“Lezioni di letteratura” di Vladimir Nabokov

Lezioni di letteratura, Vladimir NabokovLezioni di letteratura
di Vladimir Nabokov
Adelphi

«Non possiamo né dobbiamo nascondere che i testi di questi saggi sono note che Vladimir Nabokov scrisse per le sue lezioni e non si possono quindi considerare opere letterarie compiute, come sono invece le note delle sue lezioni su Gogol’ da lui messe a punto in vista della pubblicazione in volume. Queste lezioni si presentano in condizioni assai differenti di preparazione e di revisione, e persino di struttura. Molte sono manoscritte, tranne qualche parte battuta a macchina dalla moglie Vera per facilitargli la lettura in aula; ma altre sono esclusivamente di suo pugno come quelle su Stevenson e su Kafka, o sostanzialmente la serie di Joyce. Il ciclo di lezioni su Casa desolata è molto misto, ma domina la parte autografa. Di solito le pagine manoscritte hanno tutte le caratteristiche proprie di una prima composizione appena abbozzata e di conseguenza Nabokov poteva lavorarci sopra ampiamente, non solo durante la prima stesura, ma anche in fase di revisione, nei casi in cui ebbe modo di ritoccarne ulteriormente lo stile e il contenuto. A volte però le modifiche (cambiamenti o semplici aggiunte) non si inserivano sintatticamente nel contesto, oppure testi lasciati inalterati mancavano dei necessari ritocchi. Di conseguenza, quando la revisione era pesante, le parti manoscritte — che andavano benissimo, o erano comunque facilmente adattabili al momento, per le lezioni — hanno richiesto frequenti interventi redazionali.

È vero però che le pagine dattiloscritte costituiscono in certi casi una parte rilevante di una lezione, come capita per Mansfield Park, ma ancor più decisamente per il ciclo su Madame Bovary. Il frequente contrasto tra la relativa rozzezza di gran parte del manoscritto, anche se riveduto, e la relativa scorrevolezza delle parti dattiloscritte legittima l’ipotesi che nel battere a macchina alcune parti delle lezioni di suo marito, la signora Nabokov abbia fatto normali interventi redazionali. Ma anche su certe pagine dattiloscritte, Nabokov è a volte intervenuto nuovamente per aggiungere un commento o ritoccare una frase.

Tutto sommato, sarebbe poco opportuno presentare questi manoscritti al pubblico dei lettori nella loro forma stilistica e strutturale originaria. Il saggio su Stevenson si presentava in una forma che possiamo definire di appunti sommari; l’attuale ordinamento del materiale è quindi quasi per intero opera del curatore. Nelle altre lezioni, invece, l’ordine generale di esposizione è solitamente fatto salvo, poiché segue un criterio cronologico all’interno del libro. In questo caso potevano però insorgere problemi di sintesi e redazionali. Nei fascicoli erano presenti vari gruppi staccati di pagine, contenenti semplici abbozzi iniziali che o non vennero più utilizzati oppure furono riveduti e successivamente incorporati nelle lezioni. Altri gruppi di pagine staccati erano più difficilmente decifrabili : non sempre era possibile dimostrare se rispecchiavano successivi ampliamenti apportati in vista di lezioni ripetute in anni diversi oppure appunti utilizzabili per una futura versione. Certi problemi di organizzazione del testo nascevano dalle parti aggiunte o messe come alternativa a certe lezioni, forse destinate a uditori diversi. […]

Comunque, il problema strutturale non si limita alla mera incorporazione del materiale pertinente tratto da quello che possiamo chiamare l’archivio di Nabokov. In numerose lezioni Nabokov inframezzava la narrazione cronologica con pagine a sé stanti, contenenti osservazioni sullo stile, sul tema o sull’influenza del romanzo. È tutt’altro che chiaro tuttavia dove intendesse inserirle; inoltre sono spesso pagine incomplete, in certi casi poco più che appunti, in altri piccoli e affascinanti saggi. È toccato quindi al curatore inserire queste pagine quando bastava aggiungere semplici frasi di collegamento, oppure, se i materiali erano in forma frammentaria, suddividerli e inserirli in punti più appropriati del discorso. Per esempio, il colloquio di Stephen con Mr. Deasy nel capitolo della prima parte dell’Ulisse, è stato montato attingendo a tre parti diverse del manoscritto. La citazione principale (inclusa dal curatore) sembra non venisse letta in aula, ma gli studenti, ognuno con il loro proprio libro aperto davanti, venivano rinviati ai vari punti del capoverso successivo sulla conchiglia di San Giacomo. La parte restante del testo proviene, invece, da due parti di un gruppo di pagine staccate che comincia con appunti sulla struttura, e continua con varie osservazioni sui pregi e i difetti del romanzo, con paralleli tematici, e poi con altre annotazioni a proposito, poniamo, della conversazione con Deasy come esempio di contrappunto flaubertiano e infine un’altra annotazione sullo stile parodistico di Joyce, illustrato con la citazione della lettera di Deasy. In questo modo, ogni volta che il materiale lo consentiva, il curatore ha potuto rimpolpare la narrazione e conservare in un contesto coerente il massimo delle riflessioni critiche di Nabokov sugli autori, le loro opere e l’arte della letteratura in generale.

Le citazioni occupano grande spazio nell’insegnamento di Nabokov, come sostegno al suo sforzo di trasmettere le proprie idee sulla pratica letteraria. Nella preparazione di questa edizione delle sue lezioni per i lettori, ci si è mantenuti fedeli al metodo nabokoviano, operando pochissimi tagli, tranne che per le citazioni più lunghe, perché i passi citati sono estremamente utili per richiamare un libro alla memoria del lettore o per presentarlo a un lettore nuovo sotto l’esperta guida di Nabokov. Le citazioni, quindi, seguono di solito le precise indicazioni di Nabokov per la lettura di certi brani (solitamente segnati anche nella copia da lui usata), in modo che il lettore può tener dietro al discorso come se fosse presente alla lezione. […]

Stilisticamente, la maggior parte di questi testi non rappresenta in alcun modo quelli che sarebbero stati il linguaggio e la sintassi di Nabokov, se li avesse personalmente elaborati in forma di libro, e c’è in effetti una notevole differenza tra lo stile di queste lezioni scolastiche e quello raffinato di molte delle sue conferenze pubblicate.»

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