
In tal caso è bene sostituire l’accumulazione con la sottrazione. Qui non parliamo di frugalità, cioè decrescita del consumismo, tema a cui ho già dedicato il libro Frugalità (Mulino).
Qui parliamo di mentalità sottrattiva, un nuovo modo di pensare ed agire che ha incominciato ad affermarsi nel secolo scorso nelle arti, nell’architettura, nel design, nelle scienze cognitive, nell’economia e nella filosofia. La mentalità sottrattiva si è affermata gradualmente in più campi e porta ovunque a benefici.
Benefici durevoli perché si tratta di sottrarre i vantaggi a breve termine, che sembrano un più ma sono un meno, da quelli a lungo termine, che non appaiono tali ma sono un più.
Tutto ciò è più facile a dirsi che a farsi perché l’abitudine all’addizione è una sorta di droga che ha incrostato il nostro cervello e da cui è difficile liberarsi proprio perché per molto tempo è stata selezionata e premiata dall’evoluzione darwiniana. Un tempo non portava danni all’ambiente e alle altre specie viventi perché le tecnologie erano primitive e non invasive. Poi nell’ultimo secolo tutto è cambiato.
Molti ritengono che questo sia un destino inevitabile perché connaturato i modi di funzionare del nostro cervello. Ora è vero che a noi risultano spontanee e immediate le strategie additive – nel pensiero, nelle azioni e nelle emozioni – ma non è detto che non siamo in grado di vincere queste tendenze congenite e a cogliere i vantaggi di una strategia sottrattiva. Incrostate nel cervello ma superabili con la riflessione e con la costruzione di una nuova mentalità diffusa, anche se all’inizio è e sarà condivisa solo da minoranze.
Quali comportamenti caratterizzano lo stile sottrattivo?
Lo stile sottrattivo agisce sia nell’azione che nel pensiero. Per quanto riguarda l’azione lo stile sottrattivo è caratterizzato da un uso dell’attenzione che non è focalizzato solo su una scelta o una prospettiva, anche se non è possibile pensare in parallelo a più cose. Si tratta allora di non fermarsi all’azione più spontanea e che ci viene subito in mente ma esplorare più possibilità e solo alla fine sottrarre le meno efficaci per puntare su quella/quelle migliori.
Per quanto riguarda il pensiero dobbiamo, in modo analogo, riuscire cioè a superare le difficoltà poste da quei compiti che richiedono la sottrazione. Nel testo presento molti esempi: il più recente è il calcolo dell’efficacia dei vaccini oppure lo studio di come i bambini di quattro anni giocano con i mattoncini del Lego.
Come si manifesta il discrimine tra sottrazioni buone e cattive?
Ci sono sottrazioni cattive che tolgono complessità a un problema trasformandolo in modi semplicistici in modo che sia facile trovare la soluzione che però è sbagliata. L’esempio del calcolo dell’efficacia dei vaccini è un buon esempio: le persone omettono i risultati del gruppo di controlli e quindi pensano che un vaccino abbia come correlato l’aumento delle trombosi. Altre sottrazioni cattive sono quelle in cui agisce la focalizzazione, studiate poi da Kahneman, premio Nobel 2002, anche in relazione alla felicità. Quelle buone, invece, ci guidano alla scelta corretta, alla decisione giusta. In particolare nelle scelte economiche è bene sottrarre la possibilità di errori dovuti al timing e lasciare lavorare il tempo, come mostro nel caso delle decisioni di investimento dato che l’economia altro non è che sottrazione dell’incertezza. Un altro tipo di sottrazioni benefiche sono quella delle categorie con cui classifichiamo gli uomini: se non lo facciamo diventano mentalmente disponibili molte etichette negative e divisive, e non consideriamo il prossimo semplicemente come “persona”.
Quali sono le buone pratiche della sottrazione?
Le buone pratiche della sottrazione devono tutte partire dal rendersi conto che la sottrazione è un’operazione mentale ostica, spesso non spontanea né intuitiva. Sai tratta quindi prima di dis-educare una persona a istinti innati e poi educarla sia con una buona educazione (convenzioni, come nei galatei) sia con una educazione buona (gentilezza, bontà, empatia). In questa prospettiva viene discussa anche l’empatia: ottima se è a breve raggio, non sempre tale se guida decisioni i cui effetti intervengono su spazi e tempi più ampi.
Altre buone pratiche derivano dall’imparare a eliminare l’asimmetria tra perdite e guadagni che ci rende possessivi, gelosi, timorosi delle perdite, in preda a pericoli inesistenti mentre trascuriamo quelli veri.
Quali atteggiamenti e dinamiche psicologiche possono ostacolare la sottrazione?
Le strategie sottrattive sono ostacolate soprattutto dal non rendersi conto che quanto più si allarga l’isola della conoscenza tanto più si allunga il confine che la separa dal mare dell’ignoranza. Quindi le persone tanto meno sanno tanto più credono di sapere: questo meccanismo è un grande ostacolo all’implementazione delle strategie sottrattive che richiedono riflessione e non sono mai spontanee. Nella storia della filosofia, dell’arte, dell’architettura e in tanti altri campi, ad esempio la moda, la sottrazione è arrivata quando ormai si erano esaurite le possibilità di creare usando strategie additive. Ance l’innovazione tecnologica prima è avvenuta aggiungendo funzioni che aumentassero la forza dei muscoli e della mente, poi, invece, per sottrazione i bene di consumo tangibili sono stati progressivamente sostituiti dai servizi dell’intangibile. Ma il caso più evidente è nei legami affettivi tra due persone: gli amori puri, incontaminati sono quelli che si creano da giovani o da vecchi quando tutte le preoccupazioni e le attività della vita matura – lavoro e famiglia, ma non solo – devono ancora comparire o sono scomparsi e quindi possiamo avere legami totalizzanti. Il libro si serve qui di casi esemplari tratti dalla letteratura e dal cinema.
Paolo Legrenzi è professore emerito di Psicologia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Tra le sue pubblicazioni: 6 esercizi facili per allenare la mente (2015), La buona logica (2015), L’economia nella mente (2016) e Quando meno diventa più (2022).