“Processi culturali e mutamento sociale. Prospettive sociologiche” di Emiliana Mangone, Francesca Ieracitano e Giovanna Russo

Prof.ssa Emiliana Mangone, Lei è autrice con Francesca Ieracitano e Giovanna Russo del libro Processi culturali e mutamento sociale. Prospettive sociologiche edito da Carocci: che nesso esiste tra processi culturali e mutamenti della società?
Processi culturali e mutamento sociale. Prospettive sociologiche, Emiliana Mangone, Francesca Ieracitano, Giovanna RussoTra processi culturali e mutamenti della società esiste un nesso molto stretto in quanto, come affermo anche nella prefazione del libro, tutte le società, in parte, sono costruite da processi culturali messi in atto dagli individui. Ciò è dovuto al fatto che questi ultimi sono portatori di un proprio bagaglio culturale riferito al contesto sociale di appartenenza e che entrando in contatto con altre società e, quindi, con altre culture, devono confrontarsi con valori, credenze, conoscenze, linguaggio e stili di vita diversi da quelli del proprio gruppo di riferimento. Con la globalizzazione, d’altronde, ciò è inevitabile.

La cultura, dunque, come autorevoli maestri del pensiero sociologico hanno affermato molto prima di me, è un fattore importante dell’azione degli esseri umani. Essa, da una parte, legittima l’azione, e dall’altra, ha un valore intrinseco che prescinde dalla sua fruibilità e/o visibilità. Queste caratteristiche della cultura consentono alle società di sopravvivere, favorendo l’integrazione interna e riducendo, contemporaneamente, l’ansia o i conflitti che si possono generare in situazioni non previste o poco prevedibili da parte degli individui. Sono dinamiche che si realizzano all’interno della società senza che noi neanche ce ne accorgiamo, e che fanno emergere la relazione diretta che esiste, quindi, tra i processi culturali e il mutamento sociale.

Nella società contemporanea, infatti, i tempi di mutamento si sono ridotti e la loro dimensione è di carattere trasversale con effetti cumulativi, una sorta di effetto domino: perturbato l’equilibrio di un elemento, gli altri vanno a seguire. Le società, di fatto, sono costituite da innumerevoli interazioni che si svolgono in un contesto culturale (simbolico e cognitivo) in cui gli individui sono chiamati a orientarsi e ri-orientarsi rispetto a nuovi obiettivi (mete) e a nuove regole da perseguire (mezzi) così come ampiamente discusso da Robert K. Merton. E, quindi, non si può non sottolineare quanto gli individui, al pari della cultura, assumano una rilevanza fondamentale nei processi di cambiamento, soprattutto per il modo in cui essi sono formati dagli elementi culturali di riferimento.

In che modo i mutamenti della società si riflettono nella relazione individuo-società?
Utilizzo un termine che non amo molto se applicato alla sociologia, ma rende bene l’idea di quanto proverò a spiegare: i mutamenti della società si riflettono “naturalmente” nella relazione individuo-società. Come già detto prima, infatti, i mutamenti della società sono strettamente legati all’azione dell’individuo. Questa reciprocità non è riducibile a rapporti di subordinazione di una delle due parti e, quindi, se mutano alcune strutture concettuali della società, come ad esempio la stessa cultura, la conoscenza, la comunicazione, ecc., tali mutamenti, per analogia, producono a loro volta modifiche nel modo di pensare e di agire degli individui e, conseguentemente, nel modo e nelle forme che questi assumono nel relazionarsi con i differenti sistemi sociali.

Quali significati assume il concetto di cultura nella nostra società?
È proprio la questione cui abbiamo provato a dare una risposta io e le due coautrici del libro cui avete fatto riferimento all’inizio. Focalizzare oggi l’attenzione sul significato di cultura è però particolarmente difficile, se vogliamo che l’analisi conservi un carattere scientifico. Quello di “cultura” è uno dei concetti più difficili da definire. Già nel 1952, Kluckhonhn e Kroeber avevano individuato oltre 150 definizioni, fondate su differenti dimensioni e aspetti. Dire quale significato oggi assume il concetto di cultura, quindi, è anche un problema definitorio, ma per andare oltre un simile problema, io, personalmente, ho richiamato Sorokin e la sua idea secondo cui la cultura e i fenomeni culturali sono ciò che viene creato o modificato dall’attività conscia o inconscia di due o più individui che interagiscono tra loro condizionandosi vicendevolmente.

Ciò ci porta ad affermare che la cultura è l’espressione della totalità della vita sociale di ogni individuo e si caratterizza per la sua dimensione collettiva, avendo elementi oggettivi (strumenti, capacità, ecc.) ed elementi soggettivi (credenze, ruoli, valori, ecc.). Proprio per questo, rappresenta uno dei principali fattori di valutazione dell’aderenza degli individui alla società.

