“Manuale di musicoterapia. Teoria, metodi e strumenti per la formazione” di Gerardo Manarolo

Prof. Gerardo Manarolo, Lei ha curato l’edizione del libro Manuale di musicoterapia. Teoria, metodi e strumenti per la formazione pubblicato da Carocci: innanzitutto, cos’è la musicoterapia e quali sono i suoi presupposti scientifici?
Manuale di musicoterapia. Teoria, metodi e strumenti per la formazione, Gerardo ManaroloLa musicoterapia rientra nell’ambito delle terapie espressive, si tratta di un intervento con finalità preventive, riabilitative e terapeutiche che impiega l’elemento sonoro/musicale come mediatore facilitante l’avvio di una dimensione interpersonale dove sviluppare un processo di cura. La musicoterapia si fonda su competenze innate di tipo musicale che caratterizzano ogni essere umano e che sono finalizzate all’avvio di una efficace comunicazione madre/bambino, esiste quindi una musicalità innata, naturale, che nei primi giorni di vita consente lo sviluppo di una interazione fondamentale per la sopravvivenza del nascituro e per il suo sviluppo psicocognitivo. Tale interazione veicola stati psicofisici, un sentire ed un essere, configurazioni emotive e cognitive che gradualmente maturano e si definiscono. Inoltre i dati emersi dalle ricerche condotte in ambito neuroscientifico dimostrano come la musica possa costituire per il nostro cervello un ambito dove esercitare, ampliare ed integrare le sue funzioni, sostanzialmente il musicale favorirebbe una migliore integrazione delle connessioni cerebrali, oltre ad avere importanti ricadute su altre competenze, ad esempio quelle proprie del linguaggio verbale. In sintesi nella musica esiste una componente naturale, in parte autonoma dal contesto culturale, che ci consente l’avvio di processi comunicativi, lo sviluppo di una migliore regolazione emotiva, la facilitazione di percorsi riabilitativi.

Quali sono i principali modelli italiani e internazionali della musicoterapia?
In ambito internazionale esistono diverse modalità applicative. Nel 1999 in seno al Congresso della WFMT (World Federation of Music Therapy) sono stati indicati come modelli maggiormente diffusi: il modello Benenzoniano, il modello Nordoff-Robbins, la musicoterapia Cognitivo-Comportamentale, la musicoterapia analitica di Mary Priestley, la Gim (Immaginario guidato e musica). A questi allo stato attuale dobbiamo aggiungere la scuola francese connotata dal pensiero di Edith Lecourt in tema di musica e psicoanalisi, il Songwriting, la Neurologic Music Therapy e i dati emersi dallo studio del rapporto musica-cervello che suggeriscono nuove prospettive d’intervento.Per quanto concerne il panorama italiano dobbiamo ricordare l’importante contributo teorico-metodologico del pensiero di Matteo Lorenzetti, Pier Luigi Postacchini e Mauro Scardovelli che, in seno al Corso Quadriennale di musicoterapia di Assisi (avviato nel 1981), hanno delineato, pur da prospettive differenti, la specificità della musicoterapia italiana; questa può essere definita musicoterapia relazionale in quanto impiega l’elemento sonoro-musicale come mediatore facilitante lo sviluppo di una dimensione dialettica

Quali sono le terapie espressive della musicoterapia?
La musicoterapia fa parte delle terapie espressive o artiterapie, cioè di quelle tecniche che impiegano i linguaggi artistici, non verbali e verbali, per promuovere processi espressivi, comunicativi, relazionali e per migliorare la regolazione emotiva.

In che modo il cervello interpreta la musica?
La musica viene elaborata dal cervello sia in modo globale che in modo analitico, dipende dall’atteggiamento del fruitore e/o esecutore, che può per l’appunto privilegiare un approccio olistico (maggiormente afferente all’emisfero destro) o dettagliato (maggiormente afferente all’emisfero sinistro). Alla luce delle ricerche più recenti, appare necessario elaborare un modello complesso che contempli diverse modalità di elaborazione corticale; tenendo conto di un funzionamento corticale caratterizzato da una rete di connessioni integrate fra di loro e dove alcune funzione appaiono condivise, la modularità potrebbe sussistere ad alcuni livelli ed essere assente in altri, se nelle prime tappe dell’elaborazione dell’informazione l’indipendenza fra due tipi di elaborazioni diverse è possibile (ad es. quella melodica e quella temporale) nelle tappe successive che portano al riconoscimento di un brano tutte queste informazioni vengono messe assieme.

