“Pensiero critico e disinformazione” di Sara Rubinelli, Nicola Diviani e Maddalena Fiordelli

Prof.ssa Sara Rubinelli, Lei è autrice con Nicola Diviani e Maddalena Fiordelli del libro Pensiero critico e disinformazione. Un problema contemporaneo edito da Carocci: innanzitutto, cos’è il pensiero critico e quale importanza assume nel panorama della società contemporanea?
Pensiero critico e disinformazione, Sara Rubinelli, Nicola Diviani, Maddalena FiordelliCon il temine ‘pensiero critico’ intendiamo la capacità di valutare informazioni, eventi ed esperienze al fine di formare un giudizio che sia il più oggettivo possibile, indipendente da influenze interpretative esterne e che, come tale, identifica contenuti di qualità necessari per le decisioni nei vari ambiti della vita.

L’importanza del pensare bene, in questo senso, è fondamentale nella società contemporanea. Essa, infatti, si caratterizza per la presenza e la diffusione di una vasta quantità di informazioni in tutti gli ambiti. L’informazione è uno strumento essenziale per la democrazia: essa permette di acquisire la conoscenza alla base dei processi decisionali dei cittadini nei differenti ambiti in cui si articola la vita. Ma è fondamentale saper valutare bene la libertà di pensiero ed espressione al fine di dare l’assenso ai contenuti di qualità. Diversamente, rischiamo di farci male. Il pensiero critico è ancor più un concetto di massima attenzione nell’epoca della tecnologia della comunicazione, caratterizzata da un costante scambio di pensieri sui social media e dove ciascun punto di vista trova uno spazio di espressione e di valutazione virtuale ma con implicazioni molto reali.

Che nesso esiste tra pensiero critico e felicità?
Un nesso ben evidente sin dall’antichità: l’essere felici è uno stato emotivo e, come tale, il risultato delle nostre azioni. La felicità è legata alle scelte che facciamo in un mondo dove le opzioni tra cui scegliere sono tante e i rischi di sbagliare, con conseguenti turbamenti dell’animo, sono quotidiani. Se sbagliamo la scelta di un hotel ci roviniamo la vacanza. Pace! Ma se sbagliamo in aspetti quali la scelta del partner, del politico che verrà eletto e della professione, la nostra vita si complica e rischiamo di vivere periodi più o meno lunghi di non serenità individuale o sociale: una persona può arrivare a suicidarsi per scelte sbagliate, così come una nazione può affondare a seguito di un governo eletto sbagliando.

Come si distinguono le verità dalle opinioni?
Ci sono persone che dichiarano la non esistenza della verità, ovvero affermano che tutto è opinabile. In questo libro noi riprendiamo il concetto di San Tommaso della verità come corrispondenza tra quanto diciamo e la realtà. Ovvero, se davanti a una montagna diciamo: “questo è un aereo”, sbagliamo e, con o senza intenzionalità, diciamo il falso. La verità è ciò che corrisponde a una realtà non opinabile (una montagna è o non è una montagna!). L’opinione è, invece, un punto di vista personale. Ci sono contesti in cui si possono avere solo opinioni. Per esempio: qual è la pizza più buona? La risposta è solo opinabile: qualcuno preferisce la ‘pizza margherita’, qualcuno la ‘quattro formaggi’. Ci sono, invece, aspetti che non dipendono dai punti di vista e che, spesso, sono teorizzati dalle conoscenze tecniche e scientifiche. La difficoltà, oggi soprattutto, sta nel riconoscere cosa è davvero opinabile e cosa, invece, richiede competenze tecniche. Possiamo discutere sul colore migliore per un ponte, ma su come ‘farlo stare in piedi’ servono i contenuti dell’ingegneria e dell’architettura, e le relative conoscenze.

Quali sfide pone la società dell’informazione a concetti come la credibilità e la competenza?
Una sfida particolarmente difficile. Oggi la capacità di influenzare le persone è spesso disgiunta dalla conoscenza, dai buoni propositi e dal voler costruire una società migliore. Vediamo tanti personaggi divenuti famosi che non hanno titoli né competenze per parlare su temi di cui, invece, si fanno paladini. Il rischio di seguire i personaggi per le loro caratteristiche ‘fisiche o caratteriali’ è alto. Ne abbiamo tanti esempi anche durante questa pandemia, dove spesso a parlare e in modo anche convincente sono persone che non hanno mai fatto studi in salute pubblica, epidemiologia o virologia oppure non hanno fatto alcuna ricerca scientifica. Un altro rischio oggi è di seguire coloro che dicono ciò che vogliamo sentire (tipico, per esempio, della comunicazione populista). Il senso critico deve ricordarci che spesso la scelta giusta non è ciò che ci piace o vorremmo: diversamente sono solo forme di (auto) compiacimento che possono farci sbagliare, e tanto!

Quali meccanismi cognitivi determinano i nostri giudizi e le nostre scelte?
In sintesi, noi decidiamo in base alla conoscenza che abbiamo, alle nostre convinzioni e influenzati dall’ambiente e il contesto sociale in cui viviamo. Il tutto non è lineare perché subentrano quelli che in letteratura si chiamano i ‘bias cognitivi’: facciamo spesso errori di ragionamento che derivano, per esempio, da una troppo alta valutazione di noi stessi e delle nostre conoscenze.

Quali suggerimenti possono guidarci nel ragionamento?
Chi pensa bene coltiva le virtù del pensiero critico. Ovvero, si guarda bene dal ritenersi esperto in qualcosa su cui non ha conoscenze, o di avere qualcosa da dire su tutto! Bisogna imparare ad ascoltare bene prima di parlare (come ci hanno insegnato i genitori!) ed è fondamentale distinguere tra ciò che è fondato su valide evidenze e ciò che, di contro, sono solo proclami non provati. Un altro suggerimento importante è di studiare! Dirlo in modo così esplicito non sempre piace alle persone, eppure se oggi vogliamo davvero partecipare bene alla libertà democratica abbiamo anche noi delle responsabilità: di studiare, per l’appunto, e attraverso lo studio di capire anche i nostri limiti. È, poi, importante affidarsi alle persone giuste, non solo perché ammiriamo il loro modo di essere. Dobbiamo seguire chi ci aiuta a stare meglio e ricordiamoci che la nostra serenità dipende da quella degli altri. Siamo esseri ‘sociali’, attraverso il pensiero critico e il coltivarci possiamo davvero essere costruttivi e, senza idealismo, mirare a un mondo migliore…

Sara Rubinelli è Professore Associato di Comunicazione Sanitaria presso il Dipartimento di Scienze e Politiche della Salute dell’Università di Lucerna

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