“Lo spazio della politica. Partiti e politiche da Berlusconi ai populisti” di Andrea Pedrazzani, Daniela Giannetti e Luca Pinto

Prof. Andrea Pedrazzani, Lei è autore con Daniela Giannetti e Luca Pinto del libro Lo spazio della politica. Partiti e politiche da Berlusconi ai populisti, edito dal Mulino. Il Vostro studio adotta una prospettiva di analisi diffusa in ambito internazionale ma meno praticata nel contesto italiano: come si sviluppa la teoria spaziale del voto?
Lo spazio della politica. Partiti e politiche da Berlusconi ai populisti, Andrea Pedrazzani, Daniela Giannetti, Luca PintoLa teoria spaziale del voto analizza la politica focalizzandosi sui processi decisionali, con l’obiettivo di spiegare e prevedere gli esiti delle scelte collettive. Una nozione cruciale alla base di questa prospettiva teorica è quella di spazio politico, inteso come l’ambiente strategico in cui i principali attori politici interagiscono. La teoria spaziale del voto può essere impiegata per analizzare le scelte operate dagli attori in vari contesti decisionali, come ad esempio la competizione elettorale, la formazione dei governi e il processo che porta all’approvazione delle leggi in parlamento. Nel nostro volume, gli strumenti analitici dell’approccio spaziale sono applicati allo studio della competizione tra i partiti italiani sia nella fase elettorale sia nella fase post-elettorale.

Le metafore spaziali vengono utilizzate di frequente quando si parla di politica, anche al di fuori dell’ambito accademico. Nel linguaggio comune siamo infatti soliti fare riferimento alle categorie di “sinistra” e “destra” per descrivere le posizioni dei partiti, le politiche attuate dai governi e gli orientamenti degli elettori. La teoria spaziale del voto rappresenta tuttavia qualcosa di più di una semplice, anche se potente, metafora. Applicato alla competizione elettorale, l’approccio spaziale si basa sull’idea che le preferenze politiche dei partiti e degli elettori possano essere descritte da qualche forma di distanza e che le alternative di scelta possano essere rappresentate in uno spazio euclideo. Il modello standard, originariamente elaborato dallo studioso statunitense Anthony Downs, prevede che i partiti competano alla ricerca di voti lungo un’unica dimensione, di solito interpretabile come il consueto asse sinistra-destra. Se una rappresentazione unidimensionale può rivelarsi adeguata in talune circostanze, specie in presenza di due soli partiti, per comprendere la competizione in un contesto multipartitico è spesso necessario ricorrere a una configurazione più complessa, che includa almeno due dimensioni politiche. Spazi politici multidimensionali sono dunque appropriati quando si studia la competizione politica nelle democrazie multipartitiche dell’Europa continentale, Italia inclusa.

In questo volume adottiamo una rappresentazione multidimensionale per capire quali dimensioni politiche sono diventate più salienti agli occhi dei partiti e degli elettori italiani e per analizzare come sono cambiate le posizioni dei partiti riguardo tali questioni nell’arco degli ultimi venti anni circa. Nel volume, i modelli spaziali sono anche impiegati per interpretare l’ingresso di nuovi attori come il Movimento 5 Stelle (M5S) nell’arena politica e per spiegare il processo di formazione dei governi italiani.

Come si misurano le posizioni dei partiti nello spazio politico?
Applicare l’approccio spaziale all’analisi di processi reali come le elezioni italiane richiede di disporre di dati empirici in merito alle preferenze dei principali attori. Per “costruire” lo spazio politico, è necessario cioè “misurare” le posizioni dei partiti politici. La letteratura di scienza politica si è ampiamente interrogata sui metodi più adeguati a raccogliere informazioni sulle posizioni politiche dei partiti. Si può infatti analizzare ciò che i partiti stessi dichiarano nei loro programmi elettorali ufficiali o più in generale nella loro comunicazione (discorsi parlamentari, comunicati stampa, ecc.). Oppure le posizioni dei partiti possono essere stimate osservando come i partiti e i loro membri che siedono in parlamento si comportano nelle votazioni in aula. Infine, è possibile ottenere dati sulle preferenze dei partiti intervistando individui che si suppone dispongano delle conoscenze necessarie: gli esperti della politica nazionale, gli stessi politici o i sostenitori dei partiti.

Il nostro volume ricostruisce lo spazio politico italiano nel periodo 2001-2018 a partire da dati ricavati attraverso la tecnica nota come “sondaggio agli esperti” (expert survey). Portato all’attenzione degli studiosi dallo scienziato politico Michael Laver all’inizio degli anni novanta, il sondaggio agli esperti si caratterizza per la grande affidabilità e versatilità dei dati forniti sulle posizioni politiche. Non a caso, il sondaggio agli esperti è stato impiegato in numerose ricerche internazionali ed è divenuto nel tempo un vero e proprio benchmark per valutare la bontà di altre tecniche.

