Quanti libri leggi?

Quanti libri legge un lettore forte?

Secondo l’indagine relativa al consumo di cultura nel nostro Paese, svolta dall’Istituto nazionale di statistica, in Italia meno della metà della popolazione (il 44,3%) dichiara di aver letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi; sempre secondo i dati Istat, il 15,6% si annovera tra i “lettori forti” (con almeno 12 libri letti nell’ultimo anno). Dati certo sconsolanti, se paragonati ad esempio con quelli relativi all’Islanda (i cui abitanti leggono in media 2,3 libri al mese).

D’altra parte, come rilevava sconsolato Umberto Eco, «quello che rimane il più ricco repertorio di opere letterarie», il Dizionario Bompiani delle Opere, annovera circa 16.350 opere. «Rappresentano tutti i libri mai scritti? Per nulla. Basta infatti sfogliare un catalogo di libri antichi (o gli schedari di una grande biblioteca) per vedersi sopraffatti da titoli di ogni genere e sulle più varie materie che il Dizionario Bompiani non registra […]. Un repertorio del genere registra le opere che costituiscono il Canone, quelle che la cultura ricorda e che considera fondamentali per l’uomo di buona cultura. Le altre rimangono (meritatamente o immeritatamente) riserva di caccia per studiosi specializzati, eruditi, bibliofili.»

Prosegue Eco nel suo ragionamento: «Quanto tempo ci vuole per leggere un libro? Parlando sempre dal punto di vista del lettore comune, che dedica alla lettura solo alcune ore del giorno, azzarderei per un’opera di medio volume almeno quattro giorni. È vero che per leggere Proust o san Tommaso occorrono mesi, ma ci sono capolavori che si leggono in un giorno. Atteniamoci dunque alla media di quattro giorni. Ora quattro giorni per ogni opera registrata dal Dizionario Bompiani farebbe 65.400 giorni: dividete per 365 e avete quasi 180 anni. Il ragionamento non fa una grinza. Nessuno può aver letto o leggere tutte le opere che contano. […] Inoltre non si considera che, per i lettori di tempra migliore, quando si ama un’opera la si rilegge più volte lungo il tempo, e coloro che abbiano riletto quattro volte Proust hanno sottratto una infinità di ore alla lettura di altri libri, probabilmente meno essenziali per loro.»

Non stupisce, dunque, che vi sia chi «non ha mai letto per intero dal principio alla fine la Summa Theologica di san Tommaso il che è più che naturale, perché opere del genere le legge puntigliosamente dalla prima pagina all’ultima solo chi ne fa l’edizione critica.» Certo, vi è il caso di Cesare De Michelis, a sua detta «gran divoratore di libri («Per anni ho letto circa mille tomi l’anno per un totale di 50 mila volumi») ma per la maggior parte degli amanti dei libri vale ciò che evidenzia Antonio Castronuovo, nel suo Dizionario del bibliomane: «la nostra biblioteca è formata soprattutto di libri che non abbiamo letto e che ne costituiscono, in generale, la parte più cospicua: chi possiede migliaia di libri ne ha letti sì e no un decimo, anche se li ha distrattamente sfogliati tutti. La biblioteca privata è infatti uno strumento di ricerca, tale per cui i libri accumulati valgono più di quelli letti: è facile convenire sul fatto che una biblioteca serve se contiene la massa di ciò che non sappiamo. E dato che col passare degli anni aumentano le conoscenze, s’ingrossa anche il numero di libri da leggere, che si accumulano sempre più sugli scaffali.»

Chiosa Eco: «E quindi si rassicurino i lettori. Si può essere colti sia avendo letto dieci libri che dieci volte lo stesso libro. Dovrebbero preoccuparsi solo coloro che di libri non ne leggono mai. Ma proprio per questa ragione essi sono gli unici che non avranno mai preoccupazioni di questo genere.»

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