In che modo la cultura rappresenta un elemento costitutivo per i processi di socializzazione, identificazione e costituzione del sé?
Ogni agire umano è sottoposto al vaglio di un filtro che è l’approvazione del gruppo di appartenenza e questo lo possiamo facilmente verificare attraverso la nostra esperienza di vita quotidiana, sia in situazioni di carattere micro (interazione uno a uno), sia in situazioni di carattere macro (interazione tra più individui). Ed è in questo senso che la cultu­ra, contenendo in sé gli elementi (norme, simboli, segni, linguaggio, ecc.) che attribuiscono senso all’agire in quanto condivisi all’interno dello stesso con­testo sociale, può o deve validare l’agire dell’individuo.

Se la cultura, quindi, è l’insieme dei diversi elementi che consentono di rafforzare il senso di appartenenza al gruppo attraverso la loro funzione di mediazione simbolica, allora accade che la cultura rappresenta l’elemento costitutivo dei pro­cessi di identificazione e di costituzione del sé che si realizzano attraverso il processo di socializzazione. Quest’ultimo, conseguentemente, diventa lo strumento per l’interazione e la coesistenza delle differenti culture, poiché un simile processo non è possibile senza riconoscimento e con­divisione delle esperienze vissute in comune con gli altri a partire dai diversi ambienti sociali e dalle loro peculiarità culturali.

Quali trasformazioni stanno subendo i sistemi e le forme di comunicazione?
Se consideriamo la storia dell’umanità e i sistemi di comunicazioni a essa associati si può affermare che esistono tre ere: quella dell’oralità, quella della scrittura e quella dell’elettronica e del digitale. Ed è ovvio che oggi ciò che provoca i maggiori cambiamenti nei sistemi e nelle forme di comunicazione è da riscontrarsi nelle connessioni tra micro e macro-trasformazioni legate alla rivoluzione digitale.

Si è passati da forme di comunicazione che necessariamente prevedevano la compresenza di tempo e luogo tra due o più interlocutori (face to face) a forme di comunicazione mediate da mezzi con l’avvento del digitale e dei nuovi mezzi di comunicazione di massa, quelle che Thompson definisce come interazioni mediate. Per comprendere questo scenario assai complesso, è necessario guardare al modo in cui i sistemi della comunicazione, e l’uso che di questi fanno gli individui nella loro vita quotidiana, hanno trasformato l’organizzazione della vita, le forme di interazione, il rapporto con il tempo libero, la conoscenza del e sul mondo, le relazioni con le istituzioni e il mercato.

Questa evoluzione avrebbe gettato le basi per lo sviluppo del para­digma di Manuel Castells sulla network society, cioè, di quel cambiamento della società (società in rete) che non è solo il frutto dell’innovazione tecnologica, ma anche il frutto di una trasforma­zione culturale orientata verso la libertà e l’autonomia degli individui. Oggi, però, questo paradigma è stato reinterpretato da Van Dijck e dai suoi collaboratori, i quali, osservando la società attraverso le grandi piattaforme digitali, hanno verificato che queste strutture tecnologiche si configurano come veri e propri ambienti dove avvengono le relazioni economiche e sociali, cioè, in quell’ambiente che loro hanno definito platform society. Il riferimento è senz’altro a quelle piattaforme che vengono definite le Big Five – Facebook, Apple, Microsoft, Alphabet (Google) e Amazon –, le quali gestiscono, elaborano e orientano la stragrande maggioranza dei dati che circolano in rete. La platform society evidenzia anche nuove forme di esercizio del po­tere, con forti implicazioni sul modo in cui costruiamo, manteniamo, gestiamo e negoziamo le interazioni sociali, nonché un nuovo sistema economico che si alimenta dei dati che noi stessi produciamo ogni qualvolta ci registriamo a qualche sito web, determinando conseguenze non solo sociali ma anche etiche.

Quali nuove dinamiche di interazione tra individui si sono sviluppate nella società contemporanea?
Le interazioni assumono solitamente una doppia dinamica. Da una parte, esse si configurano come lo scambio d’informazione e, dall’altra, come azione simbolica sull’altro. Le interazioni si realizzano attraverso l’atto comunicativo che dà origine alle rappresentazioni sociali che gli individui costruiscono e condividono rispetto a un altro individuo o a un oggetto. Al giorno d’oggi, da un lato, la facile fruizione di molti e potenti mezzi di comunicazione ha consentito di attribuire ai processi comunicativi una forte pervasività nei confronti dell’esperienza soggettiva quotidiana; dall’altro, il fatto che spesso i mezzi di comunicazione costituiscano l’unica fonte di informazione, sviluppa in capo agli individui una situazione di “dipendenza”, soprattutto in relazione alle idee e alle immagini che gli individui possono farsi della realtà. Per questo motivo, le forme d’interazione tra gli individui non assumono una logica lineare e assumono sovente degli aspetti di ambiguità e sono fortemente influenzate dai processi di globalizzazione in generale.

