomunare le sue molteplici manifestazioni, prima ancora che un nocciolo di credenze comuni o di pratiche, è un atteggiamento di fondo: essere spirituali vuol dire, innanzitutto, essere «cercatori», ovvero mettersi in prima persona in cammino alla ricerca di un significato che dia senso e valore all’esistenza, a partire dal sentimento che vi sia «qualcosa» che va oltre la realtà ordinaria, mossi dal desiderio di vivere in accordo con esso. La spiritualità odierna sposta, in definitiva, il baricentro dall’autorità esterna delle istituzioni a quella del soggetto. Per usare l’espressione del sociologo britannico Paul Heelas, si può sostenere che le diverse correnti della spiritualità odierna parlino una lingua franca, incentrata sul sé interiore come principale fonte di validazione dell’esperienza individuale.
Quali dimensioni ha acquisito il fenomeno delle nuove spiritualità?
Con una metafora, possiamo affermare che la spiritualità contemporanea italiana è un territorio ancora poco esplorato. Non esiste una stima, neppure approssimativa dei gruppi, delle associazioni, dei praticanti che lo popolano. Se quindi la spiritualità è un oggetto di studio sfuggente dal punto di vista teorico lo è anche dal punto di vista empirico. Una prima ragione di questo è che al momento scarseggiano ricerche, sia qualitative che quantitative, in grado di restituire un quadro complessivo della spiritualità contemporanea in Italia. Una seconda ragione è quella che nel libro abbiamo indicato come il paradosso dell’invisibilità: a differenza delle religioni tradizionali, dotate di edifici di culto e simboli chiaramente riconoscibili, la spiritualità è vissuta il più delle volte individualmente e in forma privata, non dando luogo a strutture stabili e formali. Di conseguenza, sebbene ampiamente diffusa, la spiritualità è difficile da osservare. A queste difficoltà va aggiunta l’estrema mutevolezza del territorio nel quale ci muoviamo. Nuove spiritualità prendono velocemente il posto di altre in un susseguirsi di cambiamenti che se da un lato denotano la grande vitalità e creatività del fenomeno, dall’altro rendono necessariamente provvisoria ogni definizione dei suoi confini.
Per questi motivi, il nostro libro vuole essere innanzitutto una prima esplorazione all’interno di un mondo in rapida trasformazione. Il nostro Paese, pur connotato da una lunga e consolidata tradizione cattolica, sta conoscendo infatti una fase storica di cambiamenti legati al crescente pluralismo delle fedi dovuto ai processi migratori, ma anche alle centinaia di nuovi movimenti religiosi e, non da ultimo, proprio alle nuove correnti spirituali. La religione in Italia è, come recita provocatoriamente il titolo del nostro libro, una «religione sotto spirito», che muta sotto la pressione delle istanze spirituali che stanno emergendo negli ultimi anni.
Di recente, l’emergenza sanitaria per il coronavirus ci ha imposto di fare i conti non solo con la nostra salute fisica, ma ci ha portato anche a interrogarci sul senso più vero dell’esistenza e delle relazioni con il mondo che ci circonda e ha fatto emergere le fragilità, le paure e le insicurezze che si annidano nella nostra vita. Pur in una società secolarizzata, la pandemia sta riportando sulla scena pubblica la spiritualità, chiamata a dare risposte sui grandi temi della solidarietà, della morte, dell’ignoto.
In che modo la natura suscita spiritualità?
La ricerca che abbiamo condotto sul campo ci ha portato a identificare tre ambiti in cui la spiritualità contemporanea in Italia realizza un reincantamento, ovvero reintroduce una dimensione di sacro e trascendenza nella nostra esperienza di vita. Per ciascuno di questi ambiti, le spiritualità elaborano una corrispondente narrazione, che racchiude un repertorio condiviso di discorsi, valori, simboli e pratiche, un orizzonte comune di riferimento, una vera e propria visione del mondo.