In questo volume utilizziamo dati originali derivanti da una serie di sondaggi che hanno coinvolto centinaia di esperti della politica italiana. I sondaggi sono stati condotti seguendo il medesimo formato, in occasione delle elezioni del parlamento italiano che si sono tenute nel 2001, nel 2006, nel 2008, nel 2013 e nel 2018. Il sondaggio agli esperti utilizza un approccio “a priori” riguardo al contenuto delle dimensioni di competizione. In altri termini, gli esperti intervistati sono chiamati a collocare i partiti rispetto a una serie di dimensioni politiche predefinite. Nel nostro caso, le dimensioni individuate sono nove e hanno a che fare con la scelta tra ridurre le tasse ed espandere i servizi pubblici, la deregolamentazione del mercato, i valori, l’immigrazione, l’ambiente, il decentramento e alcuni aspetti specifici del processo di integrazione europea come l’autorità dell’Unione europea, i meccanismi che ne promuovono la responsabilità di fronte ai cittadini e la politica di sicurezza europea. Agli esperti è stato inoltre richiesto di valutare l’importanza (o salienza) che ciascuna dimensione riveste per i partiti inclusi nell’analisi e di collocare i partiti italiani sul generale asse sinistra-destra. Abbiamo utilizzato i dati sulla salienza e sulle posizioni dei partiti ricavati dai sondaggi agli esperti per costruire una “mappa” dello spazio politico relativa a ciascuna delle cinque elezioni politiche coperte da questo studio.

Come si è evoluto lo spazio politico italiano dal 2001 al 2018?
Le mappe dello spazio politico che abbiamo costruito fanno emergere un quadro dinamico della competizione tra partiti in Italia. In meno di due decenni, ossia nel periodo che va dalle elezioni del 2001 a quelle del 2018, si assiste a trasformazioni di vario tipo: mutamenti nella salienza delle principali questioni politiche che sono oggetto del conflitto partitico, cambiamenti nel numero di assi fondamentali che strutturano lo spazio della competizione, e una serie di significativi movimenti dei principali partiti lungo le dimensioni politiche chiave.

Il nostro lavoro mostra in primo luogo che la salienza delle diverse dimensioni politiche è cambiata nel tempo per i singoli partiti e, di conseguenza, anche per il sistema partitico italiano nel suo complesso. Le questioni relative alla politica economica domestica hanno gradualmente perso importanza per l’insieme dei partiti italiani, mentre – soprattutto a partire dal 2013 – è notevolmente aumentata la salienza di dimensioni di competizione che hanno a che fare con il funzionamento delle istituzioni europee. L’immigrazione rappresenta invece una delle dimensioni più rilevanti per quasi tutto il periodo considerato. Ciò significa che, almeno a partire dal 2013, i partiti italiani si sfidano alle elezioni insistendo sempre meno su questioni economiche e sempre più su tematiche di natura culturale-identitaria o su temi connessi al rapporto tra sovranità nazionale e processo di unificazione europea.

In secondo luogo, esplorando il modo in cui le varie questioni politiche sono tra loro correlate abbiamo studiato la “dimensionalità” dello spazio politico, ossia il numero di assi fondamentali che effettivamente strutturano la competizione tra i partiti. Sotto questo profilo le trasformazioni maggiormente significative si verificano nella fase più recente: nel 2013 l’asse di sinistra-destra socio-economica viene affiancato da un asse che contrappone europeismo e anti-europeismo, mentre nel 2018 i temi legati alla sinistra-destra tradizionalmente intesa formano solo il secondo asse per importanza. In occasione delle elezioni del 2018 l’asse che struttura maggiormente la competizione tra i partiti italiani corrisponde infatti a una linea di divisione di natura più culturale che economica: esso incorpora tematiche che hanno a che fare con l’Europa, l’immigrazione e i diritti civili. Questo dato sembra avvicinare il caso italiano alle dinamiche riscontrabili in altri paesi europei, in cui emergono linee di conflitto culturali variamente denominate in letteratura come “integrazione-demarcazione” o “GAL-TAN” (Green/Alternative/Libertarian-Traditional/Authoritarian/Nationalist).

In terzo luogo, l’analisi evidenzia come dal modello di competizione bipolare del periodo 1996-2006, imperniato su due coalizioni ideologicamente eterogenee al loro interno (in particolar modo la coalizione elettorale di centro-sinistra), si sia passati nel 2008 a un assetto dominato da due grandi partiti unitari – Partito Democratico (PD) e Popolo della Libertà (PdL) – che tendevano a convergere verso il centro dello spazio politico. L’ingresso del M5S nel 2013 ha poi determinato l’alterazione della struttura bipolare della competizione.

