“Manuale di pedagogia interculturale. Risposte educative nella società globale” di Agostino Portera

Prof. Agostino Portera, Lei è autore del libro Manuale di pedagogia interculturale. Risposte educative nella società globale edito da Laterza: perché è necessario e urgente ripensare il ruolo dell’educazione nelle società democratiche odierne?
Manuale di pedagogia interculturale. Risposte educative nella società globale, Agostino PorteraIl mondo che abitiamo è drasticamente e ineluttabilmente cambiato. La terra sotto i nostri piedi, l’aria che respiriamo, l’acqua e il cibo che ingeriamo non sono più gli stessi. Istituzioni, luoghi di vita, di apprendimento e di lavoro, sono caratterizzati da crescente globalizzazione, complessità e interdipendenza. La diversità, da elemento marginale, diviene sempre più una caratteristica stanziale e fondante delle società contemporanee; diversità che scaturisce non solo da differenti usi, costumi, lingue, religioni o colore della pelle, ma soprattutto da persistenti iniquità sul piano socio-economico e politico fra Paesi diversi o fra esseri umani degli stessi stati nazionali. In seguito di ciò, tutti i cittadini della terra necessitano di acquisire elementi adeguati per la comprensione delle nuove situazioni. Peraltro, diviene necessario e urgente imparare a gestire in maniera preparata conflitti (aumento di stereotipi e pregiudizi, esclusioni e discriminazioni) e opportunità (possibilità di incontro, di scambio e di arricchimento sul piano culturale, politico, economico) connessi con tali radicali mutamenti. Come elemento precipuo a tale preparazione, sempre più studiosi e istituzioni individuano la formazione alle competenze interculturali.

Per esempio, fra le istituzioni che si sono maggiormente impegnate per la promozione dell’educazione e delle competenze interculturali, soprattutto troviamo il Consiglio D’Europa. I primi impulsi sono riscontrabili a partire dei suoi principi costitutivi, ossia la promozione di diritti umani, democrazia e il ruolo della legge per la salvaguardia di equità e giustizia. A partire dai primi documenti degli anni Settanta, è stata indicata la cruciale importanza dell’educazione al dialogo interculturale per affrontare al meglio i molteplici mutamenti e la complessità all’interno e all’esterno dei Paesi europei. Nel documento White Paper on Intercultural Dialogue: “Living together as equals in dignity è stato sancito il ruolo del dialogo interculturale e delle competenze interculturali come cruciali per salvaguardare lo sviluppo di diritti umani, democrazia e il ruolo delle leggi. Rispetto alle competence interculturali, particolarmente significativi sono il documento del 2014, Developing Intercultural Competences Throgh Education, e il recente documento del 2018, Reference Framework of Competences for Democratic Culture, laddove si ribadisce l’importanza di acquisire competenze interculturali non solo a scuola ma in tutti i settori della vita civile.

Quali sono le più recenti acquisizioni teoriche nei settori della pedagogia e delle competenze interculturali?
Oggi grazie più recenti dichiarazioni sul piano internazionale, ai numerosi progetti e documenti europei e italiani, trattare di competenze, specie a scuola, oltre a necessità è diventata una moda. Come affermo nel mio Manuale di pedagogia interculturale, alla luce dei più recenti studi e ricerche, il problema principale è che, nonostante sul piano educativo e a scuola vi sia un disperato bisogno di competenze, i concetti di comunicazione e competenze interculturali, coniati negli Stati Uniti negli anni Cinquanta, ancora oggi conservino la matrice anglosassone (americana) e palesano una natura meramente strumentale. La cornice temporale e culturale in cui si sono sviluppati, – seguita da numerosi autori e pubblicazioni scientifiche-di natura occidentale, tesa alla persuasione, vendita o convincimento (talvolta manipolazione) dell’Altro, potrebbe risultare non solo riduttiva e per certi aspetti anche pericolosa. Occorre quindi radicare tali competenze alla pedagogia realmente interculturale. Se è vero che ogni essere umano, in ogni periodo storico e in ogni luogo, detiene un imprescindibile, fondamentale bisogno di essere educato (senza la presenza fisica e il competente ruolo dell’educatore, il neonato non riuscirebbe neanche a sopravvivere), è anche vero che nel tempo della globalizzazione e dell’interdipendenza planetaria tutta l’educazione andrebbe coniugata in maniera interculturale. A mio parere, l’approccio della pedagogia interculturale rappresenta una vera e propria rivoluzione copernicana: concetti come “identità” e “cultura” non sono più intesi in maniera statica, bensì dinamica, in continua evoluzione; l’alterità, l’emigrazione, la vita in una società complessa e multiculturale non sono considerate come rischi di disagio o di malattie, ma come delle opportunità di arricchimento e di crescita individuale e collettiva. L’incontro con lo straniero, con il soggetto etnicamente e culturalmente differente, rappresenta una sfida, una opportunità di confronto e di riflessione sul piano dei valori, delle regole, dei comportamenti. L’approccio interculturale, mediante l’aggiunta del prefisso “inter” presuppone la relazione, l’interazione, lo scambio di due o più persone. In tal senso, l’approccio interculturale promuove il contatto, l’incontro, il dialogo e il confronto (anche saper gestire differenze di opinione, dissensi e conflitti). Sono fermamente convinto che, per far fronte alle molteplici sfide della globalizzazione e dell’interdipendenza planetaria, sul piano politico, a scuola in famiglia, nei media e nella società civile sia necessario e urgente promuovere una forma mentis interculturale, includendo tale prospettiva all’interno di ogni disciplina e attività.