Questo processo, però, non è solo il risultato dell’avvento dei nuovi mezzi di comunicazione o della grande diffusione delle nuove tecnologie, ma anche della trasformazione dei tempi e degli spazi entro cui i singoli individui vengono “introdotti” e “formati” alla vita quotidiana, trasformando radicalmente le biografie di giovani e meno giovani. Le tappe della biografia di vita di un individuo, che erano riconosciute e riconoscibili fino alla prima metà dello scorso secolo, hanno subito una forte accelerazione, per cui la cancellazione dei “luoghi” da parte dello “spazio” (globale) e la condensazione del tempo hanno prodotto “biografie funamboliche”; anzi, “biografie a rischio” come sostenuto da Beck o, come le ho definite in un mio precedente lavoro, “biografie fantasma”, a causa della loro impalpabilità.

Quali le influenze dei mutamenti sociali sulla produzione culturale?
Quando si parla di produzione culturale, agli studiosi – e in particolare ai sociologi – viene immediatamente in mente la Scuola di Francoforte con la sua teoria critica della società: Horkheimer, Adorno, Marcuse, Fromm, e successivamente anche Habermas. Questi avevano messo in risalto l’importanza dei conflitti d’interesse nelle società fondate sui rapporti di proprietà, e ciò valeva anche per quella che essi definirono industria culturale.

Per questi studiosi, la critica della società, e dunque della cultura, diviene la dimostrazione che la società di massa rappresenta una riduzione dell’individuo a uno schema unico prestabilito, l’uomo a una dimensione di Marcuse. In una tale prospettiva, i prodotti dell’industria culturale che si sono diffusi con i mezzi di comunicazione di massa (ieri radio e tele­visione, oggi anche i mobile devices) producono un adattamento degli individui verso le esigenze dell’economia di mercato e una loro integrazione nel sistema sociale do­minante. Era palese una visione pessimistica del mutamento sociale a seguito della subordinazione degli individui al progresso tecnico dominato da una ragione strumentale che annulla le soggettività e che orienta anche la produzione culturale e il relativo consumo.

Si pensi qui all’idea di tempo libero, che una volta era il tempo liberato dal lavoro, e che oggi, invece, è un tempo che deve essere “consumato”. Il tempo libero e i consumi viaggiano infatti parallelamente. E sono soprattutto i consumi culturali che oggi servono a “consumare” il tempo libero.

In che modo migrazioni, partecipazione, religione e genere costituiscono “emergenze culturali”?
Le società contemporanee, da qualche decennio, conoscono profonde trasformazioni, dovute sia ai nuovi conflitti socio-politici sia ai processi di mobilità legati alle migrazioni delle popolazioni. Queste trasformazioni pongono una sfida alla democrazia che le istituzioni e i sistemi sociali e culturali devono rilevare e affrontare per rinnovare le regole della vita in comune.

Alcuni aspetti che incidono sulla cultura, come le migrazioni, il genere, la religione e anche la partecipazione, sono problematiche controverse e, quindi, un impegno operativo in questi contesti implica un quadro di riferimento chiaro, il che è essenziale per calibrare gli interventi in maniera adeguata, cercando altresì di interpretare le tendenze future per l’integrazione culturale.

L’ipotesi di fondo che fa pensare a questi aspetti come ad altrettante “emergenze culturali”, è che la condizione esistenziale degli individui nella società odierna conduce alla formazione di identità multiple, sempre più diasporiche, de-territorializzate, ricomposte a livello individuale dalla contemporanea presenza di più culture, e che, quindi, richiedono determinati approfondimenti. In questo scenario, infatti, l’integrazione di Alter è frutto di processi a due vie, in cui contano in modo significativo le rappresentazioni sociali della società e le risorse immateriali (conoscitive e relazionali) degli individui. In questa prospettiva, è fondamentale incrementare il corpus esistente di conoscenze sulle migrazioni, la religione, il genere e la partecipazione, e sul ruolo che queste giocano sulla e per la dimensione simbolica nei processi di interazione all’interno di uno specifico sistema culturale.

Emiliana Mangone è professoressa associata di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso il Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione dell’Università degli Studi di Salerno. È direttrice dell’In­ternational Centre for Studies and Research “Mediterranean Knowledge” (2015-2021). I suoi interessi di ricerca si rivolgono ai sistemi culturali e istitu­zionali, con particolare attenzione alle rappresentazioni sociali delle relazioni e della conoscenza come elementi chiave dell’azione umana, e agli studi sulle migrazioni. Ha pubblicato numerosi volumi, saggi e articoli in ambito internazionale e nazionale.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Non perderti le novità!
Mi iscrivo
Niente spam, promesso! Potrai comunque cancellarti in qualsiasi momento.
close-link