Patrizia Cavalli: le poesie più belle

Patrizia Cavalli

(Todi, Perugia, 1947-2022)

Laureata in Filosofia, ha tradotto per il teatro da Molière e Shakespeare, è stata autrice Rai e ha pubblicato diverse raccolte di poesie dal 1981 (Il cielo) in poi. La voce poetica di Patrizia Cavalli, forse la massima espressione di quello che si può chiamare “stile semplice”, è molto netta e si presenta già ben definita nella prima raccolta. Stefano Giovanardi ne ha così sintetizzato i caratteri: «l’andamento colloquiale del discorso, il pullulare di oggetti “umili”, l’uso della rima con funzioni prevalentemente ironiche, e infine un certo discreto protagonismo di un io che insieme si esalta, si compiange, si prende in giro». Caratteristici gli interni domestici: «Nel cesto della biancheria sporca / riconosco l’estate, / i pantaloni leggeri le magliette», «nel percorso tra la camera / e la cucina, tra la cucina / e il cesso», «e ritrovo un asciugamano in cucina, / le tazze in camera da letto». A questo abbassamento di tono corrisponde una particolare, per quanto non esibita, attenzione alla partitura fonica del discorso e al gioco delle corrispondenze tra parola e parola.

Adesso che il tempo sembra tutto mio (Il cielo)

Chi dice io è rimasto solo, alle prese con un tempo dilata o, nel quale trovano spazio particolari prima trascurati o proprio non percepiti. La parola chiave è «adesso», che ricorre come una presenza ossessiva tre volte in posizione iniziale ai versi 1, 3, 12 e due in posizione finale, ai versi 6, 14. L’andamento prosastico è controbilanciato da scelte prosodiche – l’inarcatura in «adesso / che» (6-7), in «ragione / di spogliarsi» (9-10), «adesso / vorrei» (14-15) – e dall’aggettivazione: il «lusso immenso» (6) della passeggiata sul tetto del gatto e «l’accecante dolcezza» (11) del contatto fisico col compagno. Mancano vere e proprie rime, ma emergono alcune costanti foniche, in particolare la ricorrenza della dentale intensa: gatto e tetto (5), notte (8), aspetta (11), tutte (14).

Adesso che il tempo sembra tutto mio
e nessuno mi chiama per il pranzo e per la cena,
adesso che posso rimanere a guardare
come si scioglie una nuvola e come si scolora,

[5] come cammina un gatto per il tetto
nel lusso immenso di una esplorazione, adesso
che ogni giorno mi aspetta
la sconfinata lunghezza di una notte
dove non c’è richiamo e non c’è più ragione

[10] di spogliarsi in fretta per riposare dentro
l’accecante dolcezza di un corpo che mi aspetta,
adesso che il mattino non ha mai principio
e silenzioso mi lascia ai miei progetti
a tutte le cadenze della voce, adesso

[15] vorrei improvvisamente la prigione.

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