“Lisabetta da Messina” di Giovanni Boccaccio: riassunto e parafrasi

La novella Lisabetta da Messina, narrata da Filomena, è la quinta della quarta giornata del Decameron, capolavoro di Giovanni Boccaccio, e come tutte le novelle della giornata è dedicata a descrivere gli amori infelici, che hanno un finale tragico.

Lisabetta, protagonista del racconto, gestisce insieme ai suoi tre fratelli un negozio di tessuti a Messina. I quattro giovani hanno ereditato una discreta fortuna dal padre, mercante originario di San Gimignano, dopo la sua morte. La ragazza, pur essendo “giovane assai bella e costumata”, non si è ancora sposata.

Nel negozio è impiegato un lavorante, Lorenzo, anche lui di bell’aspetto, che ben presto si invaghisce di Lisabetta. Tra i due nasce una relazione che per un po’ di tempo i due innamorati riescono a mantenere segreta. Una notte, tuttavia, Lisabetta si reca di nascosto a trovare Lorenzo, e viene vista da uno dei fratelli. Questi sul momento non dice nulla, ma la mattina seguente rivela agli altri due fratelli quanto ha scoperto, e i tre decidono di vendicarsi. Senza mostrare di aver scoperto qualcosa, invitano Lorenzo a seguirli fuori città, come se si trattasse di una normale gita: “E in tal disposizion dimorando, così cianciando e ridendo con Lorenzo come usati erano, avvenne che, sembianti faccendo d’andare fuori della città a diletto tutti e tre, seco menaron Lorenzo”. Tuttavia, una volta giunti in un luogo abbastanza isolato, lo uccidono.

Ritornati in paese raccontano di aver mandato Lorenzo in giro per delle commissioni.

Nei giorni seguenti, non vedendo più ricomparire l’amato, Lisabetta si preoccupa sempre più e non può evitare di domandare ai fratelli informazioni. Questi però non le danno risposta alcuna, e anzi si mostrano piuttosto infastiditi dalle insistenti domande della sorella: “Che vuol dir questo? che hai tu a far di Lorenzo, che tu ne domandi così spesso?”, le chiedono, “Se tu ne domanderai più, noi ti faremo quella risposta che ti si conviene”.

Senza poter sapere nulla dell’amato, e temendo che possa averla volutamente abbandonata, la ragazza trascorre le notti piangendo e disperandosi, finché una notte Lorenzo le appare in sogno: “Avvenne una notte che, avendo costei molto pianto Lorenzo che non tornava e essendosi alla fine piagnendo adormentata, Lorenzo l’apparve nel sonno, pallido e tutto rabbuffato e co’ panni tutti stracciati e fracidi”. In sogno, il ragazzo le rivela di non poter più tornare da lei perché è morto e sono stati proprio i suoi fratelli a ucciderlo. Le indica inoltre il luogo dove lo hanno seppellito.

Il mattino seguente Lisabetta decide di andare a verificare se quanto ha visto in sogno è vero. Ottiene il permesso di recarsi fuori dal paese, e raggiunge il luogo della sepoltura. Qui, dopo aver scostato le foglie secche e scavato, trova in effetti il corpo del suo amante. Non potendo portare via tutto il corpo per dargli più degna sepoltura, si decide a portare con sé solo la testa. Estrae dunque un coltello, taglia la testa di Lorenzo e l’avvolge in un drappo, quindi la porta a casa con sé.

“Quivi con questa testa nella sua camera rinchiusasi, sopra essa lungamente e amaramente pianse, tanto che tutta con le sue lagrime la lavò, mille basci dandole in ogni parte”. E dopo aver cosparso la testa dell’amato delle sue lacrime, la depone in un vaso, la ricopre di terra e vi pianta del basilico. Il vaso di basilico diventa così per Lisabetta il sostituto di Lorenzo: vi si siede continuamente a fianco, lo contempla così come un tempo aveva contemplato il ragazzo e lo inonda con le sue lacrime, tanto che “il basilico, sì per lo lungo e continuo studio, sì per la grassezza della terra procedente dalla testa corrotta che dentro v’era, divenne bellissimo e odorifero molto”.

I vicini di casa, notando questo strano comportamento, ne parlano con i tre fratelli, che decidono di mettere fine alla cosa e portano via il vaso a Lisabetta. Per cercare di capire il motivo del comportamento della sorella, i tre fratelli controllano il contenuto del vaso e vi trovano la testa di Lorenzo, ancora abbastanza intatta da essere riconoscibile. Terrorizzati dalla scoperta, con la paura che l’omicidio del ragazzo per mano loro possa venire alla luce, i tre fratelli decidono di trasferirsi: “di che essi si maravigliaron forte e temettero non questa cosa si risapesse: e sotterrata quella, senza altro dire, cautamente di Messina uscitisi e ordinato come di quindi si ritraessono, se n’andarono a Napoli.”

Distrutta dal dolore, Lisabetta muore.

Silvia Maina

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