“Maria Montessori. Una vita per l’infanzia. Una lezione da realizzare” di Valeria Rossini

Prof.ssa Valeria Rossini, Lei è autrice del libro Maria Montessori. Una vita per l’infanzia. Una lezione da realizzare edito da San Paolo: di quale importanza è, nella storia della pedagogia, il pensiero di Maria Montessori?
Maria Montessori. Una vita per l’infanzia. Una lezione da realizzare, Valeria RossiniMaria Montessori ha rappresentato e continua a rappresentare un punto di riferimento imprescindibile per la pedagogia moderna, caratterizzata da un attento sguardo scientifico sull’educazione, da una solida impostazione interdisciplinare e da una inesauribile vocazione pratico-progettuale. In particolare, la pedagogia montessoriana ha saputo coniugare la cura per i bambini con disabilità con metodologie didattiche inclusive, riformando la cultura dell’infanzia e il mondo della scuola attraverso un pensiero in grado di raccogliere le sfide del progresso scientifico e le urgenze delle questioni sociali. Partendo dall’educazione, Montessori dimostrò che è possibile trasformare le condizioni sociali di vita dell’infanzia disagiata e perseguire il benessere dei popoli e l’armonia tra le nazioni. Per questo, la sua pedagogia può essere considerata fondamentale non soltanto nel campo della formazione scolastica, ma anche nel più vasto terreno dell’educazione sociale e ambientale. Il Metodo Montessori nasce e si sviluppa in stretto contatto con l’esperienza esistenziale della sua fondatrice che, dopo aver intrapreso gli studi medici, diventa una educatrice e una pedagogista famosa in tutto il mondo, ma anche una riformatrice e un’attivista impegnata a rincorrere la speranza di un mondo giusto, rinnovato nei principi e nei valori. Il respiro planetario del suo contributo scientifico ha reso il pensiero montessoriano motore di sempre nuove ricerche in ambito pedagogico, che incrociano questioni teoriche ed epistemologiche quali il rapporto tra scienza e fede, la relazione educativa e l’immagine di bambino, insieme ad aspetti metodologici e pratici quali la didattica inclusiva, la gestione della classe, l’educazione familiare e la cittadinanza.

Quali vicende segnarono la vita della grande pedagogista?
Maria Montessori fu una bambina molto amata e seguita dai suoi genitori. Tuttavia, nel suo percorso formativo dovette fare i conti con alcuni pregiudizi che all’epoca ostacolavano la vita e la carriera delle donne. Tra questi, l’idea che fosse sconveniente per una ragazza studiare Medicina, in ragione della necessità di vedere e toccare corpi nudi nell’aula di dissezione. La sua ferrea determinazione e il profondo interesse per il mondo medico la portarono a intraprendere contro ogni perplessità gli studi di Medicina e a esercitare la professione medica nella Clinica Neuropsichiatrica dell’Università di Roma. In quel contesto, venne a contatto con figure di spicco quali Bonfigli e De Sanctis. Da qui, iniziò un percorso professionale fortemente influenzato dai fondamentali contributi di scienziati come Itard e Séguin, che la introdussero allo studio dei cosiddetti “anormali”, ossia fanciulli con disabilità neuropsichiche per i quali Montessori desiderava migliori condizioni di vita e maggiori opportunità di assistenza ed educazione. Un’altra vicenda fondamentale nella vita della dottoressa fu la relazione sentimentale con il collega Giuseppe Montesano, da cui nacque il figlio Mario. Diverse ragioni condussero Maria a non tenere il bambino con sé e a non unirsi in matrimonio con il padre. Gli ultimi anni del diciannovesimo secolo furono caratterizzati da numerosi viaggi e dalla partecipazione ai Congressi Pedagogici, da cui prese avvio un Corso per insegnanti e poi la Scuola Magistrale Ortofrenica, deputata alla formazione dei docenti specializzati nell’educazione dei bambini con disabilità. La svolta decisiva nella vita professionale della dottoressa avvenne nel 1907, quando fu inaugurata la prima Casa dei Bambini nel quartiere di San Lorenzo in Roma. Un altro momento cruciale della sua vita fu il viaggio negli Stati Uniti, dove tornò nel 1915, accompagnata dal figlio diciassettenne che aveva ripreso con sé. Il primo Novecento vide la proliferazione e la diffusione delle scuole montessoriane in Italia e all’estero.

Inizialmente appoggiato dal fascismo, il metodo montessoriano fu poi osteggiato dal regime. Il clima politico costrinse Montessori a trasferirsi in Spagna, da dove fuggì a causa della guerra civile.

Dopo aver vissuto in Inghilterra, in Olanda e in India, e avere viaggiato in tutto il mondo, si spense in Olanda nel 1952.

