“Nastagio degli Onesti” di Giovanni Boccaccio: riassunto e parafrasi

Tra il 1349 e il 1353 è stata scritta una delle più celebri novelle di Giovanni Boccaccio, Nastagio degli Onesti, che fa parte del Decameron: è precisamente l’ottava novella della quinta giornata e tratta dell’amore sofferto e non corrisposto da parte del giovane Nastagio, il quale arriva a considerare perfino il suicidio per porre fine alla pena che si porta nel cuore.

Trama di Nastagio degli Onesti

La novella “Nastagio degli Onesti” è ambientata in una Ravenna duecentesca e il protagonista è un certo Nastagio, un borghese giovane che eredita un ingente patrimonio dalla sua famiglia. L’esistenza del ragazzo è però tormentata dall’amore, non corrisposto, per la figlia di Paolo Traversari, di nobile lignaggio e molto ricca: Nastagio fa di tutto per fare colpo sulla ragazza, arrivando persino a dilapidare quasi tutto il suo patrimonio tra feste e banchetti lussuosi. Il giovane, davanti all’ostinazione, alla supponenza e alla crudeltà della giovane Traversari (“tanto cruda e dura e salvatica gli si mostrava la giovinetta amata, forse per la sua singular bellezza, o per la sua nobiltà sì altiera e disdegnosa divenuta , che né egli né cosa che gli piacesse le piaceva”), cerca in tutti i modi di dimenticarla e detestarla, ma non vi riesce, arrivando anche a pensare al suicidio (“pareva che tanto più la speranza mancava, tanto più multiplicasse il suo amore“).

I suoi amici però, vedendo la sofferenza di Nastagio rifiutato perché di differente estrazione sociale, lo invitano a lasciare per qualche tempo Ravenna: l’uomo decide allora di trasferirsi in campagna, a Classe, non molto lontano dalla sua Ravenna. Proprio qui, un venerdì, mentre era in pineta, Nastagio ha una visione: scorge una donna, completamente nuda, che corre disperata inseguita da una Cavaliere Nero e due cani. Nastagio cerca subito di soccorrere la malcapitata ma l’uomo a cavallo lo ferma (“Nastagio, non t’impacciare, lascia fare a’ cani e ame quello che questa malvagia femina ha meritato”), raccontandogli la sua storia. Lui si chiamava Guido degli Anastagi, condannato alla Caccia Infernale per essersi tolto la vita, davanti al rifiuto della donna che amava e che lo aveva rifiutato.

Nastagio nota subito la similarità della sua situazione sentimentale con quella di Guido degli Anastagi e subito si impressiona davanti alla scena che prosegue davanti ai suoi occhi: il cavaliere pugnala più volte la donna rincorsa, gli preleva il suo freddo cuore e lo dà in pasto, assieme alle interiora, ai due cani.
La Caccia Infernale era destinata a concludersi in modo così tragico e a ripetersi ogni venerdì: Nastagio decide allora di organizzare banchetti in pineta, sperando di smuovere il cuore della giovane Traversari.
Proprio durante una di queste feste, rigorosamente di venerdì, la figlia di Paolo Traversari rimane colpita dalla scena della Caccia Infernale e, temendo di essere anch’essa condannata a quel terrificante destino, tramuta il suo odio per Nastagio in amore e decide di sposarlo.

Anche le altre donne di Ravenna imparano la lezione, pensandoci bene prima di rifiutare in maniera sdegnosa la corte di ardenti innamorati (“E la domenica seguente Nastagio sposatala e fatte le sue nozze, con lei più tempo lietamente visse. E non fu questa paura cagione solamente di questo bene, anzi sì tutte le ravignate donne paurose ne divennero, che sempre poi troppo più arrendevoli a’ piaceri degli uomini furono che prima state non erano”).

Personaggi e analisi della novella

Il tema prevalente della novella “Nastagio degli Onesti” è chiaramente l’amore cortese medievale: si tratta di un sentimento bistrattato da una donna altera che però si tramuta in una forma di amore sincero, certamente spinto però dalla paura della Caccia Infernale. L’amore in Boccaccio è portatore di gioia fisica e mentale: è un sentimento naturale al quale bisogna arrendersi, senza contrastarlo con ideali e preconcetti legati, ad esempio, alle classi sociali o alla religione.

La Caccia Infernale è un altro dei temi attorno a cui ruota la novella del Boccaccio: si tratta di una pena non da purgatorio e dunque con la speranza di una salvezza, ma di una condanna infernale e definitiva. Anche Dante Alighieri, nel XIII canto dell’Inferno, dove si parla di Pier delle Vigne, vi fa riferimento: l’unica differenza è che in Boccaccio la scena è meno straziante e assume le sembianze di una rappresentazione di carattere sacro.

Proprio la Caccia Infernale porterà Nastagio ad aguzzare l’ingegno, pensando di sfruttare quella visione, tanto cara in epoca medievale, per far cambiare idea alla giovane Traversari. Infatti in quei tempi i fantasmi erano visti non come spettri ma più come messaggeri dell’Aldilà.

Il ritmo della novella “Nastagio degli Onesti” è molto veloce e incalzante, tra momenti di pathos e rapidi cambi di scena che portano al lieto fine: i dialoghi sono certamente drammatici, anche se in realtà sono solo due i personaggi che “parlano”, ossia Nastagio e il Cavaliere Nero. Il primo è la classica figura borghese molto utilizzata dal Boccaccio, risultato dell’unione tra la liberalità e la “masserizia”. Il Cavaliere Nero, ossia Guido degli Anastagi, è l’alter ego di Nastagio e rappresenta il destino a cui sarebbe andato incontro se avesse ceduto alla sofferenza per l’amore non corrisposto, suicidandosi. Compare poi la donna inseguita dallo stesso Cavaliere Nero, ossia l’anima dannata per l’eternità per avere crudelmente rifiutato l’amore dell’uomo e senza pentirsi mai.

La figlia di Paolo Traversari (citato solo per chiarire l’estrazione sociale della figlia) viene descritta solo con aggettivi severi, senza nemmeno nominarla per nome: solo alla fine della novella emerge il suo lato gentile, in una caratterizzazione che resta comunque fortemente negativa.

Compaiono nella novella poi gli amici di Nastagio, che lo spingono a staccarsi dalla sua amata e da Ravenna e la serva della Traversari, che aiuta la sua signora ma non viene descritta in alcun modo.

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