
Trama
Marianne e Connell originari entrambi di Carricklea, una piccola cittadina di campagna dell’Irlanda, frequentano lo stesso liceo. Vivono vite solo in apparenza diametralmente opposte: la ragazza, figlia di una ricca e disastrata famiglia, pur essendo intelligente è molto introversa; il giovane, invece, cresciuto senza padre e amato dalla madre, è tra i più popolari della scuola, anche per le sue straordinarie doti atletiche. Marianne crede di non essere capace di dare e ricevere amore: la relazione tra i suoi genitori non è un buon esempio da seguire in quanto arida, anaffettiva, mista a disprezzo e odio. L’incontro con Connell, però, sconvolge gli equilibri mettendo in discussione la sua esistenza.
Tra i due giovani scatta fin da subito una profonda attrazione fisica ma anche mentale. Sono l’uno il completamento dell’altra e basta appena uno sguardo per capire i pensieri non espressi. Tuttavia i pregiudizi e la differenza sociale impediscono alla coppia di poter vivere l’amore liberamente, alla luce del sole, con dei confini ben precisi. Connell è fortemente condizionato dalle opinioni dei compagni: frequentare una ragazza notoriamente esclusa da qualsiasi gruppo potrebbe nuocere alla sua reputazione. Scappare da questo amore, diventato un continuo tira e molla anche da adulti, sembra l’unica soluzione, ma arriverà il momento in cui capiranno che dare respiro al sentimento profondo che li lega è il gesto più bello nella loro intera esistenza?
Recensione
Dopo Parlarne tra amici, Sally Rooney torna con un nuovo grande successo. Persone normali, seppur semplice e lineare, si distacca dal genere young adult trasformandosi quasi in un romanzo di formazione con una morale, in cui la giovane scrittrice irlandese narra l’amore in un modo tutto nuovo, trattando temi talvolta scomodi ma che sono parte integrante della società moderna.
Il libro non è centrato solo sul racconto della cotta adolescenziale tra due ragazzini del liceo ma va ben oltre. La scrittrice preferisce utilizzare la tecnica “show, don’t tell”, sostituendo la narrazione al dialogo comportandosi come un regista che, attraverso l’obiettivo della sua videocamera, mettere a fuoco ogni dettaglio, ogni minima caratteristica dei protagonisti, focalizzandosi sul loro caos emotivo, le differenze sociali, il senso di inadeguatezza.
Marianne è intelligente, sveglia ma molto introversa. Tra le pagine del romanzo si riesce a comprendere il motivo di questa chiusura riconducibile a un ambiente familiare distaccato e freddo: rimasta orfana di padre, l’unico punto di riferimento è la madre anaffettiva, mentre il fratello da anni cova un’avversione nei confronti della sorella che sfocia molte volte nella violenza fisica e verbale. Unico appiglio per la salvezza? Connell, il compagno di scuola di umili origini ma molto popolare in Istituto, circondato da tanti amici e con un’ottima reputazione da difendere. Conoscendo più in profondità il personaggio, tuttavia, emergono dei problemi irrisolti e dei disagi sociali che derivano dalla mancanza della figura paterna.
La differenza sociale è in qualche modo il fulcro del libro e grande ostacolo alla relazione sentimentale anche negli anni dell’università. Il fatto che i protagonisti decidano deliberatamente di ignorarsi a scuola per non alimentare possibili voci, non è normale, così come non lo è il loro modo di respingersi, ferirsi, cercarsi, tornare assieme e di nuovo allontanarsi.
Il romanzo tratta anche argomenti di un certo peso, come l’anoressia e la depressione. La prima non viene esplicitamente nominata all’interno della narrazione, ma alcuni passaggi lasciano intendere che Marianne ne è affetta durante il periodo di studio in Svezia e da cui si riprenderà solo con uno scambio epistolare con Connell (da settimane avvertiva la sensazione di camminare come “avvolta in una pellicola protettiva”).
La scrittrice sceglie poi di parlare di depressione attraverso il giovane protagonista. Una nuova consapevolezza investe il ragazzo dopo la notizia del suicidio dell’amico Rob: la serenità non può darla la società e l’ambiente circostante, ma è determinata da se stessi, «…sinceramente, la gente qui (Dublino) è molto peggio di quella che frequentavo al liceo».
L’autrice, seppur nella sua giovane età, aiuta il lettore a riflettere sul significato di normalità che in realtà non esiste. Ma d’altronde, cosa significa essere una persona normale ai giorni d’oggi? Chi può definirsi tale? «…non riesco a essere come le persone normali».