Nel tempo delle globalizzazioni, quali competenze interculturali si rendono necessarie?
Prima di trattare di competenze interculturale, soprattutto a scuola e nel settore educativo occorre comprendere e radicare bene il concetto di educazione. Se esso è inteso come educere (trar fuori), a scuola, in famiglia e nel modo del lavoro sarà necessario riuscire a tirar fuori tutto il meglio della persona umana; ossia tutto ciò che è presente sia in termini di esperienze pregresse, formazione scolastica e professionale, sia e soprattutto come potenzialità, attitudini e intelligenze odierni. In educazione sarà auspicabile attuare il principio della maieutica di Socrate: saper portare alla luce saperi, abilità, vocazioni (le varie intelligenze elencate da Gardner) presenti – anche solo potenzialmente – in tutte le persone coinvolte. Nel contempo, aggiungendo il significato di educazione in termini di edere (apportare, nutrire, prendersi cura), in contesto educativo e formativo occorrerà addurre ciò che di meglio nel corso dei millenni ha prodotto la società: cultura, valori, norme e regole. Nei settori di vita civile, includere elementi di buona educazione e competenze interculturali aiuterebbe a promuovere non solo un armonico sviluppo personale ma anche il processo di socializzazione, di interazione interpersonale e di assunzione di compiti e ruoli assegnati, nel rispetto dell’ambiente fisico e naturale.

In seguito alle numerose ricerche condotte presso il Centro Studi Interculturali dell’Università di Verona, da me diretto, sono stati elaborati più modelli di Competenze Interculturali. Dalla sintesi dei risultati di una prima ricerca, tenendo conto anche della letteratura, si è voluto anzitutto evidenziare l’aspetto interattivo. Al centro è stata collocata l’Area del Sé, laddove sono state inserite le competenze che riguardano l’area del saper essere (attitudes): apertura, sensibilità, decentramento, curiosità, flessibilità (saper gestire situazioni inedite), rispetto, responsabilità, empatia. Intorno ad essa, in maniera interattiva (rappresentata dalle frecce, che in realtà dovrebbero collegare tutte le area fra di loro), si trova il settore del Sapere, dove soprattutto si rilevano: la consapevolezza del Sé culturale; le conoscenze culturali inerenti sia alla propria conoscenza di riferimento sia a quelle dell’altro (contesto, ruolo e impatto, altri punti di vista, specificità); le conoscenze linguistiche verbali, non verbali e paraverbali (meglio se più lingue). Per quanto concerne il settore specifico del Saper fare (in genere indicate come skills), in particolare si evidenziano le abilità linguistiche e comunicative (legato a ciò soprattutto il pensiero autonomo, l’ascolto attivo, e il dialogo assertivo). Di pari importanza risultano essere anche il saper esercitare le competenze inerenti l’accettazione (del nuovo e dello straniero; anche in sé), l’empatia e la congruenza. Altre capacità riguardano l’osservazione, l’analisi e l’interpretazione adeguata della realtà interna ed esterna, nonché il riuscire ad attuare relazioni positive, valutando bene le situazioni nuove, costruendo rapporti stabili e affidabili, nonché gruppi cooperativi, accoglienti e inclusivi. Specie nei rapporti di cura e di aiuto (anche professionale nel settore educativo, insegnamento, counselling) risultano necessarie anche le competenze sul piano della mediazione e della gestione di stereotipi, pregiudizi e conflitti. Nel contempo, particolarmente significativo per lo sviluppo e l’esercizio delle competenze risulta essere l’Ambiente esterno (la possibilità di disporre di tempi, spazi e luoghi adeguati per l’incontro e l’interazione), nonché la qualità delle Relazioni interpersonali: tipo di rapporto, volontà di incontro, dialogo, confronto e interazione.

