Le cento più belle poesie d’amore italiane

Le cento più belle poesie d’amore italianeLe cento più belle poesie d’amore italiane. Da Dante a De André
Antologia con illustrazioni d’arte
a cura di Guido Davico Bonino
Interlinea edizioni

«Com’è noto, la poesia d’amore italiana nasce in Sicilia. Alla corte di Palermo, un principe svevo che sarà poi imperatore, un Hohenstaufen «nobile di cuore e dotato d’ingegno» (così Dante definirà lui e i suoi nel De vulgari eloquentia), Federico II, sta gettando, con lucidità e passione, le basi di una società intellettuale di impianto “curiale”, in cui scienziati e filosofi, astrologi, medici e naturalisti trovano stimolo a un fitto lavoro di reciproco arricchimento culturale, mentre musica e poesia saranno appannaggio degli animi più votati alla libera creatività, all’invenzione artistica. Si forma così, negli anni trenta-quaranta, intorno alla figura-guida di un funzionario imperiale, Giacomo da Lentini, una élite di poeti (quella che conveniamo chiamare “scuola siciliana”). Vi aderiscono altri funzionari e magistrati, come Pier della Vigna e Guido delle Colonne, Federico stesso e il figlio Enzo, insieme a nobili di antiche famiglie dell’isola e del continente.

Rifacendosi ai temi e ai modi della lirica d’Occitania, questi poeti cantano, in chiave intellettuale e aristocratica, il «fino amore», cioè il rapporto di sottomissione del poeta-vassallo alla donna-signore feudale, caro ai provenzali, ma lo arricchiscono d’una più complessa analisi della passione d’amore in cuore amante e, soprattutto, lo calano in un impianto concettuale molto saldo, sulla base di una sintassi più costruita, di un lessico più ricco, di un repertorio di immagini e simboli ben altrimenti variegato che quello dei loro modelli. […]

La storia della poesia italiana dell’altrieri e dell’oggi non è più storia di tendenze o movimenti, ma di personalità. Nel tentativo di riassumerla, rischieremmo davvero di impantanarci nelle secche di un’arida elencazione, che – per quanto fosse criticamente giudiziosa – finirebbe per attenuare il “piacere del testo”.

L’ultima trentina di poesie racchiuse in questa silloge, che portano la firma degli eminenti lirici del nostro tempo, ivi compreso il grande talento espressivo di un cantautore come Fabrizio De André, sono da gustarsi senza fastidiose intermediazioni.»

Ringrazio la sedia la scala la poltrona
che mi accoglieva in improvvisa debolezza
quando improvvisa entrava nella stanza
del tuo corpo assoluto la certezza.

Patrizia Cavalli

 
Due
Quando saremo due saremo veglia e sonno
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo,
saremo due come sono le acque, le dolci
e le salate,
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni,
come i tempi del battito
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà
saremo un due che non si può dividere
con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno,
uno sarà l’uguale di nessuno
e l’unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l’universo
diventerà diverso.

Erri De Luca

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