Proemio dell’Eneide di Virgilio (I, vv. 1-33)
Protasi (vv. 1-7)
Le armi canto, e l’uomo che per primo raggiunse l’Italia venendo da Troia. Profugo per volontà del destino, egli toccò terra sui lidi di Lavinio. Aveva a lungo sofferto le pene della guerra, ma l’ira funesta della tremenda Giunone lo costrinse a dolorosi travagli per terra e per mare. Alla fine fondò una nuova città nel Lazio, nella quale stabilì i numi di Troia, dando origine alla gloriosa razza latina e albana, ponendo le basi per quelle che sarebbero diventate le mura della superba Roma.
Invocazione alla Musa (vv. 8-11)
Musa, ricordami ora i motivi di tanti tristi affanni. Riporta alla mia mente l’offesa e il rancore che spinsero la regina del cielo a gettare nella sofferenza un uomo che era stato famoso per la propria pietà. Per quale ragione egli dovette affrontare tali fatiche? Davvero i numi sono capaci di tanta rabbia?
Antefatto (vv. 12-33)
Esisteva un tempo un’antica città, abitata dai Tiri, che da molto lontano fronteggiava le coste dell’Italia e le foci del Tevere: Cartagine era il suo nome, abbondante di ogni ricchezza e temuta per le proprie armi. Raccontano che Giunone la preferisse a ogni altro luogo, perfino a Samo, e che vi mantenesse il proprio carro e le proprie armi. Ella, pare, in ogni modo si adoperava con il beneficio della sorte per consentire a Cartagine di ottenere il comando sul mondo intero. Ma un giorno aveva saputo che, da sangue troiano, sarebbe nata e giunta una stirpe destinata ad abbatterne la rocca. Un popolo dagli ampi territori e valoroso in battaglia avrebbe messo a fuoco la Libia. Tale era la volontà degli spiriti della morte. Timorosa di simile incerto futuro e memore della guerra che un tempo aveva combattuto accanto ai Greci sotto le mura di Troia, la moglie di Giove conservava, fitte nell’animo, ulteriori ragioni di collera e dolore; ancora oggi mantiene nel cuore l’onta per la propria bellezza disprezzata da Paride, il rancore verso i Troiani, gli onori raggiunti da Ganimede. Con l’animo arso da tanti oltraggi, Giunone impediva ai Troiani scampati alla guerra di raggiungere il Lazio, travolgendoli tra le onde. Sopravvissuti alla ferocia di Achille, costoro venivano sballottati sul mare dal destino ormai da anni e anni. Ah, davvero ardua si sarebbe rivelata l’impresa di dar vita alla stirpe romana!
tratto da Eneide di Virgilio adattata in prosa e per tutti di Marco Bonfiglio, Fermento