
Di cosa è fatta tale mappa?
La Mappa, anzi le Mappe, ordinano e dispongono nello spazio le percezioni condivise che la comunità della poesia italiana – qui rappresentata da una giuria di quasi cinquanta poeti e poete, critiche e critici, giornalisti, studiosi etc, – ha di sé stessa. La finalità del progetto era quella di giungere a una rappresentazione complessiva di questo mondo, che ha al suo interno una grande varietà e ricchezza di tendenze e correnti, e che si sta trasformando nel tempo. In un certo senso, la Mappa è una fotografia, e come tutte le fotografie ha un inevitabile carattere storico: con gli anni la percezione che ne abbiamo muterà, perché si trasformerà la realtà e saremo noi stessi a trasformarci.
Il libro mette insieme diversi saperi, dalla critica letteraria alla geografia e all’antropologia, dalla statistica all’analisi dei dati, alla network analysis, con le sue implicazioni di intelligenza artificiale, fino alle digital humanities e la lettura dei corpora: quale contributo offrono, queste discipline, alla conoscenza della poesia italiana?
La poesia in generale, e la poesia contemporanea in particolare – qui ci concentriamo sulla poesia italiana – è un oggetto inesauribile, che può essere studiato da una molteplicità di punti di vista. Ogni diverso campo di studio apre una prospettiva nuova, e, vorrei sottolinearlo, si confronta con le altre: non si tratta di abbandonare metodi vecchi per i nuovi, ma di affiancare i risultati che le digital humanities possono offrirci al fondamentale lavoro di scavo e di esegesi delle discipline critiche tradizionali. L’analisi dei dati ci ha permesso di compiere uno studio approfondito della percezione che la poesia italiana ha di sé stessa, e per certi versi della ricezione dell’opera dei singoli poeti, ma soprattutto ci consente di tracciare un quadro generale che aiuta la visualizzazione globale, la messa a fuoco potremmo dire, non di un solo autore o autrice, ma di quell’autore o autrice all’interno di un campo di connessioni e di relazioni, o di relazioni mancate: di un campo di forze, fatto di presenze e di assenze. E questo esercizio, per chi studia la poesia italiana contemporanea ma anche per chi semplicemente ne è appassionato, è a mio avviso di grande utilità, perché fornisce una preziosa visione d’insieme.
Ad un primo gruppo di lavoro di nove poeti – Maria Borio, Maria Grazia Calandrone, Mario De Santis, Maddalena Lotter, Renata Morresi, Vincenzo Ostuni, Luigi Severi, Italo Testa e Gian Mario Villalta – se ne sono poi aggiunti molti altri, sino ad arrivare ad una lista di più di un centinaio di poeti da sottoporre a mappatura: come si è giunti alla lista dei poeti analizzati per la Mappa?
Tramite la discussione e il confronto tra questi nomi e con me, nella due giorni di lavoro dedicata alla ricerca sulla Mappa, allora ancora agli albori, che si è tenuta dal 2 al 4 ottobre 2018 nel corso della prima edizione del Festival diffuso di poesia e scrittura I quattro elementi, organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura di Madrid. Teniamo conto che si tratta gruppo di autori ed autrici molto variegato. Chiunque conosca il mondo della poesia italiana contemporanea leggerà nei soli nomi le differenti età, le provenienze geografiche, la molteplicità delle posizioni poetiche, ma anche delle posture esistenziali che vi sono rappresentate. A questo primo gruppo di lavoro è toccato il compito che poi avrebbe determinato tutti gli altri: definire i parametri – o categorie, o caratteristiche, o variabili – che consentissero con qualche legittimità di raccontare, rappresentare, tradurre la poesia italiana contemporanea in diagramma e in immagine. E scegliere, anche naturalmente, tutti insieme, le poete e i poeti da includere nel lavoro di ricerca della Mappa. Certo, sarebbe stato bello “mappare” tutte e tutti i poeti e le poeti attivi oggi in Italia, ma un compito del genere sarebbe stato anche impossibile da portare a termine. Ci siamo quindi concentrati sulla “terra di mezzo” che va dai trenta ai sessant’anni, alla data di definizione della lista, e che naturalmente racchiude autori variamente affermati, o anche molto appartati. All’epoca in cui la lista è stata stilata, i poeti e le poete selezionati erano tutti viventi, poi purtroppo un nome importante come Mario Benedetti – il cui lavoro viene molto valorizzato dalla Mappa, insieme, per esempio, a quello di Antonella Anedda – è venuto a mancare.
Quali parametri sono stati adottati per raccontare, rappresentare e tradurre la poesia italiana contemporanea in diagramma e in immagine?
I parametri, che sono stati scelti dal primo gruppo di lavoro sono 7, Affettività, Assertività, Conoscenza, Io, Mondo, Performance e Sperimentazione. Sono categorie molto ampie, sicuramente polisemiche e se vogliamo inesauribili, ma per poter confrontare le percezioni che il mondo della poesia italiana ha dei suoi poeti era necessario ancorare queste stesse percezioni a un set di variabili condivise, che rappresentano concetti in uso, e comunque utili, per parlare di poesia. Naturalmente si sarebbero potute scegliere (anche) altre variabili, ma è su queste che la prima giuria, o primo gruppo di lavoro, ha trovato un accordo. Del resto, un esercizio come quello della Mappa è di necessità storicamente, empiricamente determinato. Alla più ampia giuria, di una cinquantina di persone – critici, studiosi, poeti – che ha poi provveduto a “votare” i poeti secondo i parametri sono state fornite le descrizioni che riporto sinteticamente qui:
Affettività
C’è un colore, e un calore umano, o ritenuto tale da chi scrive, in questo/a poeta? Esiste una presenza, per chi scrive e in ciò che scrive, dei sentimenti e degli affetti? E in che misura è palpabile e conta? Questa poesia intende anche toccare il lettore o parlare solo a mente o intelletto? L’universo tende a riscaldarsi o a raggelarsi, almeno nel momento in cui stiamo leggendo?
