“Nuovi autori italiani per ragazzi” di Carla Ida Salviati

Carla Ida Salviati ha appena pubblicato un nuovo saggio per l’Editrice Bibliografica, dopo il buon successo qualche anno fa de La biblioteca spiegata agli insegnanti, che ha avuto due edizioni. Nuovi autori italiani per ragazzi, integrato dal sottotitolo Contemporanei in biblioteca esce nella fortunata collana Conoscere la biblioteca che ha un taglio operativo: pur non mancando di riflessioni e di approfondimenti su tanti aspetti attuali della professione bibliotecaria, il libro vuole contribuire all’aggiornamento professionale. Carla Ida Salviati è da molti anni uno dei critici più attenti agli umori della editoria giovanile e in questo suo ultimo lavoro pone lo sguardo su alcuni aspetti molto attuali di tale settore produttivo.

Nuovi autori italiani per ragazzi, Carla Ida SalviatiPartiamo dal titolo dove compaiono due aggettivi: “nuovi” e “italiani” riferiti agli scrittori per ragazzi. Perché questi due accenti, immaginiamo non casuali?
Non sono per niente casuali, infatti. E ritengo sia giusto anche fornire qualche informazione in più sulla scelta del titolo. Quando scrivo “nuovi” non intendo affatto scrittori-ragazzini o rivelazioni di semisconosciuti. Quando la stampa (oggi molto webizzata e pertanto dotata di potente forza penetrativa) annuncia un nome a cui si prospetta un luminoso futuro letterario, io mi allerto e mi insospettisco. Un autore, per intrigare la critica, deve avere nel suo carnet un numero di opere abbastanza consistente, deve avere definito una sua personale poetica, deve aver dato prove di saper osservare il nostro mondo – qualsivoglia genere intenda frequentare – e soprattutto di saper intercettare l’immaginario giovanile. Per questo il mio libretto è dedicato non a novellini magari ben introdotti nel mondo editoriale, ma ad autori che, affermatisi nell’ultimo ventennio, sono molto presenti nelle biblioteche e nelle scuole con scritture di buona qualità letteraria. Il resto, i successi annunciati, sono prodotto degli uffici stampa, e non riguardano il mio lavoro. Lasciamo sedimentare.

Quali sono i nomi che allora lei ritiene meritevoli di uno sguardo un po’ più approfondito?
Li ho, come dire, “sparpagliati” nelle mie pagine, ad alcuni ho potuto dedicare più spazio ad altri anche solo un cenno. Ma tutti mi paiono appartenere ad un universo interessante: dai più giovani Morosinotto e Baccalario ai miei (quasi) coetanei Guido Quarzo, Anna Lavatelli, Francesco D’Adamo, passando per Guia Risari e molti altri, fino al fenomeno controverso e intrigante di Silvana De Mari. Ammetto ci sia tantissima soggettività nel mio crivello, e me ne assumo la responsabilità. Ma ogni atto critico deve contenere un pizzico di coraggio. Altrimenti si finisce asserviti e ridotti ad accontentarsi dei proclami pubblicitari e delle bandelle che poi riecheggiano, tutti uguali, in blog alla moda e a mio avviso troppo apprezzati… Andiamo più avanti, dunque: come si è fatto per i grandi innovatori della nostra letteratura giovanile, Pitzorno, Ziliotto, Piumini, Milani…, e cominciamo davvero a studiare (altro esempio) un Guido Sgardoli che esplora generi e stili diversi, o una Chiara Carminati, voce limpida e poetica…

Sono autori tutti che nel primo ventennio del nostro secolo hanno dato prove di continuità, di curiosità, di buona scrittura. E nei due decenni sono andati affermandosi. Molti hanno avuto anche riconoscimento critico attraverso i premi, che a loro volta sono cresciuti in quantità e spesso anche in autonomia critica.

Ma non si tratta di un manuale di letteratura per l’infanzia, vero?
No, no! Ogni manuale deve aspirare, se non alla completezza, ad una ragionevole esaustività. E ne abbiamo di ottimi, non era proprio il caso che mi ci mettessi anche io: oltre a tutto non ne avrei le forze e le competenze. Piuttosto sono partita da questioni a mio parere interessanti, e anche da costumi consolidati nel mondo della lettura dei ragazzi. Infatti circolano vari convincimenti assunti in modo acritico: ad esempio molti asseriscono con sicurezza che i lettori di oggi siano interessati solo da libri “svelti” e brevi (e come si spiegano dunque i successi di Silvana De Mari e lo Strega Ragazzi ad uno dei volumi più corposi di Paola Zannoner?) Altro convincimento assunto in modo acritico: che i lettori siano intrigati solo da tematiche prossime ai vissuti individuali (e come ne usciamo allora con le venticinque traduzioni della storia di Iqbal di Francesco D’Adamo?). Quando registriamo un successo che non corrisponde agli slogan più triti, tutti dicono la stessa cosa: affermano che è la scuola a spingere le letture dei ragazzi. E magari poi si afferma a ruota che la scuola non conosce i ‘nuovi autori’ e si ritorna sull’esausto ritornello della scuola che non promuove la lettura… Insomma, mi pare un mondo percorso dalle contraddizioni, chiunque può scrivere quello che vuole e nessuno controbatte, son lontani gli anni in cui c’erano voci autorevoli anche dal mondo accademico che almeno dicevano la loro… Oggi chi i libri li acquista (e le biblioteche in primis) per orientarsi ha a disposizione immediata solo gli strumenti promozionali delle case editrici… Un po’ poco mi pare, si dovrebbe andare oltre. Ma chi ha il tempo (e la cultura…) per saper approfondire? Pochissimi. Leggo su alcuni blog osservazioni a dir poco superficiali quando non infondate o addirittura sbagliate…ma nessuno è stimolato ad autocorreggersi. Mi torna sempre in mente Umberto Eco – non certo un ‘nemico’ delle innovazioni – quando ebbe a scrivere che internet ha permesso di dar voce ai cretini. Mi pare triste e pericoloso, soprattutto se applicato ai libri.