Quali tratti caratterizzavano la personalità di Maria Montessori?
La dottoressa anconetana era una donna dotata di un impareggiabile talento, un’inesauribile curiosità e un’incrollabile forza d’animo. La sua personalità era ricca di sfumature e qualche ambivalenza. La sua intelligenza acutissima si coniugava con un grande senso dell’umorismo e un vitale entusiasmo. Ella fu omaggiata e quasi venerata in molte occasioni, e contestualmente duramente attaccata e osteggiata. Il rigore della sua postura scientifica si stemperava nella dolcezza del suo sguardo verso i bambini. Si narra che usava esercitare un controllo stretto e costante sulle sue collaboratrici, delle quali nello stesso tempo si fidava quasi ciecamente, avendo molto a cuore la loro formazione. I tratti della sua personalità che hanno maggiormente condizionato le sue scelte di vita sono stati senza dubbio la determinazione, il coraggio e l’anticonformismo, che hanno sostenuto i suoi progetti anche nei momenti più difficili. I biografi hanno parlato di lei come di una donna ricca di contrasti e contraddizioni: Maria Montessori aveva allo stesso tempo verso il mondo un atteggiamento leggero e severo, pratico e teorico, direttivo e permissivo, aperto e chiuso. La sua passione per la scienza, le sue battaglie femministe, la volontà di accostarsi agli ultimi per risollevarli da un destino segnato hanno fatto di lei un personaggio scomodo, che non ha mai avuto paura di scontrarsi con paradigmi disciplinari e correnti politiche a suo avviso incapaci di sostenere il progresso sociale e realizzare un futuro migliore per tutti.

Quando e come prende forma il suo metodo educativo?
Il suo metodo educativo prende forma in concomitanza con la costruzione di un nuovo modello di scuola, chiamato “Casa dei Bambini”, che nasce nel 1907 nel popolare quartiere romano di San Lorenzo, per poi diffondersi in tutto il mondo interessando ogni grado scolastico. Nelle “Case dei Bambini”, così chiamate per sottolineare la loro funzione di ponte tra contesto familiare e contesto sociale, fu possibile sperimentare i progressi intellettuali, morali e sociali dei bambini, che potevano disporre di un ambiente a misura dei loro bisogni educativi, del supporto di un’insegnante (chiamata direttrice) che interveniva in modo indiretto e mai impositivo, e di materiali costruiti in funzione delle caratteristiche dello sviluppo infantile. Il punto di partenza del metodo fu lo studio fisiologico dei bambini, i quali erano soggetti a misurazioni (della statura, del peso, della circonferenza della testa e del torace) e poi aiutati a sviluppare le loro potenzialità in un clima di libertà e autonomia.

Le particolari condizioni nelle quali il metodo si articolò resero possibile l’analisi dei prerequisiti dell’azione educativa efficace, che doveva basarsi su una preparazione scientifica dell’insegnante e sulla conoscenza delle più moderne teorie psicopedagogiche.

Come si articola il metodo educativo montessoriano?
Il metodo Montessori persegue una finalità essenziale che è l’autonomia del bambino, intesa come la sua capacità di muoversi nell’ambiente che lo circonda, modificandolo in funzione delle proprie esigenze. Per raggiungere questa finalità, è necessario che si realizzino tre condizioni cruciali, che costituiscono di fatto le fondamenta del metodo:
– un ambiente a misura di bambino;
– la libera scelta delle attività;
– il materiale scientifico.

L’ambiente montessoriano è stimolante, sicuro, attraente e ordinato, strutturato ad hoc per rispondere alle esigenze infantili realizzando attività pratico-operative in cui i bambini potessero esercitare le loro funzioni manuali, motorie, esplorative, ludiche, sociali. La libera scelta delle attività risponde al bisogno di garantire un setting libero, in cui il bambino sceglie l’oggetto o il compito su cui concentrare la propria attenzione, sviluppando la capacità di prendersi cura dell’ambiente (naturale o di aula) e di progredire nelle acquisizioni intellettuali e morali.

Il materiale scientifico è lo strumento che consente al bambino di orientarsi nel mondo, sviluppando la capacità di analisi, di astrazione, in sostanza di autoregolazione dell’apprendimento, fuori da ogni precoce scolasticismo o indebita interferenza dell’adulto.

A quasi settant’anni di distanza dalla sua morte, qual è l’eredità di Maria Montessori?
Maria Montessori ha lasciato un’eredità impegnativa e preziosa, che si tratta di custodire con un duplice impegno. Da un lato, è necessario rivedere alcune interpretazioni parziali e distorte del Metodo e della sua fondatrice, che nel passato oscillavano tra adulazione e demolizione, con una forte influenza ideologica e con evidenti scopi strumentali. Fortunatamente, negli ultimissimi decenni le ricerche storiografiche hanno ricostruito la personalità e il lascito di una donna, scienziata e cittadina che in vita non ebbe la considerazione che meritava. Dall’altro, è fondamentale impegnarsi a un’attualizzazione del metodo in funzione delle trasformazioni che hanno interessato l’infanzia, la scuola, la famiglia e la società nel terzo millennio. In particolare, gli studi psicopedagogici dovranno intrecciarsi con le più recenti scoperte neuroscientifiche e con le pervasive innovazioni didattiche, per documentare e ottimizzare le ricadute della pedagogia montessoriana nell’educazione di un bambino diverso da quello del secolo scorso, immerso nelle tecnologie digitali e nella realtà interculturale.

Valeria Rossini è professoressa associata di Pedagogia generale presso l’Università degli Studi di Bari “A. Moro”, dove insegna Pedagogia sociale e interculturale e Pedagogia della marginalità. È membro del Collegio di Dottorato in “Scienze delle relazioni umane” e Delegata di Dipartimento all’“Orientamento, Tutorato e Tirocinio”. I suoi interessi di ricerca spaziano dalla pedagogia dell’infanzia alla formazione dei docenti, con particolare attenzione per l’inclusione scolastica e il disagio minorile. È autrice di numerose pubblicazioni, tra cui monografie, saggi e articoli scientifici.

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