Sillaba breve (◡) = 1 mora
Sillaba lunga (—) = 2 more
L’unità ritmica minima che concorre a formare un verso si chiama “piede”. I piedi usati nella metrica latina classica sono i seguenti:
—◡ trochèo | —◡◡ dàttilo | ——◡◡ iònico a majòre |
◡— giambo | ◡◡— anapesto | ◡◡—— iònico a minòre |
—— spondèo | ◡—— bacchèo | —◡◡— coriambo |
Come succedanei di alcuni di questi piedi possono trovarsene anche altri, tra i quali il pirrìchio (◡◡), il trìbraco (◡◡◡), il proceleusmàtico (◡◡◡◡) e il crètico (—◡—).
Nei piedi ha importanza sia il numero delle sillabe che li compongono, sia quello delle more a cui corrispondono. Ad es.:
giambo ◡— | 2 sillabe | 3 more |
spondeo —— | 2 sillabe | 4 more |
dattilo —◡◡ | 3 sillabe | 4 more |
Alcuni versi sono formati dalla varia combinazione di piedi diversi, senza ripetizioni regolari al loro interno. Sono di questo tipo i metri della versificazione di tipo eolico.
Altri versi invece risultano dalla ripetizione di un modulo che si chiama “metron” (plurale: metra), eventualmente con qualche variazione nella prima o più spesso nell’ultima occorrenza. Sono di questo tipo i metri della versificazione di tipo ionico (e da non confondere coi metri ionici).
Ci sono poi alcuni tipi di verso formati dalla giustapposizione di due versi più brevi, i quali, pur formando insieme un’unità, mantengono un certo grado di autonomia. Ciascuna delle parti si chiama “colon” (plurale: cola). Sono di questo tipo innanzitutto i metri asinarteti.
Piedi, metra o cola, combinati secondo un dato schema, formano i varii tipi di verso.»
tratto da Il canone del ritmo. Introduzione alla prosodia e metrica del latino classico di Federico Biddau, Edizioni di Storia e Letteratura