Betto Brunelleschi aveva cercato più volte, ma invano, di attirare nella propria compagnia Guido, il figlio di Cavalcante dei Cavalcanti, uomo ricchissimo e intellettuale molto stimato, un vero e proprio gentiluomo dai modi signorili.
Betto, così come i suoi amici, era dell’idea che ciò fosse dovuto al fatto che Guido si allontanava dagli interessi comuni degli uomini, preso com’era sempre da questioni filosofiche. Si diceva, in particolare, che fosse un epicureo, uno di quelli che non credono all’immortalità dell’anima, e la gente qualunque sosteneva che tutto quel suo gran pensare nessun altro scopo avesse che quello di dimostrare che Dio non esiste.
Un giorno, Betto e la sua compagnia a cavallo incrociarono Guido che si aggirava tra alcuni grandi sarcofagi di marmo e gli domandarono in tono di sfida:
– Guido, tu rifiuti di far parte della nostra brigata. Ma insomma, quand’anche avrai dimostrato che Dio non esiste, cosa avrai ottenuto?
Al che egli rispose:
– Signori, dato che siete a casa vostra, potete dirmi quel che più vi piace.
E, appoggiandosi con una mano a uno dei sarcofagi, con un volteggio agilissimo saltò dall’altra parte e senza aggiungere altro se ne andò.
Quelli rimasero di stucco. Si guardarono l’un l’altro e cominciarono a dire che Cavalcanti doveva essere uscito di senno. Le sue parole non volevano dire niente, dato che in quel luogo non erano a casa propria più di qualunque altro cittadino, lui compreso.
Betto, a quel punto, intervenne e disse ai suoi compagni:
– Gli stupidi siete voi, se non avete capito il senso di quel che ha detto. Con belle maniere e con sintesi estrema, egli ci ha rivolto il peggior insulto del mondo. Questi sarcofagi sono le case dei defunti, qui si mettono i cadaveri. Lui ci ha detto che sono le nostre case per farci capire che gli uomini ignoranti e senza cultura come noi, se paragonati agli uomini di scienza come lui, sono peggio che morti. Perciò, qui noi siamo a casa nostra.
Solo dopo questa spiegazione compresero quel che Guido aveva voluto dire e furono colti da vergogna. Da allora, non infastidirono mai più Guido.