“Letteratura per l’infanzia e l’adolescenza. Storia e critica pedagogica” di Angelo Nobile, Daniele Giancane e Carlo Marini

Letteratura per l’infanzia e l’adolescenza. Storia e critica pedagogica, Angelo Nobile, Daniele Giancane, Carlo MariniLetteratura per l’infanzia e l’adolescenza. Storia e critica pedagogica
di Angelo Nobile, Daniele Giancane e Carlo Marini
Editrice Morcelliana

«Disciplina di confine, a vocazione interdisciplinare, quella che per esigenze di brevità definiamo solitamente “letteratura per l’infanzia” (o “giovanile”) si pone nel punto di intersezione di più saperi. È un territorio vastissimo, e al tempo stesso ambiguo e sfuggente, che si sottrae a definizioni univoche e a rigide categorizzazioni.

Quali dunque i settori di interesse di questa disciplina, che già nella denominazione fa riferimento ad una natura letteraria? È scontato che, in quanto scrittura alfabetica, comprenda tutte quelle creazioni letterarie, narrative e non (la cosiddetta fiction e non fiction), comprensive dei linguaggi iconico-verbali, che sono state intenzionalmente pensate e scritte per i soggetti non maturi di una collettività, vale a dire per bambini, ragazzi e adolescenti. Rientrano poi nel suo ambito di competenza tutte quelle espressioni letterarie (è il caso della fiaba popolare), ma anche fumettistiche, cartoonistiche e persino filmiche, che in origine non erano rivolte intenzionalmente all’infanzia (intesa in senso lato), ma di cui questa si è impadronita nel tempo e che ha eletto a proprio geloso patrimonio, rinvenendovi in sapiente equilibrio, ancorché spesso casuale, elementi e ingredienti (temi, motivi, situazioni, figure, personaggi, forme narrative, linguaggio) che rispondono in ogni tempo e sotto qualsiasi latitudine alle istanze della personalità in formazione.

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Peraltro, il concetto di scrittura per ragazzi si è ormai da tempo opportunamente dilatato, sino ad abbracciare la comunicazione iconico-visiva e i linguaggi non verbali. La letteratura giovanile comprende quindi legittimamente anche il mondo dell’illustrazione, che ora commenta figurativamente lo scritto, a esplicazione/arricchimento di un testo letterario, ora – e specialmente negli albi rivolti alla prima età – svolge una vera e propria funzione di guida narrativa, oltre che di richiamo emotivo per il giovane lettore. […]

Insomma, nel campo di indagine (o “domaine”, come lo definiscono gli studiosi d’oltralpe) della letteratura giovanile può oggi legittimamente rientrare, per inglobante dilatazione della stessa o per afferenza, l’intera gamma delle offerte narrative rivolte all’età evolutiva o comunque dalla stessa fruite, ancorché si avvalgano di canali di comunicazione-espressione diversi dalla parola orale e scritta e dalla carta stampata.

Gli ambiti di competenza di questa particolare disciplina sono peraltro in continua evoluzione, in rapporto alla nascita di nuovi e inediti prodotti di intrattenimento che soddisfano il bisogno di storie, di evasione dall’orizzonte chiuso della quotidianità, di immersione in un mondo di fantasia e di sogno, anche in funzione consolatoria e compensatoria, proprio dell’uomo in ogni sua fase dello sviluppo e dell’esistenza.

Trattasi comunque di disciplina professionalizzante per insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, educatori dell’asilo nido, bibliotecari, animatori, catechisti, responsabili di gruppi giovanili non meno che per scrittori e illustratori e per quanti a qualsiasi titolo abbiano come interlocutori bambini e ragazzi in una dimensione educativa. In quanto tale, rivendica una presenza non marginale, in un rapporto paritario con gli altri insegnamenti di area pedagogica e psicologica, nel curriculum formativo dei futuri docenti di ogni ordine e grado di scuola, dei bibliotecari per ragazzi e di tutte le professioni educative extrascolastiche, a partire dalla scuola secondaria di secondo grado fino all’università.

La letteratura giovanile è una materia, un ambito di studio, in continua evoluzione, che dialoga e intrattiene rapporti di interazione e di reciproco arricchimento con altre discipline, a cominciare da quelle che gravitano nell’ambito delle scienze umane e sociali. In particolare, la letteratura giovanile intrattiene, o dovrebbe intrattenere, un rapporto privilegiato con la pedagogia, disciplina che ha ad un tempo vocazione riflessiva e operativa: è infatti scienza empirica, pratica, pragmatica, ma in quanto contemporaneamente filosofia dell’educazione, non prescinde dalla riflessione sui fini, avendo cura dei modi con cui le giovani generazioni debbono venire a contatto col patrimonio culturale e valoriale delle generazioni che le hanno precedute.