In terzo luogo, lo studio delle posizioni dei partiti nel tempo ci ha permesso di notare come il profilo dei partiti unitari del centro-sinistra e centro-destra – PD e PdL – sia simile a quello delle formazioni politiche che li hanno preceduti (Democratici di Sinistra e Margherita, Forza Italia e Alleanza Nazionale, rispettivamente). In altri termini, il profilo ideologico di quelli che oggi consideriamo partiti italiani “mainstream” si è mantenuto relativamente stabile dal 2001 al 2018.

L’analisi mostra infine che i partiti nuovi come Forza Italia – da noi osservata qualche anno dopo la discesa in campo di Silvio Berlusconi nel 1994 – e il M5S fanno il proprio ingresso nell’arena politica adottando posizioni estreme specie in relazione alle dimensioni che considerano più salienti.

Cosa ha significato l’ingresso del Movimento 5 Stelle nell’arena politica italiana?
L’ingresso del M5S nell’arena politica italiana ha influito in maniera molto significativa sulle dinamiche di competizione tra partiti che si erano potute osservare dalla metà degli anni novanta in poi. Nel 2013, alla sua prima partecipazione a una consultazione elettorale di rilievo nazionale, il M5S riesce a ristrutturare lo schema bipolare della competizione, inducendo peraltro tendenze centrifughe ben rappresentate dalla particolare posizione strategica assunta dal partito di Grillo su questioni particolarmente salienti come quelle connesse all’UE e all’immigrazione. Alle elezioni del 2013 il Movimento si colloca su posizioni vicine al centro-destra per quanto riguarda immigrazione e questioni legate all’UE, e non lontano dal PD sulle dimensioni economiche. Nel 2018 la polarizzazione dello spazio politico italiano si accentua: alcuni partiti spostano le loro posizioni sia verso destra sia verso una posizione più ostile all’UE, mentre il M5S si ritrova in una strategica posizione centrale rispetto alle questioni europee e si conferma come il terzo polo attorno al quale si struttura la competizione.

Come diversi altri studi hanno messo in luce, nel 2013 i temi ambientali erano – e continuano tuttora a essere – prominenti nella piattaforma elettorale del Movimento. Tuttavia, l’enfasi del M5S sull’ambiente non ha potuto essere sfruttata dai leader del Movimento ai fini di una strategia di ingresso di successo, in quanto il tema risultava scarsamente saliente sia per gli altri partiti sia agli occhi dell’elettorato in generale. Pertanto, nel 2013 il Movimento si è collocato agli estremi sulla dimensione pro-anti UE, che emergeva come la più rilevante a livello sistemico, per poi attenuare successivamente le sue posizioni sull’Europa e avvicinarsi alla Lega sulla questione dell’immigrazione nel 2018.

A questo proposito, i risultati del nostro volume sono coerenti con le previsioni dei modelli teorici di ingresso strategico che si trovano nella letteratura, secondo cui i nuovi partiti tendono ad adottare posizioni estreme per acquisire visibilità e proporsi come “proprietari” di una certa questione presso l’elettorato. Inoltre, i nostri dati mostrano che le strategie di ingresso dei nuovi attori si realizzano in uno spazio caratterizzato da una molteplicità di dimensioni, e non semplicemente lungo l’asse sinistra-destra. Sia in Italia sia nel resto d’Europa, i partiti cosiddetti “sfidanti” – molti dei quali sono definiti populisti – non competono tanto sulle classiche questioni economiche che per lungo tempo hanno caratterizzato lo spazio politico europeo. Tendono piuttosto ad accentuare la rilevanza di temi trascurati dai partiti mainstream – come le questioni relative all’UE o all’immigrazione – al fine di proporsi agli elettori come «proprietari» di queste tematiche e acquisire consenso. Al di là della retorica anti-élite, sono dunque anche le posizioni estreme adottate su dimensioni salienti a livello sistemico che hanno consentito ai partiti sfidanti di influenzare in senso centrifugo la competizione e guadagnare consenso.

Andrea Pedrazzani è professore associato presso l’Università degli studi di Milano, dove insegna corsi di sociologia politica e scienza politica. I suoi interessi di ricerca riguardano principalmente la competizione partitica, le istituzioni politiche e il concetto di rappresentanza democratica. I suoi lavori sono apparsi su numerose riviste nazionali e internazionali. È autore di due monografie: Lo spazio della politica. Partiti e politiche da Berlusconi ai populisti (Il Mulino 2022, con Daniela Giannetti e Luca Pinto) e Fare le leggi nella Seconda Repubblica. Come cambia il Parlamento (Egea 2017). Di recente ha curato il volume Come siamo cambiati? Opinioni, orientamenti politici, preferenze di voto alla prova della pandemia (Fondazione Feltrinelli 2021, con Nicola Maggini).

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Non perderti le novità!
Mi iscrivo
Niente spam, promesso! Potrai comunque cancellarti in qualsiasi momento.
close-link