“Musei: proposte per il futuro” di Anna Maria Visser Travagli

Prof.ssa Anna Maria Visser Travagli, Lei è autrice del libro Musei: proposte per il futuro edito da Edipuglia: quale evoluzione sta subendo il museo italiano?
Musei: proposte per il futuro, Anna Maria Visser TravagliPotrei rispondere, affermando che il museo sta passando dal modello della cosiddetta “torre d’avorio”, chiusa ed elitaria, al modello del “museo partecipativo”, aperto e inclusivo. Questa è l’evoluzione più recente del museo italiano, che si ispira alla museologia anglosassone e che segna il passaggio da un atteggiamento e da una mentalità tradizionale, incentrata esclusivamente sulle funzioni di custodia e conservazione del museo, ad un’apertura inedita ai bisogni e alle aspettative del pubblico, basata sui principi dell’accesso e dell’inclusione, che individua come priorità l’accoglienza, la comunicazione e la partecipazione.

Avevamo musei con pochi visitatori, soprattutto addetti ai lavori, studiosi, studenti ed esperti, mentre ora, anche dopo le esperienze tremende delle chiusure dovute alla pandemia, lo sforzo è quello di “allargare” il più possibile il pubblico, anche con l’ausilio delle tecnologie e dei social. L’atteggiamento nei confronti dei musei è molto cambiato ed ora in tanti casi abbiamo musei pieni di visitatori; assistiamo quasi all’assalto dei musei, specialmente in questo periodo, in cui le città d’arte e i luoghi della cultura sono la meta preferita delle persone: famiglie, gruppi, giovani e anche bambini. Il museo sta diventando sempre più una struttura che ha un ruolo sociale coinvolgente ed è capace di suscitare curiosità e interesse.

Quali novità ha introdotto la riforma Franceschini del 2014?
Le riforme del Ministro Franceschini hanno separato nettamente la tutela dalla valorizzazione. La tutela è rimasta assegnata alle soprintendenze, che vengono a loro volta riformate con la creazione della soprintendenza unica, che unisce le competenze archeologiche, storico – artistiche e architettoniche, e con l’aumento del loro numero sul territorio.

La valorizzazione invece è assai più recente, essendo entrata nel Codice dei Beni Culturali nel 2004 (D.L. n- 42/2004). Solo con le riforme Franceschini, la valorizzazione assume un valore strategico e viene incardinata nei musei, concepiti come istituti culturali dinamici e propositivi, tesi appunto a valorizzare le loro collezioni e il loro ruolo culturale in dialogo con il territorio e con la comunità, aprendosi con intelligenza alla ricerca, all’educazione e al turismo: quindi, conoscenza, ricerca, divulgazione, coinvolgimento, socialità.

Con la Riforma Franceschini dei musei (Decreto Organizzazione e funzionamento dei musei statali, 23 dicembre 2014) i musei statali finalmente “esistono”, prima di allora erano semplicemente degli uffici alle dipendenze delle Soprintendenze, privi di autonomia e di possibilità diretta di spesa.

Tutto il sistema museale viene impostato in modo da favorire il cambiamento. La missione dei “nuovi” musei autonomi è migliorare l’istituto museale in ogni suo aspetto, sviluppare i rapporti con il pubblico, la comunità e il paesaggio culturale, fare comunicazione, introdurre l’innovazione, incentivare il contributo dei privati (fundraising, sponsorship, membership, ecc.) Cambia quindi il modello del museo: dall’orientamento alla tutela all’orientamento alla valorizzazione. Anche Il rapporto con il paesaggio, basato sulla tutela e sul vincolo, assume ora un valore sociale di comunicazione, partecipazione e inclusione.

Come è possibile aprire il mondo museale al cambiamento e all’innovazione?
La strategia vincente è stata quella di creare, finalmente, le figure dei direttori, come nei musei stranieri, valorizzandone la professionalità e l’autonomia. Prima di allora non c’erano dei veri direttori, ma succedeva che i soprintendenti stessi facessero anche i direttori, fra le altre loro importanti incombenze, o che questa importantissima funzione venisse affidata in modo quasi solo nominale a collaboratori interni alla soprintendenza. Autonomia e professionalità invece, sono le caratteristiche fondamentali per conseguire il miglior funzionamento del museo e per lo sviluppo della sua funzione culturale. Questo si è potuto riscontrare con i risultati positivi ottenuti dai musei autonomi creati con la riforma.

I Direttori sono stati selezionati con bandi aperti internazionali, attraverso procedure volte ad accertare le competenze e le capacità indicate dai curricula. Sono stati selezionati direttori che hanno dimostrato di saper migliorare vistosamente i musei loro affidati, che rapidamente hanno visto aumentare il loro pubblico e nel contempo conseguire importanti risultati di ricerca e di tutela, ma soprattutto di valorizzazione.

I musei ad autonomia speciale hanno un direttore, un consiglio di amministrazione, un comitato scientifico e il collegio dei revisori dei conti.

I direttori sono stati selezionati in base ad un bando pubblico internazionale, laddove la commissione esaminatrice ha valutato i titoli scientifici e i titoli di servizio, ma in modo particolare il profilo delle attività e delle iniziative nell’intento di individuare la figura più idonea per ogni museo.

In che modo la cultura può diventare, come auspicato dal Presidente Mattarella, «una risorsa capace di generare conoscenza, accrescimento morale e un fattore di sviluppo economico»?
Il presidente Mattarella in più occasioni ha messo in valore la cultura italiana, come fattore fondante di identità nazionale. In tal senso si è richiamato alla Costituzione, in particolare all’articolo 9, che nei principi fondamentali recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Si tratta di un presupposto fondamentale, che deve informare tutto l’esercizio delle funzioni e la disciplina delle attività relative sia alla tutela che alla valorizzazione.

Davvero la cultura può e deve diventare una risorsa capace di generare conoscenza, accrescimento morale e fattore di sviluppo economico, come indica con parole semplici, ma illuminanti il Capo dello Stato. Per ottenere questi risultati la cultura non deve essere considerata separata dalla globalità della vita politica, sociale ed economica del Paese, ma bisogna attivarla in ogni suo aspetto e intrecciarla alla vita dei cittadini, non un’area specialistica o un lusso avulso dalla vita quotidiana, ma l’espressone migliore del nostro essere Italiani in tutti gli aspetti della cultura materiale e immateriali , da Michelangelo alle zampogne degli Alpini, valorizzando quindi ogni espressione inserita nel proprio contesto, in sostanza nel paesaggio culturale.

Un monito importante che deve spazzare via anche gli ultimi residui di elitarismo, per valorizzare invece oltre alle nostre opere d’arte anche i prodotti del lavoro, i comportamenti e le pratiche, in cui come Italiani ci riconosciamo. In una parola, la nostra cultura.

Quali prospettive, dunque, per i nostri musei?
La politica per fortuna è tornata ad investire nei musei, negli istituti e complessivamente nella cultura, c’è motivo di nutrire speranza specialmente per i tanti giovani preparati e motivati che possano trovare impiego nei musei e per i musei. Una prospettiva, dunque, auspicabilmente positiva.

Anna Maria Visser Travagli, archeologa e museologa, ha diretto i Musei Civici di Arte Antica di Ferrara e insegnato Museologia all’Università di Ferrara. Dal 2004 al 2010 è stata membro del direttivo di ICOM Italia (International Council of Museums).

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