“Pragmatica della comunicazione umana” di Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin e Don D. Jackson

Pragmatica della comunicazione umana, Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin, Don D. JacksonPragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi
di Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin e Don D. Jackson
traduzione di Massimo Ferretti
Astrolabio Ubaldini

«In questo libro ci occupiamo degli effetti pragmatici (comportamentali) della comunicazione umana, con particolare attenzione ai disordini del comportamento. Finora non si è neanche provveduto a formalizzare i codici verbali e sintattici ed è sempre più diffuso lo scetticismo sulle possibilità di porre le basi di una strutturazione esauriente della semantica della comunicazione umana; in tale situazione, ogni tentativo di organizzarne sistematicamente la pragmatica deve apparire una forma d’ignoranza o di presunzione. Se le nostre cognizioni attuali non ci consentono neppure di spiegare sufficientemente l’acquisizione del linguaggio naturale, cosa potrebbe esserci di più remoto della speranza di astrarre i rapporti formali tra comunicazione e comportamento?

D’altra parte, va da sé che la comunicazione è una conditio sine qua non della vita umana e dell’ordinamento sociale. Ed è pure evidente che un essere umano è coinvolto fin dall’inizio della sua esistenza in un complesso processo di acquisizione delle regole della comunicazione, ma di tale corpo di regole, di tale calcolo della comunicazione è consapevole solo in minima parte.

Non è nostra intenzione superare di molto i limiti di tale consapevolezza. Il nostro obiettivo è stato quello di tentare di costruire un modello e di presentare quei fatti che ci sembrano consentirne la costruzione. La pragmatica della comunicazione umana è una scienza giovanissima, riesce appena a leggere e scrivere il proprio nome, ed è ancora ben lontana dall’aver elaborato un linguaggio autonomo e coerente. Soprattutto, appartiene al futuro la possibilità che essa si integri con altri campi della ricerca scientifica. Tuttavia, nella speranza che tale possibilità si realizzi, il nostro lavoro si rivolge a coloro che operano in tutti quei campi in cui si affrontano i problemi dell’interazione ‘sistemica’ nel senso più esteso del termine. […]

Il nostro modo di presentare l’argomento è stato condizionato dalle sue implicazioni interdisciplinari. Anche se prevalgono le analogie e gli esempi tratti dalla psicopatologia, le scelte che ci sembravano più adatte le abbiamo compiute su una vasta gamma di argomenti. Ci preme che sia ben chiaro che, quando siamo ricorsi per analogia alla matematica, l’abbiamo usata soltanto come linguaggio particolarmente adatto ad esprimere relazioni intricate, ma il suo uso non implica certo che riteniamo pronti i nostri dati per la quantificazione. […] In breve, tali esempi e analogie sono modelli di definizione e non modelli di predizione (assertivi). […]

Nel Capitolo 1 tentiamo di fissare i presupposti teorici. Introduciamo nozioni fondamentali come quella di funzione, informazione, retroazione, ridondanza, e postuliamo l’esistenza di un codice non ancora formalizzato, un calcolo della comunicazione umana le cui regole vengono rispettate quando la comunicazione è efficace e violate quando è disturbata.

Nel Capitolo 2 definiamo alcuni assiomi di tale calcolo ipotetico, mentre nel Capitolo 3 prendiamo in esame le patologie potenziali che questi assiomi comportano.

Nel Capitolo 4 estendiamo la teoria della comunicazione al livello organizzativo e strutturale, che si basa su un modello delle relazioni umane in quanto sistemi; quasi tutto il capitolo lo dedichiamo alla discussione e alla applicazione dei principi dei Sistemi Generali.

Nel Capitolo 5 il lettore trova esemplificato il materiale fornito dalla teoria dei sistemi; abbiamo cercato di dare un po’ di vita e di specificità a tale teoria che dopo tutto tratta degli effetti, immediati e reciproci, prodotti dagli esseri umani.

Nel Capitolo 6 ci occupiamo degli effetti comportamentali del paradosso. Questo richiede una definizione del concetto, ma chi ha familiarità con la letteratura sulle antinomie e col paradosso di Russell in particolare può tralasciare le sezioni indicate. Nella sez. 6.4 introduciamo il concetto, molto meno noto, di paradosso pragmatico e ci soffermiamo sulla teoria del doppio legame e sul contributo che essa ha recato alla comprensione della comunicazione schizofrenica.

Agli effetti terapeutici del paradosso dedichiamo il Capitolo 7, che abbiamo scritto col proposito di mostrare le applicazioni cliniche dei modelli paradossali di comunicazione. Non rientrano ovviamente in questo discorso le considerazioni teoriche delle sez. 7.1 e 7.2 e la breve digressione conclusiva sul ruolo del paradosso nel gioco, nello humour e nella creatività.

Nell’Epilogo, in cui ci occupiamo della comunicazione dell’uomo con la realtà in senso esteso, ci siamo limitati a tracciare un panorama sommario. Il postulato è che un ordine, analogo alla struttura di livello dei tipi logici, pervada la consapevolezza che l’uomo ha dell’esistenza e determini la conoscibilità ultima del suo universo.»

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Non perderti le novità!
Mi iscrivo
Niente spam, promesso! Potrai comunque cancellarti in qualsiasi momento.
close-link