
La lettura è commisurata alla necessità di uscire da se stessi, nella mia vita il viaggio è sempre stata caratteristica principale e vocazione, per cui prima di poter avere biglietti di treno, aereo, mete da raggiungere, sogni da realizzare (o da infrangere), era chiaro che la lettura era un mezzo alla mia portata per viaggiare, non tanto per evadere, ma piuttosto per disegnare mappe di quello che mi avrebbe interessato fare in futuro. Tutto andava bene, avventura, fiabe, libri di viaggio, poi, partendo dalle prime letture, abbastanza in breve, senza accorgermene, sono passato a opere di ben maggiore complessità, che ho letto, meno male, di nascosto, quando non avevo assolutamente l’età giusta.
Può dare a chi non legge una ragione per farlo?
Per far parte di un benefico complotto contro gli stereotipi della società: le persone si ricercano per passioni comuni: stesse playstation, stesse band black metal, stesso gruppo pop, e anche stesso tipo di letture, e non necessariamente di genere o semplificate. Anche se si vuole stare isolati, la lettura permette di far parte di un mondo che è più interessante di quello dell’obbligo quotidiano (scuola, lavoro, etc).
Come si diventa scrittori?
Praticando la scrittura, i giornali un tempo erano la palestra, ora lo sono certi blog o siti, ma la rete spesso appiattisce tutto, sposta l’attenzione solo verso gli oggetti di moda più ovvii. Conta anche l’idea di praticare, anche furiosamente, per trovare la propria voce (nel senso di aggettivi, sostantivi, verbi), poi bisogna capire se esiste un lettore, e perseverare, anche quando si hanno rifiuti categorici (che accadono, e in un certo senso fanno parte del gioco).
Viene prima la passione per la lettura o quella per la scrittura?
Quella per la lettura, raccontare storie, prima che una pratica scritta, è poi comunque una vicenda orale, e qui rientriamo nei territori della vocazione, che può essere positiva o nefasta, ma è un destino con cui bisogna comunque fare i conti. Lentamente dall’orale si passa allo scritto, che è una lingua altra, a cui bisogna adattarsi.
I dati Istat evidenziano come oltre il 60% degli italiani non legga: quali a Suo avviso le cause e quali le possibili soluzioni?
Nelle scuole la comunicazione di forme brevi, se i lettori forti si appassionano a romanzoni, saghe, cicli, epopee, epiche, per molti (l’ho verificato in anni di interventi nelle scuole superiori) niente che superi le dieci pagine è tollerabile. Bisogna far capire, con esempi adeguati che si può essere divertenti nella scrittura, senza essere banali, dalla lettura di opere più brevi, talvolta si sviluppa un interesse.
È possibile educare alla lettura? Se sì, come?
Si può creare una consuetudine, lavorando ad esempio sui modelli dell’oralità, il contemporaneo è di per sé frammentato, niente vieta di far ricorso a media frequentati dai non lettori, dalle playstation alle canzoni dei gruppi trap del momento, per trovare punti di comunicazione.
La tecnologia fatta di tablet ed e-book reader insidia il libro cartaceo: quale futuro per i libri?
Ottimo, nella convivenza dei mezzi, tra moderni e antichi, venti anni fa quante chiacchiere sull’estinzione del cartaceo, ma questo non è vero. Basti pensare all’avventura di un enorme bookshop vicino a Pershing Square, Los Angeles, che un tempo basava la pubblicità sul fatto che i libri sarebbero stati estinti da lì a breve, mentre ora giocano sulle possibilità di una moltiplicazione dei mezzi di lettura, in un mondo in cui i telefoni sostituiscono sempre di più gli schermi dei computer come mezzo di lettura, si possono scaricare libri in libreria, scegliendoli con un libraio, partecipare a circoli di lettura dal vivo e in rete, condividere le esperienze.
Quali provvedimenti dovrebbe adottare a Suo avviso la politica per favorire la diffusione dei libri e della lettura?
La possibilità di avere letture brevi gratuite, come è accaduto negli anni ad esempio nella metropolitana di Milano, con lavori di scrittori attuali, ma sarebbe fantastico poterlo fare con le opere del passato, anche presentando estratti da testi che nessuno più ricorda e che spesso sono molto divertenti (vedasi Le confessioni di un italiano di Nievo, gioiello incantevole scritto da un garibaldino, senza nemmeno una goccia di retorica risorgimentale).
Quali consigli si sente di dare ad un aspirante scrittore?
Senz’altro provarsi nei mille rivoli della rete, prima di trovare, dopo molti e spesso dolorosi capitomboli, la sua strada, che talvolta non è affatto evidente, e peraltro tenendo sempre in conto che forse la strada che uno ha prescelto, non è assolutamente quella giusta. è una partita in cui facilmente si può perdere.