La prima di queste narrazioni ruota attorno al tema della natura. È una narrazione spirituale che si orienta verso ciò che circonda l’essere umano e ne costituisce l’habitat originario a cui sente di appartenere. Rientrano qui le spiritualità che sacralizzano la natura perché vedono in essa la manifestazione per eccellenza del divino. È il caso del neopaganesimo, un movimento composito che include, fra gli altri, il neodruidismo e la neostregoneria, spiritualità che riscoprono e si prefiggono di recuperare le antiche tradizioni dell’Europa precristiana. Ma è il caso anche di quelle spiritualità che, pur senza chiamare in causa la sfera del trascendente e del divino, considerano il contatto profondo con l’ambiente naturale l’occasione ideale per intraprendere un cammino di ricerca interiore. Tra gli esempi empirici che abbiamo approfondito ricordiamo lo shinrin-yoku, il «bagno nella foresta», una pratica orientale che propone una immersione psicofisica nei boschi per fuggire dai ritmi frenetici della vita urbana e ritrovare il proprio sé profondo e «selvaggio».
In questa narrazione la parola-chiave è «connessione», il rapporto intimo e mistico con l’ambiente naturale per vivere sentimenti di pace, armonia, equilibrio. Essere spirituali in questo contesto significa provare il senso di un legame identitario con la natura da cui ricavare nuovi valori etici.
Come si esprime la spiritualità del benessere e del successo?
Il benessere e il successo sono i temi della seconda narrazione spirituale che abbiamo scoperto nella nostra ricerca sul campo. È tipica delle spiritualità che enfatizzano la cura di sé e additano un cammino di guarigione, basandosi su una concezione della salute intesa in chiave olistica come equilibrio integrato della mente, del corpo e dello spirito. Queste spiritualità prospettano un risveglio del sé interiore che apre al divino o a una sfera superiore, promettendo al contempo lo sviluppo delle facoltà latenti dell’individuo per ottenere successo e affermazione nel mondo. È il vasto campo delle medicine alternative e complementari, come l’agopuntura o l’omeopatia, che contano un crescente numero di sostenitori. Tra gli esempi più rappresentativi è la Mindfulness, una forma di meditazione che si ispira alla tradizione buddhista, nata come protocollo clinico per fronteggiare lo stress e che oggi sta conoscendo innumerevoli applicazioni non solo in ambito sanitario, ma anche aziendale e professionale. Tra i casi di spiritualità del benessere abbiamo studiato la comunità Lumen, un ecovillaggio situato in provincia di Piacenza, dove si pratica la naturopatia; le costellazioni familiari, una tecnica volta al recupero delle memorie familiari inconsce; il movimento delle tende Rosse, una corrente che valorizza il corpo della donna e una concezione della divinità al femminile.
Una delle parole più ricorrenti in questa narrazione è «consapevolezza», punto di avvio e conclusione di un percorso di trasformazione personale. Essere spirituali in questo contesto significa riconoscere, attraverso un potenziamento della mente e della coscienza, il divino o il trascendente come parte del proprio sé, un tutt’uno con l’anima individuale.
Quale importanza riveste il mistero per la spiritualità contemporanea?
La terza e ultima narrazione è quella del mistero. Rientrano in questa narrazione le spiritualità per le quali la realtà ordinaria, percepita dai cinque sensi, è solo un’apparenza dietro la quale si nasconde la vera essenza delle cose. A questa dimensione nascosta e arcana si accede grazie a saperi arcani e conoscenze riservate che traggono spunto dalla magia, dall’esoterismo, dalle scienze «di confine». Il fascino del mistero è certamente una delle grandi attrattive nel campo della spiritualità contemporanea. Si ritrova questa fascinazione nel moltiplicarsi dei festival dell’occulto e nel mercato degli operatori esoterici, così come nelle attività di intrattenimento che, giunte dall’estero hanno attecchito in Italia. Si tratta del ghost hunting, cioè l’investigazione paranormale sui fantasmi, e del turismo dark, le visite ai luoghi associati alla magia e alla morte, come quelle che diversi tour operator propongono a Torino, una delle città più attive al riguardo a livello nazionale. E sempre in Piemonte si trova Damanhur, una delle comunità spirituali a sfondo magico-esoterico più grandi e longeve d’Europa.
La parola al centro di questa narrazione è «conoscenza», il sapere riservato che permette di sollevare il simbolico «velo di Maya», tramandato nella forma di un segreto iniziatico. Essere spirituali in questo ambito significa innanzitutto seguire il percorso di ricerca di tale sapere che dischiude poteri magici, rivelazioni esoteriche, aspetti della realtà comunemente rifiutati dalla scienza ufficiale.
