
È lecito in questi casi chiamare in causa la psicopatia?
Ho chiamato in causa la psicopatia per diversi motivi, per esempio, come già scritto nell’introduzione del libro, ormai quando si parla di relazioni dolorose, è quasi diventato uso comune dire “mi innamoro solo di psicopatici”, “il mio ragazzo è uno psicopatico”, “anch’io sono una psicopatica”, solo per citare alcune espressioni ormai entrate nel lessico giovanile e non solo. Considerato quindi, che tale terminologia ricorre spesso nella descrizione di queste relazioni, ho ritenuto utile descrivere il costrutto di psicopatia per meglio comprendere le personalità psicopatiche e per fare chiarezza su questa terminologia, come già detto, utilizzata soprattutto da giovani, inoltre, ho parlato degli psicopatici, in quanto personalità caratterizzate da tratti altamente narcisistici ed egocentrici, nonché persone che posseggono tutte quelle caratteristiche che stano alla base di molte relazioni perverse che fanno tanto soffrire, e che non hanno nulla di erotico o di morale ma semplicemente narcisistiche.
Quali componenti narcisistiche caratterizzano la psicopatia?
Premetto che gli psicopatici sono degli individui che usano fascino, manipolazione, intimidazione e violazione per controllare gli altri e per ottenere ciò che vogliono, e sono dei soggetti privi di morale e di empatia. La psicopatia è caratterizzata da un fattore interpersonale affettivo, e da un fattore comportamentale, quest’ultimo è caratterizzato da alcuni aspetti come per esempio impulsività, ricerca di nuovi stimoli, versatilità criminale, da una mancanza di obiettivi a lungo termine, solo per citarne alcuni, invece il primo fattore, quello interpersonale affettivo è caratterizzato da tutti quegli aspetti che sono altamente correlati con il narcisismo, quali, loquacità e fascino superficiale, senso grandioso del sé, menzogna patologica ed impostura, manipolazione, totale assenza di rimorso e di senso di colpa, affettività superficiale, incapacità ad accettare la responsabilità delle proprie azioni, insensibilità e mancanza di empatia, quest’ultima tra l’altro, è la caratteristica che contraddistingue gli psicopatici dai comuni criminali. Quindi possiamo dire che i soggetti psicopatici posseggono tutte quelle caratteristiche tipiche del narcisismo, o per usare un termine ancora più appropriato del narcisismo maligno, inoltre, si contraddistinguono per quella triade nera formata da sadismo, narcisismo e machiavellismo che contribuisce a rendere questi individui soggetti privi di qualsiasi scrupolo che riescono a prendere e a fare quello che vogliono senza un minimo senso di colpa violando norme e divieti sociali, e qualsiasi donna che interagisce con soggetti del genere, si troverà ad essere trattata come un oggetto da controllare e da possedere, verrà idealizzata e subito dopo svalutata.
Quali dinamiche attivano la violenza fisica o psicologica in tante storie amorose?
