“Lezioni di epigrafia geroglifica” di Renaud de Spens, a cura di Patrizia Piacentini

Lezioni di epigrafia geroglifica, Renaud de Spens, Patrizia PiacentiniLezioni di epigrafia geroglifica
di Renaud de Spens
a cura di Patrizia Piacentini
traduzione di Chiara Di Rosa
Le Monnier Università

«L’egiziano geroglifico non è solo una lingua morta, ma anche una scrittura scomparsa. Il latino, il greco, il cinese classico hanno sempre avuto, nel corso della storia, dei sacerdoti e degli eruditi in grado di saperli leggere. Invece, nell’arco di più di tredici secoli, dall’inizio del V al 1830, il senso degli ideogrammi faraonici è stato quasi completamente dimenticato. Se l’ultimo stadio della lingua è stato conservato dal copto, l’idioma dei cristiani d’Egitto, scritto con un alfabeto tradotto da quello greco, e se gli autori classici, le religioni del Medio Oriente o l’Egitto copto-musulmano hanno trasmesso alcune idee, la maggior parte dei concetti della scrittura egiziana sono svaniti con la civiltà faraonica e il suo universo intellettuale.

In più, sono poche le iscrizioni lunghe in geroglifico prive di lacune e, a volte, per ricostruire interi testi a partire da semplici frammenti, l’egittologo agguerrito deve non solo stare attento ad ogni minimo segno, ma avere anche in mente un lungo catalogo di esempi e paralleli acquisiti grazie ad una pratica assidua.

Queste difficoltà possono facilmente scoraggiare il principiante, tanto più che, una volta esaurite le risorse delle opere di divulgazione, gli unici strumenti disponibili per intraprendere un apprendimento serio della lingua sono in genere le grammatiche. Ebbene, questa bibliografia indispensabile ha un approccio da elenco analitico, che si presta difficilmente all’esercizio didattico. Inoltre, ignora quasi completamente lo studio delle grafie e dei loro mutamenti – l’epigrafia e la paleografia. I testi geroglifici che vengono presentati sono composti da caratteri a stampa in una forma standard e molto dettagliata che si trova raramente nelle iscrizioni egizie. E se lo studente viene velocemente istruito a seguire le discussioni erudite di un linguista sul valore enfatico di una forma verbale, spesso non è abbastanza preparato a decifrare facilmente un documento autentico, incluso uno molto semplice e molto comune, come una scena di offerta.

Il presente metodo si pone l’obiettivo di colmare questa lacuna e tenta di proporre una didattica più naturale, ispirata a quella delle lingue vive. L’accento è dunque messo tanto sulla comprensione dei contesti, quanto sulla ripetizione e l’assimilazione. Inoltre, tutti i testi analizzati sono presentati con fotografie o fac-simili: lo scopo è di insegnare agli studenti a leggere sui monumenti stessi. È una difficoltà aggiuntiva, ma che è presto ammortizzata: può essere sconfortante l’aver fatto lo sforzo di memorizzare centinaia di segni, ma essere incapaci di riconoscere il tratto grossolano di un carattere elementare su di una stele. Per semplificare questo apprendimento, la maggior parte delle iscrizioni selezionate sono quelle che si incontrano più di frequente, contrariamente alle grammatiche che si concentrano sui testi letterari egiziani, interessanti ma che appaiono su un numero molto inferiore di supporti.

Imparare l’egiziano antico è un’avventura unica che fa appello a processi cognitivi specifici, che non si incontrano se non con le scritture a ideogrammi, come il sumero, l’accadico, il cinese o i glifi maya. Questo implica che bisogna familiarizzare con il disegno dei segni. Ciò dona un sapore speciale allo studio, che gioca su registri della sensibilità e dell’intelligenza più ricchi rispetto a quelli per le scritture alfabetiche. Ciò permette inoltre di riflettere sulle etimologie, l’origine delle espressioni e dei concetti, e di comprendere l’interesse di preservare dei sistemi ortografici che non si fondano unicamente sui valori fonetici.

In egiziano geroglifico, il senso si esprime tanto col lessico quanto con la rappresentazione grafica. È per questa ragione che questo libro costituisce anche un’introduzione ai simboli e all’iconografia egiziana. Ricordare che il verbo «dare» si può scrivere con un braccio che offre del pane, non richiede alcuno sforzo, una volta spiegata la rappresentazione. Nelle lezioni, tutti i segni geroglifici sono analizzati, i colori e le varianti sono evidenziati. Lo studente è così incoraggiato ad imitare il percorso dello scriba.»

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