“Politica, questa sconosciuta. Genesi e identità del comportamento politico” di Giuseppe Polistena

Prof. Giuseppe Polistena, Lei è autore del libro Politica, questa sconosciuta. Genesi e identità del comportamento politico edito da Mimesis: quale complessità è insita nel concetto di “politica”?
Politica, questa sconosciuta. Genesi e identità del comportamento politico, Giuseppe PolistenaIl concetto di “Politica” è stato oggetto di una mistificazione originaria che ha impedito di delinearne la specifica identità. Ciò è avvenuto perché questa attività, che nasce in un periodo preciso della storia, si basa sul trattamento del “Potere” il quale, a differenza della politica, è una relazione naturale nata con l’umanità e quindi precedente la nascita della politica. La commistione tra queste due realtà (potere e politica) ha indotto molti a pensare che la politica sia identificabile con la ricerca del potere, mentre essa è l’attività nata per controllarlo e ordinarlo. Questa è la complessità legata al termine che impone una radiografia dei rapporti tra potere e politica da individuare e precisare nella storia.

In pratica l’attività politica nasce in seno ad una società sviluppata e prende atto dell’esistenza di vetusti luoghi di potere che intende modificare. Per far questo ha bisogno di conquistare a sua volta una dose di potere ed è qui che si determina un’aggiunta di complessità che non è stata radiografata chiaramente e quindi non è stato delineato il corretto rapporto tra politica e potere. I due concetti che sono strutturalmente eterogenei (politica e potere) sono stati confusi e la politica è diventata la semplice ricerca del potere.

Come si produce la forma politica?
Ci sono molte condizioni storiche che servono a produrre la forma politica che non può attivarsi se manca una sola di esse. Occorre in primis la città, con la differenziazione di ruoli e compiti che essa comporta. Ciò significa che la politica è una creazione storica che non può esistere nel lungo periodo preistorico. Occorre poi che nell’ambito della polis si raggiunga un livello di umanità capace di introdurre un elemento, anche piccolo, di “laicità” che non sostituisce ma coesiste con l’enorme forza ed estensione della sacralità. Senza questo elemento non può prodursi alcuna politica perché se tutta la vita sociale viene regolata dal sacro, la politica come azione specifica dell’umanità, non può trovare spazio. Occorre infine la produzione di uno sguardo complessivo che, osservando le differenze sociali, le riconosca e pensi ad una coesistenza tra di esse con una visione del futuro. L’ingresso, sia pure timido, del futuro nell’orizzonte della storia costituisce un’ulteriore condizione per la produzione del comportamento politico.

Quale rilevanza assumono le categorie politiche “Tutti” e “Nessuno”?
Tutti e Nessuno sono le categorie politiche per eccellenza, mai individuate nella storia della disciplina. Ancora nel novecento a causa dell’influenza negativa di Carl Schmitt, si considerano quasi ovvie le categorie “Amico-Nemico” che non solo non individuano il comportamento politico ma sono categorie antitetiche ad esso. Infatti la politica nasce dallo sguardo complessivo sulla società che produce una visione dove le differenze tra le persone devono essere armonizzate e fatte coesistere. La politica dunque contiene la pace come elemento consustanziale mentre la guerra non è la continuazione della politica, come spesso si dice, ma la sua distruzione.

Lo sguardo complessivo che fa coesistere le differenze, è guidato proprio dalla categoria “Tutti” perché questa categoria indica che “Nessuno” può stare fuori dalla Polis altrimenti la politica fallirebbe. Tutti e nessuno sono categorie che si implicano e sono le fonti di ciò che chiamiamo Democrazia (Tutti) e Costituzionalismo (Nessuno).

Che rapporto sussiste tra politica e potere?
Il potere non può definire la politica perché non fa parte del suo spettro identitario. Chiunque tenti di definire la politica attraverso il potere va fuori strada perché non individua il momento storico che è il momento topico in cui la politica si è prodotta. Dato che una delle finalità della politica è quella di ordinare e limitare il potere, esiste tra questi due concetti una vicinanza che diventa oggetto di confusione. La politica non c’entra col potere ma afferma che se qualcuno avesse troppo potere sarebbe violata la categoria del “Nessuno”. Per ordinare il potere occorre possedere uno speciale potere che chiamiamo “politico” che ha il compito di svolgere una funzione ordinatrice; ecco perché si determina una confusione tra i due concetti, perché per limitare e controllare il potere occorrono istituzioni che lo detengano. In questo modo sarà sempre possibile che il potere si autonomizzi perdendo la sua funzione della politica e diventando una relazione autoreferenziale. In questi casi non si fa una politica sbagliata semplicemente la politica svanisce, la sua forma scompare e i comportamenti a-politici (o antipolitici) che sono prevalenti in seno alle varie società, prendono il sopravvento.

