
La direttrice editoriale de La nave di Teseo e il direttore della Fondazione Bellonci ripercorrono, in queste pagine, la storia di quell’oggetto straordinario su cui l’umanità ha fondato la memoria di se stessa. La scrittura, e il libro, che ne costituisce «il figlio più riuscito», sono infatti l’unico rimedio all’oblio che tutto involve.
Una storia che si inaugura con Platone, dal quale ci viene la prima notizia di un libro, nell’Apologia di Socrate. Aristotele, «lettore onnivoro», è stato il primo del quale si ricordi la biblioteca. Non possiamo però pensare di leggere tutto, né serve farlo: «Non dobbiamo leggere tutti i libri (o meglio: non possiamo leggere e dunque possiamo non leggere tutti i libri che esistono) anche perché altri li hanno letti per noi e quei libri sono entrati nell’atmosfera che respiriamo.» Ci sostiene in ciò l’esempio di Umberto Eco, che ammetteva di non.aver letto libri pure importanti della storia dell’umanità. «I libri – e i libri non letti – testimoniano che non siamo mai soli, che la nostra vita è intrecciata a ogni altra vita presente, passata e futura.»
La «rivoluzione del libro» ha una data precisa: il 1450, quando Johann Gutenberg stampa la sua Bibbia a 42 linee. «La stampa introduce una frattura tra scrittore e lettore, ancora più evidente se osservata da un ulteriore punto di vista: il processo di stampa, più oneroso e complesso, avrebbe generato via via una distinzione, fondamentale, tra libri editi e libri inediti. Il libro non stampato sarà un libro inedito, in definitiva un non libro e si inabisserà per sempre nel buio della storia.»
Il libro sta oggi assumendo nuove forme e mentre la «rivoluzione del libro elettronico» si materializza, tanto da non poterne prevedere la traiettoria futura, Internet e il web lo incalzano con nuove sfide; Internet, «che non contempla la selezione dei particolari», dove si può trovare tutto, «un fiume che trascina e detiene tutto» e non dimentica, ci ricorda «il rischio paventato dal Funes di Jorge Luis Borges (Funes el memorioso, 1942): la sua prodigiosa memoria gli permette di ricordare tutto, ogni sfumatura di ogni esperienza, e quindi lo rende incapace di elaborare nuovi concetti.» Ecco, i libri avranno sempre il compito di arginare tale rischio permettendoci di «sapere, cioè ricordare e dimenticare, per essere liberi di cercare e desiderare.»
Come scrive Emmanuel Lévinas, nelle sue riflessioni durante la prigionia in un lager nazista: «Il nostro mondo riposa su scritti, su testi. L’uomo possiede un mondo a causa degli scritti in cui si trova».