“Quaderni del carcere” di Antonio Gramsci

«Opera di Antonio Gramsci (1891-1937) pubblicata da Einaudi in sei volumi fra il 1948 e il 1951 e, in edizione critica, sempre da Einaudi, nel 1975 a cura di Valentino Gerratana. Dei quattro volumi in cui l’opera è suddivisa, i primi tre raccolgono il testo di ventinove quaderni “così come sono stati scritti in modo che niente si interponga fra questo testo e il lettore” mentre il quarto raggruppa il vasto apparato critico (le note al testo, l’indice e il commento alle fonti utilizzate da Gramsci, l’indice dei nomi e degli argomenti, le tavole delle concordanze, riferimenti e collegamenti con scritti precedenti).

Assillato, come scrive in una famosa lettera alla cognata, dalla necessità di far qualcosa “für ewig”, di fronte alla degradazione intellettuale e morale a cui lo costringe la vita carceraria, Gramsci affida ai Quaderni le note che egli viene stendendo dal 1929 al 1935 fra il carcere di Turi e l’isolamento di Formia. Dodici di essi raccolgono note miscellanee senza distinzione di argomento, diciassette costituiscono i cosiddetti “quaderni speciali” a carattere monografico ordinati da Gramsci stesso (per citarne alcuni soltanto: “Appunti per un gruppo di saggi sulla storia degli intellettuali”; “Noterelle sulla politica del Machiavelli”; “Risorgimento italiano”; “Problemi della cultura nazionale italiana”; “Americanismo e fordismo”): da aggiungere gli ultimi quattro quaderni, riservati a pazienti esercizi di traduzione.

I Quaderni, se da un lato vanno visti come un insieme di note e di appunti di carattere provvisorio, dall’altro si pongono come un osservatorio privilegiato per cogliere il significato dell’opera di Gramsci e della sua presenza nella storia contemporanea. Alla frammentarietà dell’opera si oppongono infatti la sostanziale sistematicità di pensiero e la profonda unità intellettuale e politica dell’ispirazione gramsciana.

La formale frammentarietà della scrittura, le frequenti ripetizioni non sono solamente indicative dei temi che più stavano a cuore a Gramsci o delle condizioni particolari nelle quali avvenne la genesi dei Quaderni, ma sono altresì elementi strettamente funzionali alla sua struttura di pensiero e alla sua radicale sistematicità antidogmatica (“biascicazione di cervelli ristretti e meschini” arriverà a definire il marxismo scolastico e dottrinario).

Nei Quaderni Gramsci appare in primo luogo come l’elaboratore di una teoria politica propria di quella specifica fase storica, “di transizione”, che vede il passaggio dal progressivo sgretolamento del blocco sociale dominante alla aggregazione di una nuova “volontà collettiva”. La fase di transizione dalla vecchia civiltà capitalistica alla nuova civiltà comunista, una fase estremamente complessa il cui esito, dice Gramsci, non è per nulla scontato.

La crisi dell’egemonia borghese non genera spontaneamente la rivoluzione socialista se prima non si costruiscono saldamente le condizioni di una nuova egemonia. Ed è alla costruzione di questa egemonia della classe operaia, di una direzione che, andando al di là del puro comando e del puro potere, sappia promuovere e ottenere il consenso che Gramsci indirizza la propria riflessione negli anni del carcere.

Comprendere le ragioni della sconfitta della classe operaia diventa per lui fondamentale per affermare le possibilità di una egemonia alternativa della classe rivoluzionaria. A quelle ragioni Gramsci riconduce sia i modi e i limiti con cui si venne formando in Italia lo stato unitario (le note sul Risorgimento, sulla lotta tra democratici e moderati, sul problema della direzione politica nella formazione e nello sviluppo dello stato moderno in Italia) sia i meccanismi che permettono alle complesse società moderne dell’Occidente capitalistico la continua ricomposizione, in forme diverse, di una egemonia borghese (la tormentata riflessione sull’americanismo e fordismo o sul nodo rivoluzione-produzione).

Se tutta la riflessione dei Quaderni si concentra quindi intorno ai meccanismi di formazione e di disgregazione del vecchio blocco e ai caratteri della formazione del nuovo, tanto più profonda e originale è questa analisi quanto più essa non si limita ai rapporti economico-produttivi, ma interessa le sfere delle sovrastrutture, della politica, della ideologia, della morale.

Soltanto in apparenza estranee e disorganiche rispetto al nodo politico fondamentale dei Quaderni, le molteplici note sulla letteratura, sul teatro, sulla cultura popolare, sulla storia degli intellettuali, sulla filosofia, sul partito come moderno principe, non sono che singole parti di una riflessione generale condotta con una acutezza analitica pari soltanto alla sua complessità e ricchezza teorica.»

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