
Il libro si apre con una breve prefazione che ha il sapore di una intima confessione dell’autore, una confessione che forse, leggendola attentamente, ha tutto il sapore di una liberazione, di una condivisione, per usare un termine tanto consueto ai nostri giorni. Traspare infatti evidente il desiderio di condividere una responsabilità troppo grande per poter essere affrontata in solitudine, quella appunto di aver “visto” eventi futuri, e si chiude con un enigmatico invito, che lascia aperto il campo ad ogni tipo di elaborazione mentale. Sono pagine che impongono e suscitano, attraverso la lettura delle Profezie, interrogativi intellettuali che abbracciano vari campi delle relazioni umane: sociale, politico, economico, religioso, artistico. Persino la copertina, d’un grigio intenso, appena sfumato agli angoli, quasi a simboleggiare la zona d’ombra nella quale si muove il libro, e sulla quale si staglia un simbolo antichissimo, l’Uroboro, il serpente che si morde la coda formando un cerchio che ricrea una continuità senza tempo con i suoi svariati significati susseguitisi nel tempo, persino la copertina dicevamo, contribuisce ed avalla un percorso di crescita ed approfondimento al quale il lettore è chiamato, addirittura esortato, leggendo Pagine future. Il testo, che ci accompagna pagina per pagina in un viaggio di conoscenza creando un desiderio sempre più intenso di sapere, e cosa più importante per l’autore di interrogarci, per non annegare nell’indefinito, si compone di una serie di Profezie che intrecciano in una spirale, simile al corpo dell’Uroboro, storie passate con eventi e scenari futuri, realtà solo apparentemente ad oggi inimmaginabili, angosce per gli eventi futuri e speranza di una saggezza riposta nell’umanità, così come la conosciamo, e non solo.
Il risultato è uno specchio dei nostri pensieri più intimi, dei timori inconfessati e dei tanti interrogativi che ognuno di noi si pone nel segreto della sua coscienza, una serie di Profezie nelle quali, non di rado, ci si potrà rispecchiare. Tornando più volte sui versi già letti cercando di andare oltre, là dove la normale comprensione comincia a vacillare, provate ad interpretare la X Profezia, si riferirà ad un problema sociale? E cosa vi suggerisce la XXVIII Profezia? Forse qualcosa che vi riporterà nel mondo dell’arte e ad un oltraggio subito? Cercate di ricordare fatti avvenuti e situazioni possibili ed ancora oggi affascinanti leggendo la LII Profezia! Tutte suggeriscono qualcosa, e non è trascurato alcun aspetto della vita presente nella prospettiva del futuro che ci attende, senza tralasciare il passato, da cui tutto ha la sua genesi. Scavando nella memoria del tempo potrete trovare tanto, scrutando il presente, sotto la luce a volte incerta a volte abbagliante delle Profezie contenute nel libro, vi ritroverete proiettati nel futuro.
“Gli eventi mi confermano che quello che ho visto… sarà” è il congedo, e al tempo stesso il saluto dell’autore allo spavaldo lettore che lo ha voluto seguire in questo suo viaggio profetico.
Un viaggio che si conclude con un ultimo invito che si può trovare a chiusura del testo, un invito tangibilmente testimoniato da tre pagine bianche alla fine del libro, tre pagine che solo apparentemente mute e silenziose, ci invitano a scrivere le nostre considerazioni su queste Profezie, le interpretazioni personali che vi abbiamo dato, i pensieri e le riflessioni che hanno fatto nascere o hanno fatto riemergere dal profondo di noi stessi, in un’ottica di comunicazione che, come il serpente della copertina, compie un cerchio perfetto tuffandosi, attraverso i secoli, nella modernità della condivisione.