
Lo studio delle iscrizioni è dunque importante sotto due aspetti. Da un lato ci fornisce informazioni che le fonti letterarie, attente per lo più ai grandi eventi, non ci hanno trasmesso, dalla vita religiosa alla politica locale, dalle strutture burocratiche e amministrative alle istituzioni militari, dalla vita economica a quella sociale. Dall’altro, poi, ed è a mio parere l’aspetto più interessante, ogni iscrizione, anche la più modesta, ha una storia da raccontare, una storia di donne e di uomini che furono potenti e umili, poveri e ricchi, che gioirono e soffrirono nel loro percorso umano e che vollero affidare a una pietra o a un oggetto il loro messaggio. creando così un ponte con quanti furono prima di noi, ma non diversi da noi. Il parallelo con l’Antologia di Spoon River, di E. Lee Masters, poeta che tanto si è ispirato alle iscrizioni romane, è d’obbligo.
Come si è evoluto lo studio dell’epigrafia latina?
Nel Medioevo le iscrizioni, soprattutto quelle di Roma, considerate delle curiosità, venivano raccolte nelle varie guide ai monumenti della città, destinate ai pellegrini e chiamate Mirabilia urbis Romae, con letture errate e fantasiose, che facevano nascere spesso singolari aneddoti e suggestive leggende. Con l’affermarsi dell’Umanesimo nacque un nuovo interesse verso il contenuto delle iscrizioni e a partire dal Quattrocento cominciarono ad apparire le prime raccolte in cui le iscrizioni venivano trascritte per il loro intrinseco interesse, mentre pittori come Jacopo Bellini (1400-1464) e Andrea Mantegna (1431 ca.-1506) inserirono alcuni monumenti iscritti, fedeli all’originale o variamente rimaneggiati, nelle loro opere. Per tutto il Seicento, poi, le iscrizioni, raccolte in sillogi pubblicate a stampa, vennero impiegate nel tentativo di ricostruire gli aspetti principali della vita e dei costumi dei Romani, in trattati e in saggi dove si faceva ampio sfoggio di erudizione, spesso su basi poco solide. Solo nel Settecento, grazie all’opera di Scipione Maffei (1675-1755), si ha il primo radicale cambiamento negli studi di epigrafia, soprattutto sotto il profilo metodologico, con l’affermazione che le iscrizioni sono una fonte diretta, capace di fornire dati su argomenti spesso sottovalutati o sottaciuti dalle fonti letterarie e con l’introduzione del principio dell’esame diretto del monumento epigrafico (autopsia), sancendo così il definitivo passaggio dall’erudizione alla scienza. L’Ottocento è segnato dalla creazione del Corpus Inscriptionum Latinarum, destinato a raccogliere tutte le iscrizioni dell’impero romano, progettato e realizzato da Theodor Mommsen (1817-1903), premio Nobel per la letteratura nel 1902: nel 1863 usci il primo volume, dedicato alle iscrizioni “repubblicane”, databili anteriormente alla morte di Cesare (44 a.C.), cui seguirono, cui seguirono, fino al 1936, altri 15 volumi. Si tratta di uno strumento eccezionale, che è ancora oggi usato quotidianamente dagli epigrafisti, e del quale sono in corso di pubblicazione e di redazione altri volumi, come il XVII, dedicato ai miliari dell’Impero romano. A partire dagli ultimi decenni del Novecento fino a oggi, con l’affinamento degli strumenti informatici, si sono costituite alcune banche dati, che mirano a raccogliere tutte le iscrizioni conosciute, consentendo una ricerca e una consultazione dei testi epigrafici rapida e accessibile a tutti
Quale funzione svolgevano le iscrizioni nella Roma antica?
Le iscrizioni erano il più importante mezzo di comunicazione di massa, tanto che un grande studioso francese, Louis Robert, ha definito la civiltà romana “la civiltà dell’epigrafia”, confrontandola colla nostra civiltà, chiamata comunemente “civiltà dell’immagine”. Si tratta di una comunicazione “verticale” dal potere al popolo, ma anche dal popolo al potere (non mancano, infatti, sia i graffiti che in qualche maniera contestano o deridono gli esponenti politici, sia quelli che li esaltano), e di una comunicazione “orizzontale”, ovvero interpersonale, nella quale l’iscrizione serve per comunicare sentimenti, convinzioni religiose e politiche.
Quali erano le tecniche di incisione delle iscrizioni romane?
Le tecniche erano molteplici e dipendevano essenzialmente dal materiale su cui si incideva.
Le iscrizioni monumentali su pietra venivano incise con mazzuolo e scalpello, dopo aver disegnato sulla lapide il profilo delle singole lettere; quelle su metallo, bronzo soprattutto, venivano eseguite con il cesello profilatore oppure realizzate tracciando il profilo delle lettere con una serie di punti impressi.