Assertività
Il/La poeta si fa coscientemente portatore, di una visione del mondo nella poesia? “Dice” qualcosa? Ha “qualcosa” da dire? O tende a cancellarsi nel linguaggio, nel suo sistema, asintoticamente nel mondo, o in altro?
Conoscenza
Il/la poeta fa della sua poesia, o ritiene di fare, uno strumento di nuova conoscenza? O si muove all’interno di un mondo condiviso e conosciuto? Quanta esplorazione c’è? Ci stiamo allontanando da un porto? o invece vi facciamo ritorno? E la possibilità della conoscenza, se esiste, è a che prezzo?
Io
Il/la poeta “dice io”? C’è un soggetto che ci parla? Questo soggetto è spesso/sempre lirico o assume anche altre forme? L’incidenza di questo soggetto è crescente?
Mondo
Esiste il mondo esterno, per questo/a poeta? In che misura entra nel testo? Con violenza, sottilmente? Siamo in un teatro della mente, in una casa-corpo, o c’è spazio per qualcosa là fuori? La natura, la Storia?
Performance
Il/la poeta considera completa una posizione di centralità del testo, o si serve in relazione al testo, e in che misura, del corpo e della voce? È, o è considerato performativo/a? In tutto il suo percorso, o solo in alcune fasi di esso? E questo legame tra testo e voce/corpo, è effettivamente strutturale, o è in qualche misura aggiunto?
Sperimentazione
Questo/a poeta si esprime anche attraverso innovazione nella forma, intesa in modo ampio, e senza necessariamente un legame con la tradizione dell’avanguardia/neoavanguardia? O vive piuttosto in una continuità, comunque intesa, di forme e linguaggi dal passato e del presente?
È molto importante precisare che ai giurati della giuria estesa è stato chiesto, votando, di esprimere un giudizio descrittivo – in numeri in scala da 1 a 10 – rispetto alla presenza o meno di una certa caratteristica nell’opera dei poeti presi in esame, non un “giudizio di valore” classicamente inteso come giudizio di apprezzamento e di gusto. Questa distinzione è fondamentale per capire l’operazione della Mappa.
Cosa è dunque emerso dal Vostro lavoro?
Non una sola Mappa, come accennavo prima, ma una molteplicità di Mappe, di letture, di approfondimenti, di taglio diverso. E una conclusione chiara e certa: la poesia italiana contemporanea, a dispetto di tutte le difficoltà, esiste, è viva, legge e interpreta il mondo che la circonda, e getta uno sguardo nuovo su tempi inesorabilmente nuovi. A partire dall’esperimento, laico e storico, della Mappa – che per altro, potrebbe anche essere replicabile, prima o poi nel futuro – molti sono gli studi che si potrebbero condurre, i dati hanno ancora tanto da dire.
A partire da questo esercizio su come la poesia italiana pensa sé stessa, sarebbe a mio avviso interessante andare ad approfondire soprattutto l’opera di quei poeti e di quelle poete che svolgono un ruolo di ponte tra diverse (e a volte estreme) tendenze, tracciando strade inedite tra l’area del riconoscimento della poesia in una comunità, numericamente maggioritaria e che attraversa tre generazioni, e l’area della ricerca e della sperimentazione, che trae la sua forza da una sua certa compattezza nel tempo e nello spazio, e anche se vogliamo generazionale. Ma questo, appunto, è solo uno degli approfondimenti possibili a partire da questo lavoro, che non privilegia un metodo su tanti ma che è aperto a molti e diversi punti di vista come dimostrano i saggi e le rappresentazioni grafiche che compongono il volume, e che sono a firma di Emmanuela Carbé, Chiara Faggiolani, Jesús López Fidalgo, Elio Mazzacane, Marina Misiti, Matteo Meschiari, Leire Alegría Murillo, Barbara Pastorini, SciamLab, Gianluigi Simonetti, Lorenzo Verna e Maurizio Vivarelli.
Il fatto che la Mappa immaginaria della poesia italiana contemporanea sia andata in ristampa appena uscita, nel giro di una decina di giorni – in un mese come dicembre che dal punto di vista editoriale e librario di solito privilegia libri di taglio diverso – insieme all’attenzione che questo lavoro, che ha potuto contare sul sostegno di tante e tanti studiose e studiosi, artiste e artisti, sta suscitando, è a mio avviso un chiaro indizio di come il mondo della poesia italiana contemporanea senta il bisogno di fare il punto su cosa sta accadendo al suo interno. Mi auguro, quindi, che questo studio possa poi confrontarsi con molti altri, e che numerosi siano in futuro, a partire dalla Mappa, i momenti di incontro – possibilmente anche fisico – e di dialogo in festival e convegni.
Laura Pugno collabora con “L’Espresso” e “Le parole e le cose” e co-cura la collana “I domani” di Aragno. Ha ideato il festival di poesia I quattro elementi (Madrid 2018-2019) e la serie di podcast Oltrelontano. Poesia come paesaggio per Radio3Suite. Dal 2015 al 2020 ha diretto l’Istituto Italiano di Cultura di Madrid. Tra gli ultimi libri, i romanzi Sirene e La ragazza selvaggia, Premio Campiello Selezione (Marsilio 2016-2018); il saggio In territorio selvaggio (Nottetempo 2018); l’Oracolo manuale per poete e poeti, con G. Mozzi (Sonzogno 2020) e le poesie di Noi (Premio Fortini 2021, Amos 2020).