Veniamo al secondo aggettivo che nel titolo accompagna di scrittori: italiani. Torniamo all’autarchia editoriale?
Neanche per sogno. Però un problema esiste, e non si tratta affatto di una questione Ideologica ma di mercato e di diffusione della cultura. Non si tratta di decidere a priori se è meglio che i ragazzi leggano Chambers o Beatrice Masini, ma (innanzi tutto) di valutare libro per libro, testo per testo. Però non si può neppure ignorare, quasi fosse un problema inesistente, che nel primo caso siamo davanti a una traduzione e mi pare incredibile che la critica non tenga conto di questo… persino certi premi letterari fanno concorrere in identica categoria storie scritte in lingua nostrana con altre che ci arrivano dall’estero… Se fossimo nella letteratura per adulti un buon critico avvallerebbe o boccerebbe le traduzioni di Mann o di Maupassant… Invece nell’editoria per ragazzi ben pochi si preoccupano di questo nodo a mio parere non del tutto secondario…

A che cosa si può attribuire, secondo lei, tale profonda differenza?
Alla consuetudine antica di cercare nella produzione per ragazzi prima di tutto i contenuti, i valori e poi marginalmente (o addirittura per niente) la lingua, l’originalità stilistica. La produzione per ragazzi fa fatica a scrollarsi di dosso la missione educativa. Trascurando gli aspetti peculiari della letteratura, questa emancipazione avviene poco, o troppo poco. Ci sono traduzioni (anche formalmente corrette, per carità) che riducono gli autori a fotocopia stilistica. Il gioco lo guida il traduttore, che a sua volta segue le linee progettuali dell’editore… L’autore spesso resta lontano.

Qual è lo scenario della produzione editoriale per l’adolescenza nel primo ventennio del Duemila?
Credo sia molto difficile rispondere con uno rapido sguardo d’insieme che pure abbia qualche fondamento: come accade nel mercato per gli adulti, anche quello per i giovani oggi è difficilmente descrivibile in poche parole. Se prendiamo come punti di riferimento le classifiche di vendita settimanali di Robinson o de La Lettura, nelle top ten troviamo ai primi posti libri firmati dagli influencer più amati dai giovanissimi, fumetti di ‘buona beva’, quasi sempre un Harry Potter residuale, e spesso un classico come Il piccolo principe… Gli autori di spessore che cito nel mio saggio molto raramente entrano in tali classifiche, anche se son stati premiati con l’Andersen o con lo Strega Ragazzi… Penso che questo sia conseguenza del campione di librerie prescelte, che in genere sono quelle generaliste, soprattutto di catena. Credo che lo scenario muterebbe se per il settore giovanile si avviasse una turnazione tra le librerie specializzate per ragazzi, che ormai sono diffuse in tutta Italia… Per quanto concerne la qualità dell’innovazione, oltre ai tanti autori che ho citato nel mio saggio e che sono tutti premiati dalla critica, colgo segnali interessanti nel settore del cosiddetto graphic novel, un’evoluzione non banale del fumetto arricchito dal linguaggio delle tecnologie; ma vedo anche editori che cercano di rifuggire dalla patina buonista andando a cercare racconti un po’ meno lineari e scontati… Certo, prevale pur sempre il successo delle letture di relax, stranianti, il bel libro che ti fa immergere in mondi altri e di altri. Ma questo accade ed è sempre accaduto, non è un male ed è elemento comune alla letteratura per adulti…

