
Turbato fin dalla giovinezza dall’antitesi tra il bene e il male, particolarmente viva nell’animo suo, il dottor Jekyll riesce, per liberare l’umanità da simile lotta, a comporre una pozione che può spodestare temporaneamente quello dei due elementi che domina una personalità. Così, al suo primo esperimento, egli si sente improvvisamente libero e felice, sbarazzato dalla coscienza che gli impediva di esplicare una naturale malvagità fino ad allora soffocata. Bevendo una seconda volta la pozione, l’elemento malefico che in quel momento prevale è sopraffatto, ed egli ritorna l’uomo di prima.
Alla trasformazione morale, se ne accompagna una fisica, e il dottor Jekyll diviene, durante l’esperimento, piccolo, deforme, ripugnante, perché fino allora la sua vita dedicata alla virtù e al lavoro aveva impedito lo sviluppo del male. Egli chiama Edward Hyde quest’altro se stesso e, sotto quest’aspetto irriconoscibile, è libero di seguire, quando vuole, gli istinti più bassi che a poco a poco lo spingono fino all’assassinio di un gentiluomo incontrato per caso.
Sebbene il dottor Jekyll, quando riprende l’aspetto e le abitudini solite, non senta neppur rimorso di tali orrori, tuttavia questa parte malvagia, ora che trova modo di manifestarsi, minaccia di sostituirsi all’altra e divenire la sua permanente personalità, tanto che egli si trova a volte trasformato in Mr. Hyde senza aver bevuto la pozione, mentre per ritornare dottor Jekyll gli occorre doppia dose. Finché, dopo avere invano lottato contro questa tendenza, rimasto privo degli ingredienti necessari alla bevanda magica egli si uccide per sottrarsi all’arresto come assassino.
Questa è la relazione dell’avventura quale appare nel testamento del dottor Jekyll trovato dopo la sua morte, alla fine del racconto. Ma Stevenson sviluppa la vicenda in modo che il dottor Jekyll e Mr. Hyde appaiano al lettore due persone differenti, così il mistero che li circonda e che riesce incomprensibile agli amici più intimi e ai servitori stessi del dottor Jekyll contribuisce ad aumentare la tensione e l’atmosfera orrifica del racconto, che culmina nella scena finale, quando il maggiordomo Poole e l’avvocato Utterson forzano la porta del laboratorio, dove cercano invano il cadavere del dottor Jekyll, che credono assassinato da Hyde.
Questo racconto, uno dei migliori esempi del genere, raggiunge a volte un’alta potenza suggestiva e drammatica. Lo stupore del dottor Jekyll, che svegliandosi vede la sua mano divenuta la mano villosa di Mr. Hyde, è, con poche altre di Edgar Allan Poe e di Daniel Defoe, una delle scene più terrificanti della letteratura inglese.»