Intervista agli Autori

Barbara Franco: Come sappiamo il grande medievista Georges Duby nell’opera La vita privata ha studiato gli aspetti legati a quel momento quotidiano in cui ci “ritiriamo” dal mondo e dallo spazio pubblico per dedicarci alle nostre attività private che appartengono solo a noi stessi ovvero all’intimità familiare. Questa pratica coinvolge anche la lettura che diventa una cosa privata e quindi la lettura silenziosa diventa un po’ il modo di leggere consolidato. Sicuramente la diffusione della pratica della lettura silenziosa, che coincide anche con una più diffusa alfabetizzazione delle persone, è una pratica riflessiva e di esercitazione del pensiero critico, ma con questa si perde sia l’aspetto sociale e interpersonale della lettura ad alta voce, ma anche l’ascolto della propria voce e la capacità di applicare di quei parametri espressivi che sono tipici della lettura ad alta voce.
È più efficace leggere ad alta voce o mentalmente?
Barbara Franco: Sono due modi di leggere completamente diversi e che si attuano in contesti diversi e non possiamo parlare quindi di maggiore o minore efficacia.
Leggere ad alta voce implica sempre una relazione con l’altro, un legame, un’empatia che si realizza attraverso la voce che diventa strumento di inclusione. Durante la lettura in questo caso siamo focalizzati sull’ascoltatore e sul presente, su ciò che sta accadendo proprio lì in quel preciso momento. Leggere ad alta voce al nostro bambino ad esempio, equivale ad essere nel “qui e ora” e a creare un’armonia emozionale con gli elementi della lettura.
Basti pensare che, fin dalla gestazione, la voce ha un effetto sul feto: l’udito è infatti uno dei sensi a svilupparsi prima e le vibrazioni della voce della mamma vengono percepite attraverso il liquido amniotico dal feto. Quindi anche la lettura ad alta voce prenatale è una sana abitudine per mettere le basi per una relazione affettiva con la mamma e il papà. Consiglio infine ai genitori che ci seguono di continuare a leggere ad alta voce ai propri figli, anche quando hanno imparato a leggere da soli: l’esposizione continuata alla lettura ad alta voce fa sì che la lettura autonoma diventi un percorso parallelo e molto più nutrito.
Quale filo lega mente e voce?
Barbara Franco: Nel libro Leggiamo ad alta voce abbiamo sottolineato il fatto che gli studi delle neuroscienze oggi possono spiegare molto bene ciò che succede nel momento in cui un adulto legge ad alta voce a un piccino, soprattutto in età prescolare, e hanno individuato i notevoli benefici prevalentemente su due tipologie di aree di competenza: l’intelligenza linguistica e quella emotiva.
Per quanto concerne la prima, la lettura permette di arricchire il lessico ossia la quantità di parole che conosciamo e il loro significato, in generale le competenze linguistiche e di comprensione degli altri, e di conseguenza anche la capacità narrativa.
Sul versante dell’intelligenza emotiva, leggere insieme fa vivere ai nostri bambini delle situazioni in un contesto protetto e verificare come si comportano i vari personaggi, stimolando la loro curiosità e rendendoli consapevoli e competenti delle loro emozioni perché permette di restituire parola e significato a comportamenti a volte inaccettabili, sdrammatizzare paure e tensioni, soddisfare il bisogno di essere capiti, calmare, rassicurare e consolare.
In che modo è possibile usare la voce per generare emozioni per noi e per chi ci ascolta?
Andrea Bordin: Il libro Leggiamo ad alta voce esplora la componente emotiva nella lettura ad alta voce basandosi sul metodo NeuroVoiceColors®. Questo metodo è stato ideato proprio da me partendo dagli studi sulla voce di Ciro Imparato, doppiatore, che agli inizi degli anni Duemila ha elaborato i primi studi sul rapporto tra la voce e le emozioni. Alla sua morte ho proseguito il percorso di ricerca in funzione delle nuove scoperte nel campo delle neuroscienze, creando un nuovo metodo che mette assieme i principi base del modello originario di Ciro Imparato con i contenuti legati al modo in cui ogni persona pensa, reagisce, percepisce e traduce i suoni, sia prodotti dalla persona stessa sia quelli ricevuti dall’esterno. L’obbiettivo è di aiutare le persone a diventare consapevoli del potere della propria voce per poterla utilizzare al meglio per sé e per gli altri, nel trasmettere le emozioni desiderate ed in particolare per diffondere modelli positivi e di benessere nella comunicazione. Si pensi ad esempio a quanta aggressività verbale c’è in famiglia, a scuola e anche sui media di maggior riferimento. Sono convinto che la violenza verbale sia l’anticamera di quella fisica e infatti, una delle prerogative del metodo NeuroVoiceColors® è proprio quello di essere imparato con facilità per permettere a chiunque di valorizzare il suono della propria voce e di farla diventare anche uno strumento di contrasto alla violenza verbale. L’utilizzatore del metodo NeuroVoiceColors® può decidere quali emozioni provare e imparare a generarle a beneficio suo e delle relazioni che intrattiene con gli altri.
