“Psicoterapia online. Come realizzare interventi efficaci a distanza” di Antonio Iannazzo, Federica Leoni e Priscilla Ciufo

Psicoterapia online. Come realizzare interventi efficaci a distanza, Antonio Iannazzo, Federica Leoni, Priscilla CiufoDott. Antonio Iannazzo, Lei è autore con Federica Leoni e Priscilla Ciufo del libro Psicoterapia online. Come realizzare interventi efficaci a distanza, edito da Carocci: quale rilevanza ha assunto, nel contesto attuale, la terapia a distanza?
A causa del COVID e delle restrizioni susseguenti, specialmente nella prima fase della pandemia, noi psicologi, come pure molte altre categorie di professionisti, ci siamo dovuti adattare alla situazione. Si è così accelerato un processo iniziato già da molto tempo in alcuni paesi, seppur in sordina, qui da noi in Italia.

Forme di consulenza a distanza (telefoniche, videochat, chat testuale…) si stavano già espandendo: in certe condizioni o in certi momenti un paziente seguito in presenza poteva essere ‘accolto’ anche a distanza. Era raro assistere a trattamenti interamente a distanza, su cui c’era più scetticismo, anche a livello istituzionale.

La ricerca sempre più spesso sta corroborando la bontà degli interventi online la cui pratica da parte dei colleghi è, ad oggi, molto diffusa. Alcuni stanno scegliendo di impegnare molte risorse per formarsi e proporsi come psicoterapeuti online.

All’ASPIC abbiamo iniziato a lavorare online (anche se si tratta di supervisione per psicoterapeuti e non proprio di terapia) già nel 2003. Al termine di un progetto europeo molto interessante sulla Formazione a distanza in psicoterapia, definito SEPTIMUS, il professor Giusti ha pensato ad un progetto online e così abbiamo implementato il sito DASEIN per la supervisione a distanza.

Quali opportunità offre la psicoterapia online?
Prima di tutto, potrebbe offrire un’occasione di lavoro terapeutico a potenziali pazienti che per vari motivi hanno difficoltà di spostamento; oppure può creare un primo momento di contatto con persone per cui gli incontri in presenza sarebbero emozionalmente troppo intensi all’inizio. Dopo una fase preliminare online si potrebbe passare all’incontro in studio e/o forme blended. Oppure, come accade sempre più di frequente, pazienti che per necessità lavorative debbano spostarsi spesso: in tal caso si può garantire la necessaria continuità del trattamento utilizzando la tecnologia.

La nostra proposta è di essere flessibili e adattabili, costruire un intervento efficiente per ‘quel determinato paziente’.

La questione, a nostro avviso, non è psicoterapia online sì, psicoterapia online no. Così si rischia di banalizzare eccessivamente il nostro campo. E non è nemmeno se utilizzare o no l’online durante un trattamento.

La vera sfida è a monte: come ritagliare un intervento utile per la singola persona. Sarebbe buono un trattamento in presenza? Un trattamento ‘blended’? Un trattamento a distanza?

Oltre ad essere utile per i clienti, la psicoterapia online offre opportunità anche a noi psicoterapeuti. Un professionista che sappia utilizzare bene la tecnologia ha possibilità più ampie di intervento con i pazienti rispetto all’utilizzo della sola ‘presenza’.

Come è possibile costruire un setting “in movimento” efficace?
Noi crediamo che un buon setting si costruisca in due: paziente e terapeuta. Per quanto riguarda la nostra parte, un clinico che lavori con scrupolo, tenendo in mente la cura e il benessere dell’altro da sé, attento alle dimensioni etiche e deontologiche costruisca comunque un buon setting. La stragrande maggioranza dei colleghi lavora così, poi c’è una piccolissima parte che invece ha difficoltà anche in presenza a fare attenzione a questi aspetti. La poca cura del setting (in questi ultimi casi) passa attraverso comportamenti che sembrano poco significativi e che invece sono importanti.

Il punto di vista ‘tecnico’ sembra essere un po’ meno importante. Ad es., abbiamo testimonianze di colleghi i cui pazienti hanno apprezzato di vedere il terapeuta nel proprio ambiente familiare (nel caso di collegamenti fatti da casa, naturalmente in una stanza dedicata), cosa che sembra favorire un contesto relazionale più intimo. Per altri invece è preferibile che il terapeuta si colleghi da un ambiente professionale.

Vero è che lato terapeuta dovrebbero valere le regole di niente interruzioni/distrazioni durante le chiamate, nessuna apertura di porte, niente squilli del telefono o passaggio di animali (gatto) davanti alla videocamera…

L’inquadramento dovrebbe comprendere almeno il volto e la parte alta del torace, e ci dovrebbe essere solo un piccolo spazio tra la testa e la cornice superiore dello schermo.

Come si sviluppa l’intervento a distanza per trattamenti specifici come l’ansia o i disturbi depressivi?
Molta ricerca ha dimostrato l’efficacia dei trattamenti online anche per queste difficoltà. Nel nostro testo sono riportate indicazioni bibliografiche in tal senso.

Offrendo solo alcuni elementi nucleari potremmo dire che per quanto riguarda i problemi depressivi, il sostegno alle risorse del paziente occupa una lunga prima parte dell’intervento, anche a distanza. Solo dopo aver adeguatamente supportato tutte le sue (del paziente) parti interne, si può passare ad un lavoro più centrato sugli obiettivi. A volte, nella nostra impazienza di essere utili all’altro da sé e desiderando per lui una ripresa rapida. corriamo il rischio di proporre delle attività, obiettivi, comportamenti ad una persona la cui energia interna è molto bassa, quindi proponiamo di fare un viaggio con una meta molto chiara e raggiungibile ad una persona a cui manca la ‘benzina’.

Per quanto concerne gli aspetti ansiosi, è utile aiutare l’altro, anche attraverso lo schermo, a rallentare le attività proprio durante la seduta, per facilitarlo nella gestione dell’ansia ‘in diretta’; ad esempio, gli si può chiedere di rallentare l’eloquio durante gli incontri, oppure proporre esercizi e attivazioni utili per il rilassamento.

Quali suggerimenti possono risultare utili ai professionisti negli interventi online?
Non vorrei dare suggerimenti a nessuno, quello che faccio io è di non considerare l’offerta online come un ripiego del trattamento in presenza, come se fosse di serie B, o immaginare le sedute online come sedute in presenza, solo fatte online.

Si tratta di modi un po’ differenti di gestire il percorso terapeutico e le singole sedute. Online abbiamo una visione bidimensionale della persona, su uno schermo. Bisogna lavorare con quello che vediamo e sentiamo, che è differente da quello che vediamo e sentiamo ‘in vivo’.

Anche a distanza si possono fare esercitazioni, sperimentazioni, proporre tecniche al cliente. È importante lavorare su quello che sperimenta il paziente, mentre lavora con noi a distanza; domande sull’esperienzialità della presenza attraverso lo schermo vanno fatte dal clinico.

Antonio Iannazzo, Psicologo, Psicoterapeuta e Supervisore, formato in Psicoterapia Integrata. Didatta ordinario della FISIG (Federazione delle Scuole e Istituti Gestalt). Ha fondato presso l’ASPIC la Supervisione Online. Si è occupato delle tossicodipendenze presso il Ce.I.S. Tra le sue pubblicazioni, Fenomenologia e Integrazione Pluralistica, libertà e autonomia di pensiero dello psicoterapeuta (1998), Psicoterapie Integrate, Piani di Trattamento per psicoterapeuti (2004), Psicodiagnosi Integrata (2004), Manuale: psicoterapie pluralistiche integrate (2021).

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