“Liceo classico un futuro per tutti. Venti interviste a ex alunni eccellenti” a cura di Liana Lomiento e Antonietta Porro

Prof.sse Liana Lomiento e Antonietta Porro, Voi avete curato l’edizione del libro Liceo classico un futuro per tutti. Venti interviste a ex alunni eccellenti pubblicato da Carocci. Venti ex alunni – che hanno saputo eccellere in ambito culturale, politico, scientifico, economico-giuridico, artistico – rispondono alle domande che spesso studenti, insegnanti e famiglie si pongono: in una società sempre più tecnologica, quale ruolo per il liceo classico?
Liceo classico un futuro per tutti. Venti interviste a ex alunni eccellenti, Liana Lomiento, Antonietta PorroCome abbiamo cercato di evidenziare nel nostro lavoro e come i personaggi intervistati hanno messo in luce, proprio all’interno di una società nella quale il ruolo della tecnologia sembra incrementarsi ogni giorno è necessario recuperare la dimensione dell’umanesimo. Le scienze e le tecniche sono preziosi aiuti per la vita dell’uomo, come è emerso anche nelle recenti circostanze pandemiche. Ma dove conduce la vita umana? In che cosa consiste una vita realmente appagante? Quali desideri e quali aspirazioni sono propri dell’uomo in quanto tale? Le tecnologie non possono prescindere dalle risposte a questi interrogativi, perché ad esse sono funzionali. Ora, una istituzione scolastica come il liceo classico favorisce la presenza nella realtà sociale di individui che sono stati educati a pensare a questi temi, a non considerare le scienze dell’uomo e le cosiddette tecniche come appartenenti a sfere diverse del vivere. Il liceo classico non è solo la scuola nella quale si studiano il latino e il greco, ma la scuola nella quale si indaga l’uomo in tutte le sue dimensioni. I professionisti che abbiamo intervistato, e forse soprattutto gli uomini di scienza, hanno rilevato l’importanza di questi fattori della loro formazione nella costruzione del loro profilo umano e professionale. Per questo non si deve temere che il diplomato del liceo classico sia estraneo al vivere moderno, alle tecnologie: dovrebbe anzi essere in grado di valersene entro un orizzonte e in una prospettiva che le valorizza, nell’interesse dell’uomo.

Il liceo classico è ancora la scuola dell’élite?
Non nel senso “sociologico” del termine, come appare testimoniato anche da alcuni dei nostri intervistati. Rispetto al passato, non siamo più di fronte ad una élite sociale: un tempo questa scuola era, per molti, la via maestra per carriere in qualche modo precostituite in ambito giuridico, accademico, scientifico-sanitario, determinate anche dall’appartenenza a famiglie che per tradizione l’avevano frequentata. In una parola, si sceglieva il classico per tradizione di famiglia. Oggi scegliere questa scuola – rispondendo, naturalmente, a un proprio desiderio e a una propensione intellettuale – significa avere consapevolezza del tipo di formazione che impartisce, significa sapere che non comporta un percorso obbligato verso professioni umanistiche, significa, in sostanza, essere opportunamente orientati nella scelta a partire dalla corretta conoscenza delle caratteristiche e degli obiettivi del liceo classico. Dunque, si potrebbe dire che chi sceglie di frequentare il liceo classico avendo la fortuna di avere accanto a sé genitori, insegnanti, educatori in grado di spiegare le cose come stanno – togliendo di mezzo obiezioni infondate, come quelle di chi ritiene semplicisticamente che questa scuola non sia più al passo coi tempi – gode di un privilegio in certo modo elitario, ma non in senso classista. C’è di più: già da diversi decenni questa scuola ha costituito e costituisce, per ragazzi dotati intellettualmente ma provenienti da famiglie che non avevano un’alta scolarizzazione, quello che si definisce un ‘ascensore sociale’, cioè il tramite per sviluppare le proprie qualità e valorizzarle anche nel raggiungimento di una apprezzabile posizione professionale.