Le dinamiche che intercorrono a scaturire la violenza fisica o psicologica nelle relazioni amorose sono tante e non possiamo semplificarle o ridurle ad una sola causa, ovviamente contribuiscono tanto le organizzazioni di personalità dei due partner. In genere una delle cause che scatena le violenze potrebbe essere la paura dell’abbandono, che riattiverebbe vecchi conflitti preedipici non risolti in questi uomini, infatti se osserviamo bene alcuni omicidi riportati dalle cronache, possiamo notare che molti di questi uomini hanno ucciso le loro donne perché non sopportavano di essere lasciati, quindi in questi omicidi non c’è quasi mai il terzo, potremmo dire che sono mossi da una paura di essere abbandonati, di interrompere quella simbiosi che richiamerebbe la relazione primaria con la madre, invece, nei casi in cui c’è il terzo, quindi l’amante, per esempio nei casi in cui la moglie lascia il marito per mettersi con un altro, in questi casi si potrebbe parlare di delitti edipici, ma nei delitti edipici ad essere eliminato in genere non è la moglie bensì il rivale in amore. Inoltre, per rendere l’idea di violenza perpetrata da alcuni uomini ai danni delle donne, è opportuno distinguere una violenza reattiva da una violenza predatoria, i soggetti caratterizzati da violenza reattiva potrebbero essere quelli che comunemente definiamo delle “teste calde” che vanno subito in escandescenza, le donne che si troveranno ad interagire con questi soggetti potrebbero essere bersaglio della loro violenza fisica, metaforicamente parlando potremmo paragonare tale violenza a quella del “pitbull”, invece, la violenza predatoria la si può paragonare al “cobra” è una violenza pianificata, subdola, psicologica, questi soggetti riescono a paralizzare la vittima solo con lo sguardo, quindi le donne che avranno a che fare con partner del genere si troveranno sempre in situazioni in cui dovranno pensarci due volte prima di dire una parola per paura di suscitare la rabbia nel proprio compagno, penseranno di aver sbagliato nel dire qualche parola di troppo, o nell’essere state forse troppo gentili al tavolo con qualche amico in comune, e dove tutto viene vissuto in un clima di terrore psicologico. Queste personalità psicopatiche inoltre, sono fortemente caratterizzate da un’eccessiva forma di sadismo, ma non inteso solo a livello sessuale, bensì rivolto a tutte le sfere delle relazioni interpersonali, sadismo che reggono attraverso il meccanismo del dominio, del trionfo e del disprezzo. Loro, per mantenere intatto il proprio senso del sé, hanno la necessità di dominare l’altro, e non importa che sia fidanzata, amico o conoscente, tutta la loro sfera interpersonale è contraddistinta da questa forma di sadismo, di cui lo psicopatico se ne serve per mantenere intatta la propria onnipotenza ed esercitare il potere, per queste personalità, gli altri vengono percepiti come oggetti persecutori, potenti e pericolosi, diventando quindi per loro, degli oggetti da controllare, dominare e distruggere.
In che modo è possibile leggere e interpretare le dinamiche amorose tramite identificazioni narcisistiche e masochistiche?
Quando parliamo di dinamiche amorose, pensiamo all’amore reciproco, al rispetto del partner, all’autonomia e alla libertà, purtroppo non tutte le relazioni si basano però su questi presupposti, ma si contraddistinguono invece per essere costituite da un amante che da tutto se stesso e un amato che riceve senza dare nulla, da un sadico e da un masochista, da chi insegue e da chi sfugge, relazioni che diventano perverse, in cui uno dei partner detiene il dominio ed il controllo dell’altro. Alla base di molte relazioni perverse, potrebbero esserci da parte della donna delle identificazioni complementari o concordanti con alcuni aspetti del proprio partner. Attraverso le identificazioni complementari, la donna si identifica con quello che lo psicopatico pensa dell’oggetto, quindi opposte al sé dello psicopatico, ed in genere in tali identificazioni rientra quella masochistica, in cui la donna diventa l’oggetto che lo psicopatico svaluta. Nelle identificazioni concordanti invece, la donna si identifica in maniera inconscia ad alcuni aspetti del sé dello psicopatico, che sono aspetti altamente narcisistici, e rientra in tali identificazioni quella sadica, in cui la donna si identifica con l’aspetto sadico del compagno ma che non riconoscerà mai come una parte del proprio sé, tale identificazione potrebbe affondare le radici in quell’identificazione con l’aggressore, sviluppata in seguito all’aver vissuto esperienze precoci con genitori trascuranti o abusanti. Nell’identificazione sadica, la donna potrebbe mettere in atto una forma di voyeurismo come meccanismo difensivo dal sadismo, scinderlo quindi dalla coscienza ma gratificandolo ugualmente con l’atto dell’osservare, quindi poter partecipare alla violenza senza sporcarsi le mani. Ritengo quindi che alla base di molte relazioni perverse, si intrecciano delle identificazioni inconsce che ruotano attorno al narcisismo ed al masochismo.