
Se ragioniamo in questi termini ci rendiamo conto che il libro stampato e il libro digitale sono solo due formati diversi che veicolano la stessa conoscenza.
La grande differenza è che il libro cartaceo esiste da centinaia di anni, quindi abbiamo avuto tanto tempo per abituarci alla sua presenza, così tanto da sentirlo in qualche modo familiare e da pensare al suo utilizzo come naturale. L’eBook invece esiste da relativamente poco tempo, e molti di noi ancora non si trovano a proprio agio nella lettura digitale.
Inoltre questa visione è parziale, perché prende in esame solo il modo in cui consumiamo i libri. Ma se allarghiamo il campo anche alla produzione e alla distribuzione, è facile osservare che questi processi sono ormai completamente gestiti tramite tecnologie digitali: quando i testi vengono scritti, generalmente gli autori utilizzano un computer; tutte le fasi di revisione e editing sono accelerate dalla presenza di Internet; la distribuzione fisica nelle librerie è ottimizzata da enormi e complessi database.
Pertanto il libro è cambiato molto, e in gran parte senza che noi fruitori ce ne accorgessimo, perché il cambiamento che possiamo vedere, ovvero l’eBook, è solo la punta dell’iceberg, e forse nemmeno quello più interessante.
In effetti c’è una sorta di paradosso: il formato del libro, come detto, è cambiato molto; ma il suo contenuto e le tecniche di scrittura e di storytelling per il momento non hanno subito grosse modifiche.
Il digitale può aprire le porte, tanto per fare un esempio, alla multimedialità e all’ipertestualità; tuttavia, quasi tutti i libri che leggiamo, anche quelli digitali, sono ancora composti da testo scritto e al massimo da qualche immagine, e la loro fruizione è ottimale se vengono letti dalla prima all’ultima pagina, seguendo l’ordine stabilito dall’autore.
Forse proprio questa difficoltà nello sfruttare al meglio le possibilità del digitale è alla base del fatto che il libro cartaceo riscuote ancora un enorme successo, se paragonato all’eBook.
Quali opportunità offre il passaggio al digitale?
Il passaggio al digitale, a livello tecnico, offre un enorme vantaggio, quello dell’immaterialità.
Il contenuto non è più intrinsecamente collegato al contenitore.
La realtà analogica è “bloccata” dalla sua natura fisica, tanto che quando parliamo di libri usiamo il termine indifferentemente per indicare sia il formato che il contenuto, dato che il legame è indissolubile.
Nel mondo digitale questa correlazione è molto più labile: con uno stesso dispositivo possiamo leggere teoricamente infiniti contenuti. E stiamo di conseguenza imparando ad utilizzare dei termini separati: ci riferiamo ai dispositivi di lettura chiamandoli “eBook reader”, mentre i contenuti sono gli “eBook” propriamente detti.
Questo di per sé è già un game-changer: come con l’avvento dell’iPod è divenuto possibile avere sempre a portata di mano tutta la musica che si vuole ascoltare, così adesso i lettori hanno l’opportunità di accedere immediatamente ad intere biblioteche.
Dall’immaterialità discendono in modo più o meno diretto numerose caratteristiche che conferiscono un vantaggio ai libri digitali:
- Trasmissibilità. Il libro digitale non ha necessità di distribuzione fisica tramite le librerie, può viaggiare attraverso Internet ed arrivare ovunque in poco tempo e in modo economico.
- Il libro digitale non deve essere “stoccato”, in quanto non occupa spazio. Diventa tuttavia rilevante la questione della conservazione nel tempo: testi scritti oggi potrebbero essere illeggibili tra pochi anni a causa di formati non più utilizzati o di un hard disk rotto. Ma lo stesso problema si verifica anche con la carta, che ha una vita limitata.
- Le informazioni presenti negli eBook possono essere aggiornate e ridistribuite in pochissimo tempo.
- Duttilità. I documenti digitali possono essere facilmente modificati tramite software, basta pensare a cosa si può fare ad una immagine con Photoshop. Per quanto riguarda i libri digitali la duttilità si nota ad esempio nella possibilità di interrogare in pochi secondi un’intera biblioteca alla ricerca di una parola chiave. La stessa duttilità, poi, grazie alla personalizzazione e alla possibilità di adattarsi alle esigenze di diversi lettori, offre la base per l’accessibilità e l’inclusione di tutti nel processo, che a mio parere è la vera grande rivoluzione della digitalizzazione e di cui parlerò tra poco.
Tutti questi vantaggi si trasformano in opportunità potenziali, soprattutto per i lettori e per gli autori, mentre per gli editori si prospetta un rischioso cambiamento di ruolo.
I lettori, infatti, possono trarre beneficio dall’immediatezza in fase di acquisto e consegna del testo e anche, come già detto, dalla possibilità di portare tutti i propri libri preferiti con sé in un unico dispositivo. Inoltre, eliminando i costi di distribuzione, è lecito attendersi anche un calo del prezzo di vendita dei titoli.