Ma in un senso diverso, che ha a che vedere col soggetto discente, possiamo affermare che il liceo classico non è la scuola per tutti. Ci sono requisiti che lo studente che si iscrive a questo tipo di scuola non può non possedere: innanzitutto la passione per lo studio, il desiderio di dedicare tempo ed energie all’avventura entusiasmante della conoscenza. Si tratta di una scuola impegnativa, che mira anche a sviluppare le categorie del pensiero e la capacità logica, e, per farlo, deve poter contare su un potenziale intellettuale significativo. Lo studente di liceo classico deve sentire l’attrattiva degli studi umanistici, anche se non deve respingere le scienze esatte (non si sceglie il liceo classico in odio alla matematica! Al contrario, spesso chi eccelle nelle lingue classiche ha una disposizione naturale anche verso le discipline scientifiche.

In un mondo sempre più globalizzato e anglofono, di che utilità è – in particolare – lo studio delle lingue antiche?
L’obiettivo dell’apprendimento delle lingue classiche è in primo luogo l’acquisizione di uno strumento essenziale per lo studio del mondo antico: la lingua consente l’accesso alle fonti per la conoscenza delle civiltà greca e latina. Di più, la lingua è in sé stessa un documento di quelle civiltà: le strutture morfologiche, il lessico, la sintassi sono espressione di una mentalità e attestano direttamente il modo di ragionare dei parlanti. Una didattica non banalizzante delle lingue classiche dovrebbe mettere in luce questi elementi, aiutare a intendere la ‘logica’ della lingua e il suo valore di testimonianza culturale.

Se si ammette l’utilità di accostare le culture greca e latina, ne deriva quindi l’utilità di studiarne la lingua. Il vero quesito allora è relativo al valore dello studio del classico nella società odierna, ma a questo si è, almeno in parte, già cercato di rispondere. Qui aggiungeremo il fatto che le cosiddette civiltà classiche popolano di sé le nostre città, le nostre strade, la nostra mentalità: volenti o nolenti, di quelle civiltà siamo figli. Vogliamo scordarcene, in nome della globalizzazione? Riteniamo davvero che un mondo globalizzato debba essere un mondo immemore di sé, pronto a lasciarsi dettare usi e mentalità da chi – nella attuale contingenza – regge i destini del mondo attraverso la grande politica, l’economia, la finanza? O non riteniamo più opportuno dialogare con il mondo contemporaneo a partire dalla consapevolezza di quello che ultimamente siamo? Aggiungiamo un altro non irrilevante dettaglio. Studiare le lingue antiche, per coloro che ad esse si appassionino, comporta un esercizio intellettuale straordinario, l’opportunità di sollecitare e acuire le proprie capacità logiche; l’esercizio traduttivo, dalle lingue antiche più ancora che da quelle moderne, educa di fatto al problem solving: non è, questo, il primo obiettivo dello studio del greco e del latino, ma può esserne un valore aggiunto. Come attestano molti dei nostri illustri intervistati, proprio questo esercizio ha favorito e sostenuto lo sviluppo di alcune abilità intellettuali che si sono rivelate, per loro, fondamentali per affermarsi nelle proprie professioni, le quali sono talvolta proprio l’espressione di quel mondo globalizzato e anglofono nel quale ci troviamo a vivere.

Quali prospettive si aprono per uno studente del liceo classico?
Il Liceo classico, se affrontato con serietà e impegno, apre ai giovani ogni possibile prospettiva: un corollario delle interviste che abbiamo raccolto è precisamente che questo tipo di percorso scolastico getta validissime basi formative per ogni genere di professione futura, in ambito non solo letterario, storico-filosofico e storico-artistico, ma anche politico-sociale, giuridico, economico, scientifico e tecnico.