Cosa cercano gli editori italiani nella produzione straniera per adolescenti?
Si è abituati a dire che gli stranieri sono più appetibili, piacciono perché parlano di storie ispirate alle esperienze adolescenziali, ai nodi del crescere, alla ricerca dell’identità, all’emancipazione dalla famiglia, all’amore, alla sessualità, e così via. Se negli anni Novanta questo è stato in gran parte vero (qualcuno ha parlato di decisa ‘esterofilia’ della produzione italiana) oggi mi pare che parecchi autori nostrani poco abbiano da invidiare a quanto viene da oltralpe: salvo naturalmente scrittori di grande personalità, e penso a Marie-Aude Murail, che mi pare la migliore firma sul mercato europeo. Oggi uno Sgardoli o un Morosinotto mi sembrano autori di spessore, che si fanno leggere; l’Antonio Ferrara di 80miglia e la Zannoner de La linea del traguardo contrassegnano un cambio di passo sia generazionale sia stilitico. Traduciamo ancora moltissimo (più della metà dell’editoria letteraria da noi è frutto di traduzioni): e dico in generale, non solo in quella giovanile. Ma non sempre ciò avviene per pigrizia o per calcolo economico. Anche perché, al contrario di quello che si dice (se ne dicono tante…), non sempre la scelta di un autore straniero è di per sé un ‘buon affare’: si tratta di capire quanto costano i diritti, quanto sarà efficace la promozione, quanto piacerà davvero al pubblico… E non sempre la traduzione è un vero e proprio affare… Nel mio libro ho dedicato un capitolo a questi aspetti. Ma soprattutto ho voluto dare un segno, principalmente al mondo bibliotecario, affinché ci si liberi dai sonnolenti pregiudizi attorno all’offerta italiana che troppo spesso viene descritta come succube delle richieste della scuola, e quindi convergente, noiosa, pensata dagli adulti con l’obiettivo di formare e educare. A volte è così, e così certamente è stato a lungo: mi pare però che gli autori “nuovi” abbiano imboccato strade moderne e vivaci.. Ignorarle per partito preso mi sembra, oltre che uno sbaglio, un’ingiustizia verso gli editori che puntano su scritture di qualità, a volte anche rischiando.

Quali storie hanno maggiormente riscontrato il favore del pubblico?
Come dicevo, e come ho scritto nel mio saggio, se dobbiamo dare credito ai settimanali letterari più diffusi, sembrerebbe che il livello delle letture giovanili oggi sia qualitativamente piuttosto basso: testi facili, lessico semplice, storie molto lineari. Però se proviamo a vedere le risposte dei ragazzi che frequentano le biblioteche pubbliche (ma anche alcune scolastiche molto attive, penso a Torino, a Vicenza, a Bologna…) troviamo che i libri preferiti non sono sempre e solo quelli “facili” e “brevi”. Basta aver voglia di girare in rete tra i ‘gruppi di lettura’ di biblioteche e di scuole e troviamo postate anche recensioni attente, o book trailer fatti da ragazzi entusiasti, o interviste agli autori affatto banali… Naturalmente sarei un’illusa se pensassi che questa sia la norma. Però lì si riconosce il grande lavoro di bibliotecari e docenti preparati e appassionati…come dovrebbero essere tutti. Per loro in fondo ho scritto questo saggio e ho cercato di non essere pedante ma concreta e operativa. Oggi nelle biblioteche circolano anche bibliotecari non specializzati e nelle scuole insegnano docenti che non conoscono la letteratura per ragazzi… ed entrambi non certo per loro colpa.

Ho pensato di dar loro una mano, insomma…

Infatti nel saggio ci sono molti riferimenti a esperienze reali, a incontri con bibliotecari e docenti…
Assieme alle ricerche di studiosa mi è sempre molto piaciuto anche vedere direttamente il lavoro di promozione della lettura. Questo mi ha portato a conoscere realtà diverse: l’Italia lo sappiamo è caratterizzata dalla disomogeneità, in questo come in altri settori. Ho conosciuto bibliotecari di grandissime competenze quando iniziavano, sul modello francese o anglosassone, a leggere ai ragazzi, a promuovere i libri con grande creatività, spesso portando la biblioteca al centro della comunità, facendone davvero una leva culturale. E ho imparato moltissimo. Ho conosciuto anche bibliotecari e docenti del tutto ignari attorno alla produzione giovanile, che si sono appassionati via via… A volte i nostri incontri sono stati occasioni di aperture, di scoperte molto belle e durature. Nel libro ho raccontato alcune vicende più recenti, che credo possano essere d’aiuto ai professionisti che si dedicano alla promozione del libro. Ma si tratta di esempi, non di ricette… Si tratta di vita vissuta.

Carla Ida Salviati, saggista e giornalista, ha lavorato nella scuola e poi ha diretto i periodici scolastici di Giunti. Consulente del Centro per il Libro e la Lettura del MIBACT, è stata in giuria nella prima edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi (2015) e oggi fa parte degli Amici della Domenica per il Premio Strega adulti. Dal 2016 è membro della giuria del premio della rivista “Andersen” e dal 2021 nel “Giana Anguissola”. Suoi settori di studio sono la letteratura giovanile e la storia dell’editoria. Ha tenuto corsi, seminari e conferenze in molte università, scuole, biblioteche e istituti culturali in Italia e all’estero. Tra i suoi libri: Raccontare destini (Einaudi Ragazzi, 2002); La biblioteca spiegata agli insegnanti (Editrice Bibliografica, 2014), Mario Lodi maestro (Giunti Scuola, 2015), Il primo libro non si scorda mai (Giunti, 2017); Nuove Edizioni Romane. Libri che fanno ancora storia (Giunti, 2021).

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