Quali sono i primi comportamenti politici che si possono riscontrare nella storia?
È possibile che molti comportamenti politici si siano sviluppati nella storia senza lasciare traccia, tuttavia se teniamo conto di due delle condizioni della politica (la polis e la componente di laicità necessaria alla produzione politica) possiamo dire che i primi comportamenti politici che conosciamo, si siano svolti in Grecia. Ovviamente la materia è difficile ma noi conosciamo gli eventi storici associati alla figura di Solone, il personaggio ateniese che sicuramente individuò e praticò un comportamento politico di cui ci ha lasciato una chiara traccia nelle sue opere. La politica si è sviluppata da allora ed è stata oggetto di attenzione filosofica anche se è nata senza coscienza e senza la possibilità di un insegnamento. Una delle prove della mancata individuazione della politica riguarda proprio l’insegnamento. Sebbene Platone e Aristotele avessero parlato di una scienza politica di tale scienza non vi fu mai insegnamento al punto che le cattedre di politica sono sorte solo nel XX secolo nelle università mentre nelle scuole secondarie questa materia non è presente in alcuna parte del mondo.

Cosa è accaduto alla politica nella modernità?
Il periodo moderno rappresenta un grande sviluppo del comportamento politico che viene adesso studiato e praticato attraverso la straordinaria crescita del costituzionalismo e della democrazia che sono i figli legittimi della politica. Tuttavia la modernità non è riuscita a identificate l’identità della politica. Questo ha comportato una gravissima conseguenza sulla struttura delle istituzioni politiche, quelle cioè che devono prendere decisioni vincolanti per tutti i membri di una società. Le istituzioni moderne non sono in grado di gestire le grandi società di massa perché sono strutturate in modo patologico cioè in modo antipolitico. Solo a questo patto è stato possibile che il luogo del potere politico fosse occupato da dittatori o professionisti collocati a vita nelle istituzioni con le conseguenze di questa pratica mai correttamente individuate e declinate.

Quali riforme sono auspicabili per gli attuali sistemi sociali?
Il recupero delle categorie politiche (Tutti/Nessuno) e quindi il recupero dell’oggettiva identità della politica, mostra l’inadeguatezza strutturale dei sistemi politici, inadeguatezza che costituisce non una politica sbagliata ma l’assenza della politica. I sistemi politici sono tutti patologici rispetto ai valori fondanti della politica già riconosciuti e alle finalità espresse nel periodo moderno. Tale assenza consente ancora la presenza della guerra, una modalità barbara e antipolitica che prevede la distruzione fisica della vita singola, che è incompatibile con l’identità della politica.

Per modificare i sistemi in senso politico occorre una serie impressionante di riforme che riguardino in primis l’occidente che si sente riparato da questa necessità, attraverso lo specchio deformante del termine “democrazia”. In realtà è l’occidente l’area maggiormente responsabile dell’annullamento della politica. Ovviamente i sistemi non occidentali (Russia, Cina, mondo arabo e africano) sono in una situazione istituzionale ancora peggiore. Le riforme di cui il sistema necessiterebbe sono numerose e purtroppo molte di esse non sono né previste e nemmeno concepite.

Le elenco in modo approssimato:

  1. Nessun sistema istituzionale può mantenere un sano livello politico in assenza di enti medi partitici. Attualmente in tutto il mondo ci sono i partiti ma non sono enti medi perché i loro rappresentanti detengono anche il potere istituzionale. L’assenza degli enti medi crea la società duale che elimina i comportamenti politici
  2. È incompatibile con la politica la detenzione di un potere istituzionale permanente sia sotto forma di persone fisiche che sotto forma di gruppi di politici di professione che passano da un’istituzione all’altra. Occorre introdurre il concetto forte di “Ritorno alla vita civile” che sostituisca quello debole e non praticato di rotazione o limitazione dei mandati istituzionali, che anche se fosse praticato realmente non potrebbe funzionare.
  3. Nelle società di massa è assolutamente necessario che la scuola e la stampa sviluppino insegnamenti politici liberi senza scadere nella partigianeria politica, cosa che non avviene in alcuna parte del mondo.

Giuseppe Polistena si è laureato in Filosofia a Messina e ha insegnato per molti anni a Milano, dove nel 1981 ha fondato la rivista filosofico-letteraria “Malvagia”. Da sempre interessato ai rapporti tra la teoresi e la dimensione politica, ha seguito un percorso di indagine filosofica che si è sviluppato per un quarantennio, concludendosi col testo Diacronia, che si propone come programma di ricerca teoretica e politica. Dal 2005 è Preside del Civico Liceo “Manzoni” di Milano.

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