La pedagogia (la si denomini pedagogia generale o scienza generale dell’educazione), per sua natura tiene intanto vivo un clima di libertà intellettuale, di ricerca pura e disinteressata, di apertura verso ulteriori orizzonti di conoscenza, di tensione valoriale nella direzione utopica del dover essere, e assicura un confronto aperto di posizioni culturali, scongiurando il sempre presente pericolo di conformismi e di stereotipizzazioni, di cristallizzazione del sapere, di pigro adeguamento all’opinione dei più. Non secondariamente, individua i fini universali dell’educazione e quelli da privilegiare prioritariamente nel contingente momento storico-culturale: fini al cui perseguimento la letteratura per ragazzi è chiamata a concorrere. Al tempo stesso coordina gli apporti delle altre scienze umane, a cominciare dalla psicologia e dalla sociologia, avendo sempre come obiettivo il libero dispiegamento delle potenzialità positive del soggetto in formazione e come meta conseguente il miglioramento del singolo e della collettività. Riferita alla letteratura giovanile, si occupa dei rapporti tra libro (o contenuti narrativi) e lettore, estendendo la sua competenza anche ai modi (stile e linguaggio, modalità espressive) con cui questi contenuti sono trasmessi. Si pronuncia insomma sulla congruità delle proposte di lettura rispetto ai fini e agli ideali educativi individuati ed accerta – avvalendosi dei dati, degli strumenti di indagine e degli elementi di valutazione offerti dalla psicologia e dalla sociologia – la loro rispondenza ai gusti, agli interessi, alle esigenze, alla capacità di comprensione della fascia di età cui si rivolgono. […]

La psicologia, in stretta interconnessione con la pedagogia, orienta scrittore, educatore e critico del libro per ragazzi circa la conformità dei materiali di lettura alle caratteristiche e alle esigenze psicologiche di una determinata fascia di età. In particolare, specialmente nelle sue vesti di psicolinguistica e di psicologia cognitiva, illumina sulla rispondenza delle letture e dell’apparato iconografico alla capacità di comprensione del
giovane destinatario. Al tempo stesso ne analizza l’incidenza sui processi cognitivi, affettivi, sugli atteggiamenti e sulle modalità comportamentali, avvertendo sia lo scrittore, sia l’illustratore e l’editore circa i possibili esiti – positivi o negativi – che determinati contenuti narrativi o divulgativi, momenti, personaggi e situazioni, al pari di singole illustrazioni, possono avere su vari aspetti e dimensioni della personalità, a cominciare dalla sfera emotivo-affettiva. […]

La sociologia studia l’evoluzione del libro e della lettura in rapporto a quella della società e la loro reciproca influenza; promuove – avvalendosi all’occorrenza di metodi statistici – indagini volte ad accertare gli standard di lettura in una determinata realtà (locale, nazionale, continentale, internazionale…) e all’interno di determinate categorie di persone e di differenti fasce di età, secondo variabili quali l’età, il sesso, la condizione sociale, quella lavorativa, ecc. Così come analizza l’azione di condizionamento e di conformazione che le letture alfabetiche e iconiche esercitano sul singolo e sulla collettività, sulla sua mentalità e sul suo sistema di valori, con ripercussioni spesso profonde sui comportamenti e sugli atteggiamenti (in riferimento alla possibile instaurazione di posizioni di pregiudizio).

La didattica, in quanto disciplina fondata sulla prassi, consente di delineare articolati e funzionali percorsi aventi per oggetto il libro e la lettura, volti alla costruzione del lettore, dalle prime fasi dell’età evolutiva fino all’età adulta, comprendendo lo stesso momento dell’apprendimento strumentale della lettura e della scrittura. […]

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Quale l’approccio critico più consono ed epistemologicamente corretto per questa disciplina di confine, ambigua e sfuggente, ampio contenitore delle più disparate espressioni narrative, ancora incerta tra vocazione pedagogica e opzione letteraria, sempre a rischio di interferenze socio-ideologiche, manipolazioni e strumentalizzazioni, in quanto comunicazione letteraria che, rivolgendosi ai membri non maturi di una collettività, tende a conformare e a condizionare comportamenti, atteggiamenti, scelte valoriali, ideali e stili di vita?

Nessun approccio monodisciplinare e unilaterale può considerarsi esaustivo della riflessione sul libro per l’età evolutiva. […] Non resta che convenire sulla necessità di un approccio integrato alla critica del libro per ragazzi, nel quale confluiscano, in un rapporto non configgente ma di reciproca interazione e complementarietà, competenze estetico-letterarie, storiche, pedagogiche, didattiche, psicologiche, sociologiche, antropologiche, semiotiche, criminologiche e finanche psicoanalitiche, in un accostamento globale che se da un lato esalta l’apporto delle scienze umane nelle loro variegate espressioni, dall’altro denuncia l’inadeguatezza di un diffuso approccio estraneo o ostile a qualsiasi attenzione psicologica ed educativa. Così come evidenzia l’opposto rischio della riduzione di tutta la problematica del libro per ragazzi alla dimensione pedagogica, unicamente intesa al perseguimento di scopi educativi, a scapito dei requisiti di ricreatività, passione, divertimento, gratuità, immersione in un mondo di significati propri della narrativa d’autore e prescindendo dagli apporti che possono derivare da studi italianistici rigorosamente condotti.»

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