
di Federica Pellegrini
La nave di Teseo
«Cosa pensano i nuotatori quando nuotano?
Nelle interminabili ore trascorse ruotando le braccia, respirando a tempo, pinnando con le gambe. Cosa pensano mentre ai lati scorrono come un rosario i galleggianti che dividono le corsie, mentre a terra luccicano immobili e sempre identiche le piastrelle? Se lo chiedono tutti, alla fine ce lo chiediamo anche noi. Cosa ho pensato in tutti questi anni passati ad allenarmi nel silenzio dell’acqua?
Ho smesso di nuotare il 30 novembre 2021. Fino ad allora gran parte della mia giornata si svolgeva in assenza di gravità. Galleggiavo, come un’astronauta ma in posizione orizzontale. Ho forzato la mia schiena perché collaborasse con le gambe e le braccia a spingermi più avanti, più veloce, sulla superficie dell’acqua. È una posizione innaturale per noi esseri umani che ci siamo evoluti per camminare su due gambe. Gli animali quando nuotano si muovono come fuori dall’acqua. Agitano le zampe e si spostano. Se sollevi un cane che sta nuotando continuerà a muovere le zampe, tranquillo, come se stesse ancora galleggiando. Noi esseri divenuti eretti ci sdraiamo invece sull’acqua come tavole, gambe, braccia e testa allineate. È strano. Tutti i miei sforzi fisici avevano come obiettivo non quello di mantenere un equilibrio perfetto tra alto e basso, ma di trasformarmi in una freccia. Un corpo scoccato in orizzontale verso il bersaglio.
Lo sport agonistico è fatto di torsioni anomale, inversioni di senso dei muscoli che si gonfiano o si sgonfiano a seconda di quello che serve. Non per vivere, ma per vincere. Ogni sport è un tentativo di spostare in avanti il limite del possibile, forzando la natura. Ma solo nel nuoto questo avviene in una condizione, in un elemento, diversi da quelli in cui normalmente viviamo.»