Come si struttura l’intervento del musicoterapista?
L’intervento del musicoterapista, richiesto dal paziente o dal referente clinico del caso, prevede una fase preliminare di analisi della musicalità del paziente al fine di valutare l’indicazione al trattamento e di progettare obiettivi e strategie adeguate. In questa fase si cerca di comprendere se sussiste un rapporto con l’elemento sonoro-musicale e quali ne siano le caratteristiche, vale a dire in che modo la dimensione sonoro-musicale s’inscrive nella soggettiva strutturazione personologica del paziente. Si indagano altresì le qualità strettamente musicali per delineare un profilo sonoro-musicale del soggetto, per comprendere quali aspetti sia strutturali (tempo, altezza, durata, intensità) sia sovrastrutturali (i generi musicali) siano peculiari al soggetto in questione. In musicoterapia la musica è considerata metafora del rapporto con il mondo esterno e con il mondo interno, l’intervento andando a modulare la relazione che l’individuo intrattiene con il musicale interverrà metaforicamente anche su queste due dimensioni

Quali tecniche si adottano in musicoterapia?
Il musicoterapista può mettere in atto due tecniche, la mt attiva (che propone la libera manipolazione degli strumenti musicali in un contesto improvvisativo) e la mt recettiva (che propone un dialogo fra paziente e musicoterapista per il tramite delle proposte d’ascolto formulate da entrambi i membri della coppia). Tali tecniche possono essere declinate in un contesto individuale o di gruppo. Sia la proposta attiva che quella recettiva devono essere inserite in un contesto dialettico dove i partecipanti (pz e mt) comunicano fra di loro per il tramite di un’esperienza sonoro-musicale (suonare o ascoltare)

Come si diventa musicoterapisti?
Esistono in Italia diversi corsi triennali di musicoterapia promossi da Associazioni culturali riunite nella Confiam (Confiam.it), alcuni Conservatori hanno attivato bienni sperimentali (Aquila, Ferrara, Verona), esistono infine sedi Universitarie (Pavia, Ferrara) che promuovo master annuali di specializzazione.

Quali ambiti applicativi trova la musicoterapia?
La musicoterapia si diffonde nel secondo dopoguerra del secolo scorso soprattutto in ambito neuropsichiatrico con interventi rivolti alla prima e seconda infanzia (psicosi infantile, deficit intellettivi e deficit sensomotori) e nel contesto proprio della psichiatria degli adulti (quadri borderline e psicotici). Attualmente le sue applicazioni si estendono alla psicogeriatria (involuzione senile), stati vegetativi, deficit secondari a quadri di interesse neurologico, problematiche connesse alla prematurità.

Di quale utilità è la musicoterapia nella riabilitazione psichiatrica e neurologica?
Per quanto riguarda l’ambito psichiatrico l’approccio musicoterapico consente di intervenire su pazienti a basso funzionamento attivando processi interattivi, per il tramite della componente senso-percettiva propria dell’elemento sonoro-musicale, e cercando di favorire lo sviluppo di una dimensione protosimbolica. Rispetti a pazienti ad alto funzionamento l’intervento propone una dimensione regressiva dove è possibile attivare una maggiore espressività emotiva successivamente riconosciuta e mentalizzata. Nel contesto proprio della Neurologic Music Therapy alcune intuizioni già acquisite dalla musicoterapia, cioè la funzione motivante e strutturante dell’esperienza musicale, sono definite e precisate, inoltre le proposte riabilitative rivolte ai disturbi afasici e al Parkinson appaiono particolarmente interessanti e convincenti.

Gerardo Manarolo, medico-chirurgo specializzato in Psichiatria, psicoterapeuta iscritto all’albo degli psicoterapeuti di Genova, è docente di Tecniche musicoterapiche presso il corso di Laurea per Tecnici della Riabilitazione psichiatrica dell’Università di Genova. Tra le sue pubblicazioni: Le arti terapie in Italia (a cura di Bianconi R., De Gregorio A., Manarolo G., Puxeddu V., Gutenberg, 1995); Musica e Terapia (Cosmopolis, 2001); Psicologia della Musica e Musicoterapia (Cosmopolis, 2009); Le cure musicali, applicazioni musicoterapiche in ambito psichiatrico (Cosmopolis, 2012)

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