
Dai primi decenni del XIV secolo, con una serie di carestie e poi con la peste del 1347-48, il quadro storico cambierà radicalmente. Mi sembrava, quindi, opportuno – in concomitanza con le celebrazioni del 700 anni della morte di Dante – fare il punto sulla fase medievale in questione, identificando e analizzando quegli elementi che saranno successivamente modificati o del tutto perduti. In termini generali, il periodo tra la seconda metà del XIII e la prima metà del XIV secolo, è fortemente caratterizzato dalle città, che da metà Trecento, invece, inizieranno a spopolarsi; città con una precisa identità, non più soggette a distruzioni o danneggiamenti, come era avvenuto più volte ancora nel XII secolo, stabilizzate in una rete degli insediamenti urbani, a favore dell’attività mercantile.
Indicatore di crescita urbana è sicuramente la fondazione di nuovi centri urbani, che prosegue per tutto il Duecento, con nuovi insediamenti come Aigues-Mortes (dal 1246) e Carcassonne (dal 1247) nel sud della Francia, così come in Germania e in altri paesi dell’Europa orientale, per esempio la Polonia. Esempio diffuso di nuova urbanizzazione sono ancora le bastides, città fortificate realizzate in Inghilterra ma soprattutto in Francia, tra XIII e XIV secolo.
Quali trasformazioni coinvolgono il paesaggio urbano e territoriale, in particolar modo in Italia, tra la seconda metà del XIII e la prima metà del XIV secolo?
In un contesto storico come quello descritto sia a livello urbano sia a scala territoriale, si registrano molteplici trasformazioni, considerando sempre un quadro generale, entro cui collocare le singole realtà. In un contesto generale di crescita, una delle prime trasformazioni in ambito urbano riguarda l’ampliamento del perimetro urbano delineato dalle cinte murarie, che seguono l’estensione territoriale, non in sostituzione della/e precedente/i cerchie murarie (in genere riconducibili all’età romana e alla fase altomedievale) ma sommandosi alle preesistenze con nuove opere; insieme con la cinta muraria possiamo considerare anche le fortificazioni urbane incrementate o realizzate ex-novo, per esempio dalle Signorìe delle varie città.
Se questi interventi sono di carattere difensivo, altrettanto importanti sono le realizzazioni per l’ambito religioso: difatti, gli ordini mendicanti avranno un ruolo rilevante per l’organizzazione di molte città, addirittura realizzando le proprie sedi in modo equidistante rispetto al centro, all’edificio religioso principale. Ecco, quindi, che domenicani, francescani e agostiniani (ma non solo) realizzeranno i propri complessi religiosi con una serie di attività sociali, intorno ai quali si svilupperanno interi quartieri.
Altra tematica importante per le trasformazioni urbane è l’irruzione del potere mercantile nell’ambito cittadino, con la realizzazione di spazi pubblici e privati legati all’attività del commercio, con forti ripercussioni anche territoriali, con la necessità di rinnovare i percorsi tra città, così come tra luoghi di produzione e città, attraverso strade, ponti, e tutto ciò che risultava utile per la circolazione commerciale. Può apparire paradossale, ma tra la seconda metà del Duecento e la prima metà del Trecento è proprio la parte centrale della città ad essere interessata dalle principali trasformazioni: la riedificazione/ampliamento del principale edificio di culto; la realizzazione di un vasto sagrato antistante e, nella perenne rivalità tra potere politico e religioso, nello stesso ambito spaziale si realizzano i palazzi del potere (broletto, pretorio, del podestà), conformando quello che noi oggi identifichiamo come centro storico.
Molti dei saggi raccolti nel volume si concentrano sulle città e i luoghi in cui Dante ha vissuto o soggiornato, tra cui, in primis, Firenze: che città era quella natale del Sommo Poeta?
La Firenze del periodo di Dante è una città che riprende vigore dopo la morte di Federico II (1250) e che diventa un nuovo polo di riferimento tra l’area settentrionale e quella meridionale della penisola, fulcro di una rete commerciale e finanziaria, nonché centro culturale di primo piano.
Si sperimentano modelli di sviluppo non fissi e rigidi ma che si adattano alla realtà in fieri e che derivano molti elementi dalle città nuove di cui si diceva, in particolare dalle terre murate fiorentine.
L’elemento più caratterizzante è la realizzazione della sesta cerchia, tra il 1284 e il 1333, che amplia notevolmente il perimetro urbano, includendo i vecchi borghi e le parti più recenti della città, con la penultima cerchia che diventa una sorta di circonvallazione, ma soprattutto innestando un processo di regolarizzazione dell’impianto viario, con le strade tra le due cinte rettilinee e larghe, e la sperimentazione della strada con fondale.