Al cuore del metodo sono proprio i parametri espressivi della voce, che, se calibrati correttamente riescono a trasmettere le emozioni desiderate, suddivise in sei macro-categorie:
- Simpatia (allegria e amicizia)
- Empatia (fiducia, amicizia, comunicazione delicata)
- Autorevolezza (sicurezza, decisione, assertività)
- Passione (coinvolgimento, incitare all’azione)
- Apatia (noia, disgusto e tristezza)
- Rabbia (disprezzo, violenza verbale)
Le voci associate alle prime quattro di queste categorie, (simpatia, empatia, autorevolezza e passione) come suggeriva lo stesso Ciro Imparato, le possiamo definire, “sorridenti”. Infatti la caratteristica che le accomuna è la presenza del sorriso. Le altre voci che esprimono delle emozioni difficili come la rabbia o la tristezza e l’apatia, sono senza sorriso e rappresentano emozioni che dovremmo cercare di provare il meno possibile. Tuttavia nella lettura ad alta voce di un racconto, potrà capitare di incontrare un personaggio che è portatore di un’emozione difficile: per esempio nel nostro libro Leggiamo ad alta voce sono presenti racconti, estratti da grandi classici della letteratura per ragazzi, in cui le voci gioiose e divertenti di Giamburrasca si mescolano alla voce della paura di Mangiafoco di Pinocchio oppure a quella rabbiosa della Regina di Cuori di Alice nel paese delle Meraviglie.
Quale valore possiede la lettura ad alta voce rivolta ai nostri bambini?
Andrea Bordin: La lettura ad alta voce di fiabe, racconti, ma anche filastrocche o ninnenanne con i nostri bambini, attraverso la voce della mamma o del papà, ha il potere di trasportare i nostri piccoli in un mondo di fantasia popolato da personaggi e situazioni incredibili, un universo magico, illuminato a volte di accesi colori oppure, altre volte nei racconti di paura, immerso nel buio con personaggi minacciosi e inquietanti. Se ci pensate bene infatti, quante volte, anche a noi quando eravamo bambini, sarà capitato di “perderci” e di restare incantati dalla voce? Seppur in modo inconsapevole, abbiamo imparato a modellare il nostro mondo anche in funzione di quello che succedeva nella storia e spesso chiedevamo che ci venisse letta più e più volte. Non solo ma anche la vicinanza con l’adulto, il contatto fisico, le coccole finivano con il trasferire in noi quelle stesse emozioni provate nella loro voce. La nostra immaginazione “viaggiava” con fiducia e affrontava avventure ed emozioni che mai avremmo osato esplorare da soli.
Dopo tutto ciò, dobbiamo anche dire che leggere ad alta voce non fa bene solo ai bambini che ascoltano, ma anche a noi adulti che leggiamo: oltre a essere piacevole e coinvolgente, è infatti una pratica sfidante perché possiamo migliorarci nelle tecniche di lettura, affinare ed arricchire il nostro eloquio e l’ascolto, migliorando sia la competenza linguistica (la padronanza del linguaggio) sia quella comunicativa (l’efficacia nel trasmettere un messaggio). Nel libro Leggiamo ad alta voce abbiamo voluto sottolineare che questo tipo di lettura è importante anche perché rappresenta un primo passo per trasmettere ai nostri bambini la passione per la lettura! Aiutare il nostro piccolo ad avvicinarsi alla lettura e percepirla come un’attività piacevole e stimolante, faciliterà l’attitudine a “imparare sempre”.
Ma c’è di più, molto di più! Sono certo che praticare la lettura ad alta voce seguendo i semplici canoni del metodo NeuroVoiceColors® allenerà i lettori ad accordare sempre più il loro “strumento vocale” imparando ad utilizzare la propria voce in modo intonato anche in tutti gli altri contesti. L’effetto sul bambino che ascolta sarà logicamente lo stesso. Si abituerà ad un suono della Voce più gradevole e per emulazione farà altrettanto con la sua. Il mio sogno è che la Voce possa rieducare soprattutto le nuove generazioni alle buone emozioni e possa rivelarsi per tutti il potente antidoto contro l’apatia, la disperazione, la prepotenza, l’accidia e la rabbia che sempre di più sembrano governare la nostra vita sociale.
Barbara Franco nasce a Cuneo nel 1974 e vive a Mondovì (CN) da sempre. Si laurea in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Torino e, dopo una prima esperienza lavorativa in una società di consulenza americana, decide di specializzarsi nel settore delle imprese con alto valore culturale. Da anni lavora in campo editoriale con le più grandi realtà italiane ed internazionali. Nel 2013 è diventata mamma di Pietro. Nella ricerca di confronti e metodi per essere una mamma migliore, decide di sviluppare un progetto educativo per bambini in età pre-scolare dall’approccio innovativo, che nel 2018 diventa realtà con QUID+.
Andrea Bordin svolge attività di coaching e trainer. Nel 2010 incontra Ciro Imparato e inizia a frequentare i suoi corsi fino a diventare un trainer certificato e autorizzato a svolgere formazione basata su FourVoiceColors®. Nel corso degli anni ha formato migliaia di persone anche su tematiche sull’uso della voce come strumento per ottenere grandi risultati, ma anche per aumentare la propria autostima. Dopo la scomparsa di Ciro Imparato avvenuta nel 2015 ha proseguito l’opera di sviluppo creando un nuovo metodo dal nome NeuroVoiceColors® che rappresenta l’evoluzione di quello precedentemente ideato da Ciro Imparato.