In che modo la formazione offerta dal liceo classico costituisce un’ottima base anche per gli studi politico-sociali, giuridici, economici, scientifici e tecnici?
Ciò che interessa qui, al di là dell’ovvio giudizio favorevole che proviene da noi addetti ai lavori, è proprio il contributo che viene dalle professioni “altre”, alle quali abbiamo pensato al momento di individuare i potenziali intervistati. E, in effetti, scorrendo il testo delle interviste, è davvero notevole la varietà di prospettive che emerge in relazione all’impatto percepito del liceo classico sulle singole professioni. Gli intervistati sono spesso d’accordo sul fatto che la palestra del classico, con la fatica aggiunta della lingua greca, favorisca l’apprendimento di metodo e disciplina, come pure la capacità di dialogare a tutto campo in un mondo dominato dagli specialismi; l’abitudine a riflettere sulle parole, sulle loro origini e radici, consentendo una migliore padronanza di linguaggio, e la facilità che si acquisisce ad apprendere altre lingue; ulteriori aspetti spesso sottolineati sono l’acquisizione della logica e di una forma mentis che disciplina il processo di analisi e di interpretazione, qualità essenziali come anche l’affinamento del senso critico e della flessibilità: sono tutte doti che si rivelano essenziali nelle attività del fisico, del medico, del giurista, del politico. L’esercizio della traduzione, rilevano gli stessi intervistati, costringe a uno sforzo di ordine logico per la ricostruzione del senso, alla disciplina e al rispetto del testo di partenza in virtù della complessità sintattica tipica delle lingue antiche, e impone un’attenzione al dato e ai rapporti reciproci tra le parole e ciò che esse significano: sono tutti elementi che divengono parte integrante nel processo della ricerca sia scientifica che tecnologica. Ma un’altra questione cruciale è quella che verte sull’utilità di una formazione umanistica per i giovani d’oggi, che si rivela essenziale – come si tende a riconoscere con consapevolezza crescente – in tutte le professioni.

Quali, tra le personalità da Voi intervistate, meglio rappresentano l’utilità e la necessità del liceo classico?
Crediamo non sia questa una prospettiva corretta di valutazione. La nostra idea iniziale è stata che gli intervistati fossero, soprattutto, rappresentativi di un insieme, il più possibile ampio, di professioni diverse e persino lontane dall’originaria formazione classica, proprio perché ciascuno potesse offrire spunti utili, e anche in chiave critica, a una valutazione del potenziale formativo di questo percorso scolastico. E, in effetti, da ognuno di loro, intellettuali e professori universitari, giornalisti, scrittori, ecclesiastici, fisici, medici, architetti, ingegneri, imprenditori, banchieri, politici, magistrati, sono giunti spunti davvero interessanti e non di rado nuovi a fronte della riflessione corrente sul significato e il ruolo del liceo classico nella società attuale.

Quale futuro per il liceo classico?
Le interviste restituiscono a questo proposito risposte non del tutto univoche, date le personalità vigorose e assai diverse dei personaggi coinvolti: espressioni di convinto sostegno nei confronti del potenziale formativo offerto dal liceo classico convivono con altre, meno favorevoli, più critiche, ma pur sempre costruttive, nella prospettiva della conservazione, magari dopo adeguata riforma. Nella prospettiva di un rinnovamento del liceo classico, diversi sono gli spunti: a parere di alcuni un’ora di latino e greco dovrebbe essere un’ora di confronto diretto con i testi per capirli come sono piuttosto che renderli in una lingua diversa, oppure dovrebbe aggiungere dettagli che illustrino più a fondo la vita quotidiana degli antichi, il cibo, le leggi, l’agricoltura, la navigazione, l’abitazione. Alcuni invitano a un potenziamento della matematica, della fisica o della lingua inglese (ciò che in realtà in molti licei classici è già attuato, anche con l’attivazione di specifici percorsi sperimentali, distinti dal percorso tradizionale), oppure della geografia e dell’educazione fisica, mentre altri, attingendo alle proprie esperienze professionali e ai propri più specifici interessi, suggeriscono un ampliamento dell’offerta formativa che includa l’apertura a discipline del tutto nuove, non tradizionalmente appartenenti al programma del classico, e che consenta di approfondire le tematiche economiche, la conoscenza delle moderne tecnologie, le scienze della comunicazione, e insegnamenti che riguardino la crisi ambientale. Nel complesso, l’impressione che se ne ricava conferma a nostro avviso l’idea che al Liceo classico non si possa rinunciare, ma che ci si sforzi – introducendo nuovi spunti di dialogo – di renderlo più vicino alla sensibilità della società attuale, pur senza snaturarne le finalità e gli obiettivi.

Liana Lomiento è docente di Lingua e letteratura greca all’Università di Urbino Carlo Bo e direttore della “Rivista di Cultura classica e medioevale”

Antonietta Porro è docente di Lingua e letteratura greca all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove dirige il Dipartimento di Filologia classica, Papirologia e Linguistica storica

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