I marchi di fabbrica sugli oggetti in terracotta (anfore, vasellame, laterizi) venivano impresso con un timbro appositamente realizzato in legno o metallo, talora composto da lettere mobili. I graffiti, vergati con una tecnica chiamata “a sgraffio”, erano tracciati con qualsiasi oggetto appuntito, per lo più in metallo, come uno stilo o un chiodo.
Quali elementi caratterizzavano l’onomastica nelle iscrizioni latine?
L’onomastica completa di un cittadino romano maschio libero di nascita (ingenuus) si articolava nei tria nomina: prenome (nome personale: Gaio, Lucio, Publio etc.), nome (nome della famiglia: Cornelius, Calpurnius, Iulius, Tullius etc.), cognome (soprannome, col quale veniva abitualmente chiamato: Caesar, Cicero, Scipio), integrati dall’indicazione del nome del padre e dall’indicazione della tribù, ovvero del settore in cui si andava a votare. Le donne nate libere avevano il prenome, ma non lo usavano in pubblico (Gavia Maxima, Cornelia Rufa etc.). Gli schiavi avevano un solo nome, di solito derivato dal greco, dato loro dal padrone; quando uno schiavo veniva emancipato entrava di fatto nella famiglia del suo ex padrone, del quale assumeva il prenome e il nome, mentre trasformava il suo antico nome personale in un cognome e segnalando il fatto che era un liberto, con il prenome abbreviato dell’ex padrone seguito dalla sigla l. (libertus). Uno schiavo di nome Hilarus, che apparteneva a un L.Gavius Maximus, con la libertà prendeva il nome di L. Gavius L(uci) l(iberus) Hilarus.
Come venivano rappresentate le carriere nella pratica epigrafica romana?
Le iscrizioni, quelle onorarie in particolare, offrono numerose notizie riguardanti il cursus honorum, ovvero l’insieme delle funzioni e delle magistrature rivestite al servizio dello Stato o delle città, da singoli individui. L’ordine con cui esse sono presentate può essere diretto, se l’elenco comincia dalla funzione più bassa per arrivare alla più alta, inverso, se comincia dall’ultima carica esercitata dal personaggio per giungere alla prima, o misto, se presenta elementi di cursus diversi: in età imperiale, ad esempio, dopo aver percorso alcune tappe della sua carriera, un cavaliere può entrare, di solito per decisione dell’imperatore (allectio), nell’ordine senatoriale e cominciare ad assumere incarichi riservati ai senatori. Chi e stato console menziona spesso questa carica per prima, sia nei casi di ordine diretto, sia in quelli di ordine inverso. I sacerdozi sono di solito nominati a parte, prima o, più raramente, dopo gli altri uffici ricoperti.
Come vengono classificate le iscrizioni?
Le iscrizioni vengono classificate sia in base al tipo di monumento su cui sono incise (i principali sono: altare o ara, architrave, base, cinerario, cippo, lastra, miliario, sarcofago. stele, termine) sia in base al loro contenuto, per cui abbiamo iscrizioni sacre e magiche, onorarie, su opere pubbliche, sepolcrali, parietali (iscrizioni dipinte sui muri e graffiti, rupestri, su mosaico, in metrica, atti pubblici e privati (leggi, delibere del sanato, documenti emanati dall’imperatore, atti privati, iscrizioni incise su oggetti di uso quotidiano (instrumentum inscriptum).
Quali prospettive aprono le nuove tecnologie agli studi epigrafici?
Nuove tecniche di rilievo delle iscrizioni mediante l’uso di laser scanner e di software di rielaborazione sempre più sofisticati, che consentono di leggere testi praticamente invisibili, perché scalpellati in antico o consunti dagli agenti atmosferici.
Nuove tecniche di fotografia digitale, che consentono, anche con software open access di ricostruire immagini in 3D dei monumenti iscritti.
L’uso di stampanti 3D per ottenere, a costi relativamente bassi, riproduzioni molto fedeli di monumenti iscritti, da impiegare per motivi didattici o di studio.
Lo sviluppo di banche dati sempre più sofisticate, continuamente implementate, con centinaia di migliaia di iscrizioni e di fotografie, interconnesse fra loro, per facilitare ricerche incrociate.
Alfredo Buonopane è professore di Epigrafia latina e di Storia romana all’Università di Verona. È membro del comitato scientifico dell’Epigraphic Database Roma (EDR) e dell’Epigraphic Database Falsae (EDF). La sua più recente pubblicazione è Grumentum. An Epigraphical Landscape of a Roman Town in Lucania (con Ch. Laes; Brepols, 2020).