Questo processo complessivo riguarda anche gli spazi della città, con l’ampliamento delle piazze di carattere religioso: non solo quelle davanti ai luoghi più importanti (battistero e cattedrale), ma anche quelle di predicazione degli ordini mendicanti; si ampliano gli spazi commerciali, con le piazze del mercato, in considerazione dell’importanza di mercanti e artigiani nella vita di Firenze del periodo, così come è configurata la piazza come spazio pubblico principale (quella che sarà successivamente denominata Piazza della Signorìa).
È un periodo, quindi, di grandi lavori: proseguono quelli della Cattedrale, con l’intervento prima di Giotto (1334) al campanile, poi di Talenti; quelli della loggia del mercato (Orsanmichele), e ai ponti Carraia e ponte vecchio.
Nel volume Le città di Dante sono dedicati a Firenze ben quattro saggi: quello di Marco Frati, che rilegge la città medievale a scala urbanistica e architettonica, con gli strumenti della storia del paesaggio, e quello di Emanuele Carletti sul ruolo degli ordini monastici, anche meno conosciuti, nell’organizzazione della città. Giorgia Potestà analizza con tecnologie avanzate il Battistero di Firenze, ancorandosi solidamente agli studi precedenti, e Serena Pesenti presenta un quadro inedito sulla costruzione della memoria di Dante nella Firenze ottocentesca, compresa la stessa casa del poeta.
È importante, infine, ricordare che rilevanti studi sulla Firenze del tempo di Dante furono realizzati per il VI centenario della morte del poeta (Firenze di Dante: la città, la storia, la vita, Dante di Dami e Barbadoro e Per la Firenze di Dante (Pistelli 1921), cui faranno seguito due volumi dallo stesso titolo: Firenze ai tempi di Dante, pubblicati entrambi nel 1929 da Antonio Motta e Robert Davidsohn. La città di Firenze celebrerà in modo più enfatico i 700 anni della nascita di Dante, nel 1965, con una mostra: Firenze ai tempi di Dante (Piccola guida 1965), soprattutto riferita alla cultura materiale della Firenze trecentesca, che determinerà ulteriori studi sull’urbanistica medievale della città, come quello di Guido Pampaloni del 1973 Firenze al tempo di Dante: documenti sull’urbanistica fiorentina.
Dante morì a Ravenna: come ha reso omaggio la città al Poeta?
Dante morì a Ravenna nel settembre 1321 e fu sepolto nella chiesa di S. Francesco. Durante il dominio della Serenissima fu realizzato un primo monumento per le spoglie del poeta, nel 1483, realizzato dall’architetto Pietro Lombardi, ma fu necessario realizzane un secondo, nel 1780, quello attualmente esistente, realizzato dall’architetto Camillo Morigia con un linguaggio neoclassico, che in realtà era un cenotafio, essendo state nascoste le spoglie da parte dei frati. I resti di Dante furono rinvenuti casualmente nel 1865 durante alcuni lavori all’oratorio del quadrarco di Braccioforte, in una cassetta che riportava l’iscrizione del frate Antonio Santi (1677) attestante l’appartenenza al poeta e successivamente riposizionati nel tempietto.
La città di Ravenna ha sempre avuto molto a cuore la memoria di Dante. Difatti, durante le celebrazioni del VI centenario del 1921, già citato, furono avviati studi e restauri soprattutto riferiti a monumenti ravennati: la tomba di Dante, la cappella giottesca di S. Giovanni Evangelista, la chiesa di S. Francesco, la Biblioteca Classense. Proprio in questi anni, progetti a scala architettonica e urbana furono realizzati a Ravenna con l’obiettivo di restituire la sua immagine negli anni in cui Dante vi aveva soggiornato sino alla morte. Furono compiuti interventi nel quartiere adiacente la tomba del poeta, denominata la “zona del silenzio” o successivamente “zona di Dante”, con la liberazione della chiesa di S. Francesco dalle opere e trasformazioni “moderne”; fu realizzata una nuova piazza, l’attuale Piazza dei Caduti, con la demolizione dei quartieri più recenti. Inoltre, furono riportate alla loro facies medievale la basilica di S. Giovanni Evangelista, così come quella di S. Maria in Porto fuori. Né va dimenticato che nel 1923 fu elaborato il piano regolatore della città per dare ordine ai lavori indicati. Nel volume da me curato a Ravenna sono dedicati i saggi di Nora Lombardini, sulla città trecentesca ma anche sulla ricomposizione della città medievale negli anni ’20 del XX secolo, e quello di Alessandra Cattaneo, specificamente sulla storia e i restauri della ‘zona dantesca’.
Damiano Iacobone (1970), laureato in architettura al Politecnico di Milano, dottore di ricerca in storia dell’architettura e dell’urbanistica, è professore associato di Storia dell’architettura al Politecnico di Milano. Ha partecipato a numerosi convegni nazionali e internazionali e a progetti di ricerca. Sulla città medievale ha pubblicato: Città e cittadelle in età medievale e moderna (2008) e la recente curatela Le città di Dante. Trasformazioni urbane e territoriali tra XIII e XIV secolo, Roma 2021. È direttore della collana Studi sul Medioevo della Tab Edizioni, Roma.