Per gli autori le opportunità sono teoricamente ancora più rilevanti, e si riassumono nel concetto di self-publishing: grazie ad Internet è possibile saltare la mediazione di un editore e occuparsi direttamente della vendita, magari affidandosi a una delle tante vetrine disponibili online.
Si rischia però di arrivare a un paradosso: generalmente, l’editore si occupa di bloccare i progetti non abbastanza maturi per il mercato, agendo da primo filtro di qualità. Senza questo filtro il mercato potrebbe essere intasato da titoli anche di dubbia caratura, e la vera sfida diverrebbe riuscire ad emergere dalla concorrenza per attrarre l’attenzione dei lettori.
Ecco quindi che il ruolo degli editori è destinato a modificarsi in tal senso, e ad essere ugualmente fondamentale.
Qual è lo stato dell’editoria digitale?
Spesso si sente dire che l’editoria è in crisi. In realtà questo termine è usato impropriamente perché una “crisi” si può definire tale solo quando è legata a particolari contingenze, in un lasso di tempo definito. Invece lo stato di difficoltà dell’editoria è una condizione, che si è andata strutturando negli anni passati e per la quale non sembrano esserci soluzioni.
E per fugare subito ogni dubbio: no, non credo che l’editoria digitale sia la panacea di tutti i mali.
Il numero di lettori e la quantità di titoli che vengono letti ristagnano da tempo, senza variazioni significative. Che poi questi titoli vengano letti in versione cartacea o digitale non cambia la sostanza.
Il calo dell’interesse verso la lettura è un argomento complesso, che richiede senz’altro una trattazione specifica, ma ad una prima lettura superficiale potremmo dire che una delle motivazioni è da cercare nell’aumento vertiginoso di alternative a disposizione, nella concorrenza indiretta, per così dire.
Per lo più i libri vengono letti per diletto, sono una forma di entertainment, così come andare al cinema o dedicarsi a un hobby. Solo che adesso le forme di intrattenimento a disposizione di tutti si sono moltiplicate, anche grazie al digitale, e pertanto la lotta per assicurarsi quella fetta di tempo libero delle persone è serratissima, con avversari un tempo inesistenti come siti di social network, piattaforme di streaming e tanti altri.
Bisogna poi aggiungere che il libro digitale ha fatto emergere tutti i limiti di gestione del diritto d’autore, che si è rivelato del tutto inadeguato nel nuovo contesto. Da una parte, autori ed editori hanno dovuto fare i conti con il legittimo timore della pirateria e della copia non autorizzata, cercando sistemi di protezione a monte come i DRM (Digital Rights Management); dall’altra, i lettori si sono trovati in una situazione alquanto paradossale, proprio a causa di questi sistemi di protezione che spesso finiscono per limitare eccessivamente la libertà concessa e l’ergonomia stessa del libro digitale; si arriva al punto che a volte l’eBook non può essere prestato, può essere letto soltanto su determinati supporti, e ha tutta una serie di altre limitazioni che sicuramente non ne favoriscono la diffusione.
L’editoria digitale, però, ha alcune carte da giocarsi: in particolare può offrire la possibilità di modificare l’intera esperienza di fruizione, tradizionalmente personale e basata su una lettura visiva e silenziosa. Il digitale, invece, oltre a poter replicare questa stessa modalità, ha anche le potenzialità per scardinare completamente il concetto. Basta pensare al fenomeno degli audiolibri, ovvero libri digitali a cui viene aggiunta una voce (registrata o sintetica): in questo caso la fruizione può diventare anche di gruppo, e soprattutto non si basa più sulla vista, che tipicamente richiede la completa attenzione del lettore, ma sul canale uditivo, favorendo anche il cosiddetto multi-tasking.
Ritengo che questo sia un buon esempio di quello che si può fare per cercare di andare incontro alle esigenze del mercato, e andrebbero aumentati gli sforzi dell’industria in tal senso.
In che modo le caratteristiche di accessibilità dell’editoria digitale possono rappresentare una risorsa e una possibilità di inclusione per tutti gli individui?
Come dicevo prima, il libro digitale ha dalla sua il vantaggio dell’immaterialità, lo scorporamento del contenuto dal suo supporto, che gli consente di essere molto duttile e di adattarsi alle esigenze del pubblico.
Questi sono esattamente i pilastri dell’accessibilità, che mira a rendere possibile la fruizione di servizi al più ampio numero di persone possibile, senza discriminazioni nei confronti di chi può avere differenti abilità o necessità.
Il passaggio al digitale è un’opportunità imperdibile per favorire l’inclusione di tutti, in quanto le tecnologie che lo rendono attuabile possono essere adattabili al maggior numero possibile di persone, assecondandone preferenze di lettura, modalità di fruizione, livelli di competenza linguistica.
L’idea di fondo dell’accessibilità è: se riusciamo a separare il contenuto dalla forma, ognuno sarà libero di fruire lo stesso contenuto nella forma che preferisce o più congeniale.
Con il libro cartaceo è l’editore a scegliere la forma, e una volta che il libro è stampato questa non può essere più modificata. Se una persona ha problemi di vista, ad esempio, rischia di essere tagliata fuori.
Con l’eBook, invece, il lettore è libero di modificare molti aspetti, come il tipo di carattere, la grandezza, il colore.
