“Norwegian Wood. Tokyo Blues” di Haruki Murakami

Norwegian Wood. Tokyo Blues, Haruki Murakami. riassunto, tramaProfondo, silenzioso e malinconico. Questi sono gli aggettivi che più riassumono il carattere del celebre romanzo di Murakami che si apre con le note di Norwegian Wood dei Beatles, canzone che dà il titolo al libro. Questo pezzo è molto caro al protagonista trentasettenne Tori Watanabe, che ascoltandolo durante un volo verso l’Europa, si immerge nei ricordi dei suoi anni universitari. Con l’avanzare del viaggio nel passato di Tori ci si accorge di come la memoria di quel periodo sia tinta di oscurità e incertezza.

Watanabe pur avendo frequentato l’università a cavallo del 1968 è un giovane solitario e pacato, che non si lascia trasportare da particolari passioni. Trascorre le sue giornate in biblioteca, immerso nello studio, e passeggiando nel centro di Tokyo. Una domenica, durante il suo abituale giro, incontra la sua amica Naoko, con cui ha condiviso gli anni della scuola prima che il suo ragazzo – e migliore amico di Tori- Kizuki si suicidasse. I due si avvicinano molto ma il suicidio di Kizuki, che ha segnato inevitabilmente le vite di entrambi, è per Naoko un velo insuperabile che la separa dal resto del mondo. In più la ragazza soffre di depressione e dopo aver fatto l’amore con Tori per la prima volta viene ricoverata in un centro di cura per malattie mentali. Watanabe non può non innamorarsi di lei, e nonostante non possa vederla intrattiene con lei uno scambio epistolare dolce e profondo.

Contemporaneamente Tori conosce un’altra ragazza, piena di energia, determinazione e voglia di cambiare il mondo: Midori. Nonostante anche lei abbia conosciuto la morte da vicino, avendo perso la madre quando era bambina e il padre durante gli eventi narrati nel romanzo, Midori è entusiasta della vita e incarna lo spirito di cambiamento e rinnovamento dell’epoca sessantottina. Watanabe è attratto anche da lei, che lo sprona a vivere una sempre sofferente ma più normale vita da giovane universitario. I due infatti condividono la passione per il teatro e frequentano gli stessi corsi, il loro legame è tangibile e florido.

Il cuore del ragazzo è diviso fra le due giovani, ma pende sempre un po’ più verso Naoko, l’unica in grado di fermare gli eventi del mondo di Tori e di trascinarlo in un limbo di amore e dolore. A causa di questa fragilità Tori non riesce a distaccarsi da lei, determinato a salvarla a tutti i costi, ma in qualche modo sa già che il male che la ragazza ha dentro non potrà essere sconfitto. La relazione con Naoko spinge Tori ad essere più riflessivo e responsabile e lo tiene legato al passato, quella con Midori gli consente di esplorare la libertà del futuro con tutte le sue possibilità.

Tori Watanabe appare estraneo al mondo circostante. Osserva ogni cosa rimanendo sempre un passo indietro, chiuso in un’emarginazione che lui stesso ha creato per sé. È un ragazzo fragile, incapace di decidere la direzione da prendere e timoroso di lasciarsi andare. Per questo motivo tenta fino all’ultimo di amare sia Naoko che Midori, mostrando che la paura di agire, e quindi di scegliere fra le due, vince addirittura i suoi sentimenti.

Scorrendo tra le pagine ci si ritrova catapultati in un’atmosfera rarefatta di realistica solitudine, dove tutti i sentimenti, anche quelli più spigolosi e dolorosi vengono indagati. La malinconia e la musica sono inoltre due tratti distintivi che misurano il passare del tempo nei due anni di vita di Watanabe, molto diversi da come si potrebbero immaginare gli anni universitari di un giovane. Infatti sono proprio la letteratura e la musica a scandire gli eventi amorosi raccontati, che non subiscono affatto l’influenza dei movimenti rivoluzionari del sessantotto.

Ogni personaggio vive una condizione di attesa. Naoko, nonostante ami a suo modo Tori, attende per tutta la sua esistenza di raggiungere Kizuki nell’aldilà. Midori aspetta di essere scelta da Tori come compagna di vita, sperando che lui superi i sentimenti per Naoko che seppur fortissimi sono sterili, perché non lo conducono da nessuna parte. Nel finale anche Tori attende, dopo la morte di Naoko, che Midori risponda alla sua chiamata, perché è finalmente pronto ad amarla completamente.

Murakami affronta il tema della morte con pungente semplicità, arrivando direttamente all’animo di chi legge. Non manca però il racconto dell’amore, impensabile senza la morte e necessario per aiutare i personaggi ad andare avanti a seguito delle loro sofferenze. Lo stesso Watanabe impara che il vissuto, con tutte le sue amarezze, può essere utilizzato per combattere i nuovi dolori.

«La morte non è qualcosa di opposto ma di intrinseco alla vita. Che questo fosse vero era fuori di dubbio. Nel momento stesso in cui viviamo, cresciamo in noi la morte. Ma questa era solo una parte della verità che dobbiamo imparare. Era stata la morte di Naoko a insegnarmelo. Per quanto uno possa raggiungere la verità, niente può lenire la sofferenza di perdere una persona amata. Non c’è verità, sincerità, forza, dolcezza che ci possa guarire da una sofferenza del genere. L’unica cosa che possiamo fare è superare la sofferenza attraverso la sofferenza, possibilmente cercando di trarne qualche insegnamento, pur sapendo che questo insegnamento non ci sarà di nessun aiuto la prossima volta che la sofferenza ci colpirà all’improvviso.»

In questo romanzo è evidente la forte presenza di tematiche molto delicate come le malattie psichiche, la depressione, l’emarginazione, la sessualità e il suicidio. Murakami le racconta con sensibilità e cura, trasportando il lettore in un mondo silenzioso, bisognoso di rispetto e intriso di poesia. Le canzoni dei Beatles, che appaiono spesso durante la narrazione, in particolare suonate da Reiko, un’ospite del centro dove è ricoverata Naoko e che si prende cura di lei, contribuiscono a cullare chi legge nell’atmosfera malinconica del romanzo.

Tutti gli eventi più traumatici per Tori sono raccontati non con tragicità ma con un ritmo lento e senza esagerazione, rendendo perfettamente il senso di rassegnazione che contraddistingue il giovane protagonista. Il dolore non viene mai esagerato o esibito, è un elemento che fa parte del gioco della vita e emerge gradualmente tra le pagine. Ogni morte, ad esempio, è descritta in modo diretto ma affatto morboso.

Una volta arrivati alla fine della lettura, e quindi alla fine del percorso di formazione di Tori, si ha voglia di rimanere in silenzio per non sporcare il clima di raccoglimento e riflessione in cui ci si è immersi durante tutta la storia.

Chiara Collinoli

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