Paolo Ambrosini: «il libro è il cibo, e talvolta la cura della mente»

Paolo Ambrosini, Associazione librai italianiDott. Paolo Ambrosini, Lei è il presidente dell’Ali, l’Associazione librai italiani: quali sono le maggiori difficoltà che devono affrontare le librerie nel nostro Paese?
Oggi le difficoltà principali sono di mercato, per la forte competizione che oramai ha fatto sì che i libri lo stesso giorno della pubblicazione vengono offerti con uno sconto pari al 50% del margine lordo teorico di una libreria, e per la crisi di domanda di lettura che non è cosa di questi anni ma che purtroppo non riesce a trovare soluzione. A queste difficoltà nell’ultimo anno si sono aggiunti problemi di funzionamento della filiera distributiva che hanno comportato maggiori oneri organizzativi. Le librerie italiane oggi lavorano senza un contratto di servizio che le possa tutelare per ritardi e disservizi distributivi e questo è uno degli aspetti critici che noi abbiamo già da tempo denunciato senza peraltro trovare nella controparte l’attenzione auspicata.

I dati Istat evidenziano come oltre il 60% degli italiani non legga: quali a Suo avviso le cause e quali le possibili soluzioni?
La scarsa lettura come dicevo sopra è un problema strutturale del paese che, a differenza di altri a livello europeo, ha sempre creduto poco nella diffusione della lettura e a confermarlo sono le risorse che lo Stato investe per la promozione della lettura, molto al di sotto di quanto fanno ad esempio Francia e Germania, per citare due paesi che per noi rimangono dei modelli per il nostro settore.

Le cause vanno ricercate nell’idea che la lettura è un fatto privato e non sociale, che leggere rientra tra le scelte individuali e non di comunità, che la spesa in libri è una spesa inutile, che leggere, così come formarsi, non paga anzi… per questo noi da anni stiamo chiedendo e proponendo alle istituzioni che le spese per i libri possano essere detratti dalle tasse al pari delle spese mediche e della palestra; in fondo il libro è il cibo, e talvolta la cura della mente! Perché non investire in più lettura, in più libri presenti nelle case? La nostra proposta ha sempre trovato ostacoli anche da quel mondo che per tradizione e storia politico culturale avrebbe dovuto dimostrarsi più sensibile; noi non demordiamo e continuiamo in ogni occasione di incontro e confronto con le istituzioni, con il mondo della comunicazione, ad avanzare la nostra proposta… speriamo che quanto prima possa trovare accoglimento! Noi siamo certi che cambierebbe la percezione della lettura nella popolazione e forse si scoprirebbe anche che leggendo si comprende meglio il momento storico presente e i cambiamenti in atto. È un sogno, una speranza, che speriamo possa essere raccolta anche da voi.

Come affrontano le librerie le sfide del web e di colossi come Amazon?
Ciò che caratterizza e distingue la libreria dagli altri operatori anche fisici che trattano il libro è la capacità del libraio di farci trovare il libro che non sapevamo di cercare e di consigliarci nei percorsi di lettura e di ricerca… certo tutto questo è e sarà possibile nella misura in cui al libraio il sistema editoriale consentirà di ritrovare quell’economicità nella gestione della sua libreria che negli ultimi anni è andata assottigliandosi, motivo di parecchie chiusure anche di librerie storiche importanti; il mercato purtroppo oggi è di fatto in mano all’editore, che come sapete è anche quello che stabilisce per legge il prezzo di copertina, ma che il giorno stesso in cui pubblica un libro lo vende con lo sconto tramite il suo sito, la libreria di proprietà o di franchising a lui legata, gli spazi di grande distribuzione che fornisce con la società da lui partecipata, sconto che però non influisce sul suo margine industriale ma su una parte del margine commerciale che avrebbe dovuto riconoscere alla libreria: in quel caso l’editore non solo ci guadagna una vendita, ma lo fa guadagnando di più rispetto a quanto avrebbe ottenuto lasciando vendere quel libro al libraio! Il problema è che il libraio non ha gli strumenti per competere con l’editore e, ove provasse ad applicare gli stessi sconti, nel breve-medio periodo sarebbe costretto a chiudere, come di fatto è accaduto a molti miei colleghi con lunga tradizione di libreria.

Se il mondo editoriale non comprende questo è chiaro che le librerie prive di vincoli con gli editori, ma credo anche le stesse di proprietà degli editori, nel medio periodo verranno travolte dagli operatori online; perchè se è vero che nell’ultimo anno le librerie online, e in particolare Amazon, sono cresciute molto erodendo in buona parte mercato alla grande distribuzione e in parte alle librerie, è chiaro che il prossimo avvento nel mercato europeo dell’Amazon cinese Alibaba darà un’ulteriore spinta all’online a discapito delle librerie fisiche, che al di sotto di una certa soglia di fatturato non possono reggere, anche perché la competizione con l’online non è solo sul fronte dello sconto, o del servizio, ma è anche sul fronte del costo del personale e del regime fiscale applicato.

Quali ragioni dare a chi non legge per farlo?
A mio avviso più che di ragioni sarebbe corretto parlare di ragione, quindi al singolare: leggere è oggi il modo di ritrovare a se stessi quel tempo “lento” che la contemporaneità ci ha sottratto, e in quel tempo lento maturare conoscenze e competenze che diversamente non riusciremmo a raggiungere.

È possibile educare alla lettura? Se sì, come?
L’educazione alla lettura passa principalmente dall’esempio: gli adulti sono i primi responsabili della scarsa lettura, perché sono i primi a non leggere o a non credere che la lettura costituisca uno degli strumenti per formarsi e diventare adulti.

La tecnologia fatta di tablet ed e-book reader insidia il libro cartaceo: quale futuro per i libri?
Il libro digitale è una realtà che deve essere vissuta come complementare e non antitetica al libro cartaceo: questo ce lo testimoniano i colleghi americani che più di noi hanno subito le conseguenze dello sviluppo della lettura digitale; il libraio ha una sola arma ovvero la capacità di offrire al lettore un’esperienza di acquisto e di lettura diversa da quella digitale, però anche qui occorre prima di tutto che le librerie ritrovino economicità nella gestione per poter disporre delle risorse necessarie per investire e rilanciare i loro spazi.

Quali provvedimenti dovrebbe adottare a Suo avviso la politica per favorire la diffusione dei libri e della lettura?
La detrazione fiscale, il mantenimento delle carte quali App18 e Carta Docente, l’implementazione del Tax credit per le librerie e infine un intervento rigoroso di revisione della legge Levi, la 128/2011, che disciplina il mercato del libro perché le condizioni nelle quali quella legge era nata sono oggi profondamente mutate e sopratutto il mercato oggi non ha più quell’equilibrio che consente il mantenimento di un pluralismo distributivo.

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