Nel modello più recente, è stata infine superata la visione prettamente eurocentrica e nordamericana, includendo fra le competenze anche la visione orientale. Pertanto, la Competenza Interculturale non è trattata come disgiunta dalle competenze tout court, ma tenendo conto non solo di passate e recenti teorie della personalità e in sintonia anche con la filosofia dei Chakra e del Tao.

Quali sono le concrete possibilità di intervento operativo nelle famiglie, a scuola, nel mondo del lavoro e dei media?
Nel tempo del cosmopolitismo, della globalizzazione e dell’interdipendenza planetaria, in seguito alla forte spinta neoliberalista, attualmente si assiste ad un crescente individualismo, tecnicismo, e standardizzazione (one size fits all); il predominio del libero mercato (e profitto) senza regole e senza limiti paiono essere gli elementi centrali di molte scelte, anche sul piano scolastico e formativo. Ciò va a scapito di esigenze e bisogni di singole persone (donne e uomini, bambini, giovani, adulti anziani), specie se più deboli (rifugiati, immigrati, portatori di handicap, con disagio psichico) e di gruppi umani (specie se meno potenti economicamente o militarmente). A forte rischio vi è la comune umanità, l’ incapacità di continuare a vivere in civiltà fondate su gruppi eterogenei legati da legami solidali, di riconoscere il vero volto dell’altro (Lèvinas). È mia ferma convinzione che, per uscire dalla crisi di valori, di governabilità e di orientamento delle società postmoderne in cui viviamo oggi, è necessario soffermarsi a guardare il volto dell’Altro. Oggi è ineludibile un soprassalto della dignità umana, promuovendo un’etica condivisa. Occorre investire sull’educazione e sulle competenze realmente interculturali.

Agostino Portera è Professore ordinario di Pedagogia generale e interculturale all’Università di Verona; Direttore del Dipartimento di Scienze dell’educazione e Direttore del Centro Studi Interculturali dell’Università di Verona; Presidente del Corso di Laurea in Scienze dell’Educazione. Ha studiato Psicologia a Roma, nonché Pedagogia, Germanistica e Psicologia presso le Università di Mannheim e di Freiburg. Direttore del master in Intercultural Competence and Management, Visiting Professor presso le università di Freiburg, Southhampton, London, Thessaloniki, Pola, Würzburg, Toronto, Wellington; membro del Comitato direttivo dell’International Association for Intercultural Education, membro del comitato di redazione della rivista Intercultural Education (Carafax, London). Fra le pubblicazioni più significative: Interkulturelle Identitäten (Böhlau-Verlag, 1995); Tesori sommersi. Emigrazione, identità, bisogni educativi interculturali (Franco Angeli, 2008), (6a ed.); Educazione interculturale in famiglia (La scuola, 2004), Mediazione e gestione interculturale dei conflitti (a cura di, Franco Angeli, 2005), Globalizzazione e pedagogia interculturale (Erickson, 2006), Educabilità educazione e pedagogia nella società complessa (con L. Secco, W. Böhm, UTET, 2007), (con C. Grant) Intercultural and Multicultural Education: Enhancing Global Interconnectedness (Routledge, 2011), Intercultural Mediation, Counseling and Psychotherapy in Europe, (Cambridge Scholars Publishing, 2020), (con R. Moodley, M. Milani), Need of Education and Intercultural Identity (Routledge, 2020, con Z. Bauman).

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