Quali prospettive, a Vostro avviso, per il sentimento religioso?
È innegabile che il fenomeno della spiritualità alternativa stia prendendo piede anche in Italia. Recenti ricerche sociologiche rivelano che circa tre quarti degli italiani ha interesse per questi temi e ha avuto esperienze di prima mano, frequentando corsi di yoga, partecipando a seminari su New Age, nuovi movimenti religiosi, spiritualità orientali. Dal punto di vista numerico prevalgono le donne sugli uomini, più i residenti al nord e al centro, che al sud. Sebbene questi dati mostrino la vitalità della spiritualità e la sua incidenza sul tessuto sociale degli italiani, tuttavia non fanno presagire una rivoluzione spirituale: come in molti Paesi europei, anche in Italia la spiritualità non va soppiantando la religione.
Tre sono, a nostro parere, le principali ragioni che prevengono tale esito. Anzitutto il cattolicesimo, sia pure «stanco» perché insidiato dal processo di secolarizzazione, mantiene la sua tenuta, con uno zoccolo di fedeli «convinti e attivi» che vale circa un quinto degli italiani. In secondo luogo, benché l’attrazione per il milieu olistico sia in netta crescita, non tutti i praticanti sono guidati da ragioni spirituali: molti si avvicinano per interessi culturali, per semplicità curiosità o per la ricerca di momentanei benefici psicofisici. Infine, anche coloro che prendono le distanze dalla religione di chiesa, dichiarandosi «spirituali ma non religiosi», elaborano discorsi sulla propria spiritualità in cui appare chiara e ancora forte l’influenza culturale del cattolicesimo come modello di religione.
A fronte della sua crescente diffusione la spiritualità è ancora percepita come un campo relativamente marginale, una sorta di nicchia che attira e coinvolge una percentuale tutto sommato ristretta della popolazione italiana. Per molti studiosi, inoltre, la spiritualità è vista come un fenomeno dallo scarso impatto sulla sfera pubblica, chiusa in un universo privato di credenze e pratiche personali. Al contrario, dal nostro punto di vista, la spiritualità intrattiene rapporti sempre più stretti con l’ambito culturale, sociale, economico e politico. Prendiamo l’esempio delle spiritualità della natura che nel dare valore all’ambiente naturale trovano una marcata convergenza con la sensibilità ecologista che è sempre più radicata nella società. Oppure il caso delle spiritualità del benessere che riflettono l’interesse crescente verso la cura del corpo in chiave olistica attraverso le medicine naturali, le scelte alimentari bio e gli stili di vita eco-sostenibili. In questo modo, ci si accorge di quanto certe tematiche che sono cruciali per le nuove spiritualità stiano entrando nel dibattito pubblico.
Le tre narrazioni che abbiamo illustrato, riguardanti la natura, il benessere e il mistero, affrontano temi che, a diverso titolo, compaiono nel discorso politico, economico, culturale e sociale. Proprio attraverso questi temi la spiritualità trova legittimazione e visibilità, da un lato riflettendo i cambiamenti in atto nella società, dall’altro proponendosi essa stessa come un fattore di cambiamento. Questo secondo aspetto, spesso trascurato negli studi sociologici, appare cruciale: la spiritualità, in effetti, non elabora solo delle visioni del mondo, ma sollecita un impegno attivo e volontaristico tanto sul piano individuale quanto su quello collettivo, come accade, per esempio, nel campo dell’ambientalismo, nelle rivendicazioni per i diritti civili o nella creazione di economie locali attorno a eventi pubblici.
Stefania Palmisano è Professoressa Associata presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, dove insegna “Religioni nel mondo globalizzato” e “Religioni, spiritualità e globalizzazione”. È coordinatrice del Centro di ricerca CRAFT (Contemporary Religions and Faiths in Transition).
Nicola Pannofino insegna Sociologia generale e dell’innovazione digitale presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Politiche dell’Università della Valle d’Aosta. È membro del Centro di ricerca CRAFT presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino.
I due autori hanno pubblicato di recente Contemporary Spiritualities: Enchanted Worlds of Nature, Wellbeing and Mystery in Italy (Routledge, 2020).