
Qual è la rilevanza storico-letteraria del testo di Ramberto Malatesta?
È un testo notevole perché si situa su un crinale specifico della storia dell’astrologia. Questa, nel Rinascimento, divenne una scienza estremamente “pratica”. Se in precedenza, infatti, l’astrologia si limitava sovente a descrivere un ciclo esistenziale concluso, ora invece tratteggia sempre di più delle situazioni aperte, degli inizi. Si sbilancia insomma verso il futuro, destando l’interesse di uomini d’azione e politici che si servivano degli oroscopi come strumento per capire una situazione. Il testo di Ramberto Malatesta per Francesco Guicciardini è davvero rappresentativo di questo cambiamento.
Tra l’altro, anche la storia della sua attribuzione è affascinante. La prima ipotesi nella direzione di Ramberto Malatesta l’ha accennata lo studioso Randolph Starn in un saggio dedicato ai fratelli di Francesco Guicciardini. Accadde dopo che venne ritrovato quello che oggi è il codice Palatino 1124 della Biblioteca Nazionale di Firenze, che conteneva una miscellanea di lettere d’astrologia e alchimia inviata al fratello di Francesco Guicciardini, Luigi, appassionato di scienze occulte. Starn nominava tra gli autori di queste missive anche Ramberto Malatesta. Quando il codice divenne pubblico, si constatò che esso conteneva anche un piccolo oroscopo fatto per Luigi Guicciardini.
Solo quando iniziai a trascrivere l’oroscopo di Francesco Guicciardini – donato nel 1950 dal conte Paolo Guicciardini allo studioso Roberto Ridolfi, e poi da questi alla Biblioteca Nazionale di Firenze, dove si trova sotto la segnatura Nuove Accessioni 1191 – fu possibile per me stabilire l’attribuzione di questo testo. L’oroscopo è certamente un manoscritto di non facile lettura. Ma da diversi raffronti, non ultimo quello con il piccolo oroscopo dedicato a Luigi Guicciardini, ho potuto evincere che Malatesta era l’autore anche di quello dedicato a Francesco Guicciardini.
In che modo la vita e le opere di autori a prima vista lontani o estranei all’astrologia o alla magia furono condizionate da credenze poi bollate come pure superstizioni?
La domanda andrebbe posta in un’altra forma, tenendo presente che sono davvero pochi gli autori del Rinascimento del tutto estranei all’astrologia e alla magia e che anche in quelli maggiori filosofia rigorosa e “superstizioni”, come le chiameremmo noi oggi, erano accostate senza problemi. Nel Giordano Bruno dello Spaccio de la bestia trionfante o del Cantus Circaeus, ad esempio, o in quel Girolamo Cardano che fece addirittura l’oroscopo di Cristo. Vicenda diversa per il cardinale e umanista Nicola Cusano, interessato all’astronomia vera e propria, che tuttavia mise nel proprio stemma il simbolo astrologico del Cancro.
Quando e grazie a chi è avvenuta la riscoperta del ruolo e dell’importanza dell’astrologia negli studi rinascimentali?
I nomi da fare sono molti, su tutti vorrei citare il mio maestro Eugenio Garin. Accanto ai suoi saggi sul Rinascimento italiano, metterei volentieri quelli di Paolo Rossi, i suoi studi su scienza e filosofia, su Francesco Bacone e Giambattista Vico, e sulla magia nel Rinascimento, e quelli di Michele Ciliberto sull’umanesimo. Vorrei chiudere però consigliando la lettura dei testi originali: da Pico della Mirandola a Marsilio Ficino, da Pietro Pomponazzi a Gerolamo Cardano, molte sono le pagine affascinanti da cui trarre tante suggestioni culturali.