Inoltre, la stessa duttilità permette l’interazione con altri strumenti tecnologici, ad esempio voci sintetiche che possono sostituire l’essere umano nella lettura, trasformando di fatto il libro in audiolibro, con tutte quelle potenzialità dette prima.
Per quanto riguarda le sfide dell’accessibilità nei libri digitali, esiste un triplo binario a cui prestare attenzione, ovvero la necessità di rendere accessibili allo stesso tempo i dispositivi, i formati utilizzati e i contenuti stessi.
Per chi volesse approfondire il tema, queste caratteristiche sono ampiamente discusse in “Libri digitali per tutti”; ma se dovessi trarre un insegnamento sempre valido, direi che se facciamo in modo che i libri digitali supportino l’utilizzo delle diverse tecnologie assistive, allora riusciamo a garantire che tutti gli individui siano realmente inclusi nel processo.
La più grande opportunità data dal digitale è proprio l’inclusione. Tuttavia, per cogliere questa opportunità è necessario dapprima comprenderne l’esigenza, e poi mettere in atto pratiche per la progettazione inclusiva. In effetti, nonostante tutti gli sforzi, i libri pubblicati con caratteristiche di accessibilità sono ancora una minoranza, composta generalmente dai best-seller di narrativa e da alcuni altri titoli. Ma se ci si sposta sulla saggistica o sulla letteratura scientifica questa “carestia digitale” è ancora più evidente.
Quale contributo può offrire il libro digitale nell’insegnamento?
In ambito educativo, il libro è sempre stato lo strumento principale.
Tutti gli studenti, dalle elementari fino all’università, hanno zaini pieni di libri che contengono la conoscenza sulle diverse materie di studio.
Il tema del peso dei libri cartacei è stato il primo “grimaldello” utilizzato, ormai molti anni fa, per cercare di scardinare le granitiche impostazioni di un settore come quello della scuola, tradizionalmente difficile da aggiornare in tempi rapidi, se non altro a causa della propria mole.
Si diceva quindi che col digitale si sarebbe potuto alleggerire il peso degli zaini, troppo gravoso per le spalle dei giovani studenti.
Per quanto anche il peso sia un problema reale, ridurre l’avvento del libro digitale a una mera questione di comodità fisica è fuorviante. Ma come detto, il tema è stato utilizzato per provare a introdurre la novità senza dover chiamare in causa motivazioni più grandi ma anche più scomode, come la necessità di riformare l’intero modello di insegnamento e apprendimento.
Per troppo tempo si è avuta la pretesa che le tecnologie fossero portatrici di innovazione di per sé, che bastasse introdurre a lezione un eBook reader o una lavagna interattiva per rinnovare la scuola, ma questo è molto lontano dal vero.
Non basta infatti applicare i nuovi strumenti tecnologici all’ambiente scolastico per aggiornare i metodi di insegnamento: una lezione frontale fatta con l’ausilio di un testo in epub (uno dei formati più utilizzati per gli eBook) non è molto diversa dalla stessa lezione fatta con un testo cartaceo. Certamente ci sono i vantaggi importanti dell’accessibilità, e in un ambito come quello della scuola la capacità di inclusione è un obiettivo assolutamente primario, ma le potenzialità del digitale permettono di mirare ancora più in alto.
Le tecnologie digitali offrono la possibilità di personalizzare i percorsi formativi, adattandoli alle esigenze di ciascuno.
Non si deve avere la pretesa di stravolgere la vita nelle classi, ma occorre trovare un modo di far coesistere il digitale con il cartaceo.
Anche perché i libri cartacei hanno degli innegabili vantaggi rispetto a quelli digitali: è più semplice sottolineare i passaggi e prendere appunti, ma anche sfogliare velocemente le pagine per trovare il punto di interesse; i libri cartacei hanno una “memoria fisica”, tendono ad aprirsi alle pagine utilizzate più di frequente, mentre gli eBook no.
L’obiettivo da perseguire dovrebbe essere quello di inserire i libri digitali tra gli strumenti a disposizione per il cosiddetto Technology Enhanced Learning, l’apprendimento potenziato dalle tecnologie. In questo contesto, le tecnologie diventano parte integrante di un nuovo ambiente di apprendimento, in grado di valorizzare gli stili e le abilità dei nativi digitali.
In altre parole, i libri digitali, come tutte le tecnologie, per essere davvero efficaci devono far parte di un progetto ben congegnato. E purtroppo allo stato attuale un simile progetto ancora non c’è. Ma è importante continuare a discuterne e ad analizzarne la fattibilità, in modo che si possa giungere prima possibile alla sua definizione.
Eliseo Sciarretta è un ricercatore presso l’Università degli Studi Link Campus University, dove è titolare della cattedra di Digital Media Design e di quella di Interaction Design. Dottore di ricerca in Archiviazione e Gestione dei Documenti Digitali, si occupa dal 2006 di accessibilità delle interfacce utente e di progettazione di soluzioni inclusive. Attualmente è direttore del DASIC (Digital Administration and Social Innovation Center) di cui è membro dal 2013.