
Marcus Goldman, protagonista del libro, è il giovane e promettente autore di un romanzo di successo. Tuttavia, la data prevista per la consegna del secondo manoscritto alla sua casa editrice sta per arrivare, e l’uomo non ha ancora prodotto nulla. Per cercare di uscire dal blocco dello scrittore, chiede aiuto a Harry Quebert, romanziere di fama oltre che suo amico personale, che gli propone di trascorrere del tempo a casa sua, ad Aurora, una cittadina immaginaria del New Hampshire.
Qui Marcus viene coinvolto in una vicenda inquietante: trent’anni prima, nel 1975, Nola Kellergan, una ragazza di 15 anni, era misteriosamente scomparsa e la donna che l’aveva vista per ultima era stata uccisa. Non solo: casualmente, Marcus scopre che il suo amico Harry, che ai tempi aveva 34 anni, aveva avuto una relazione proprio con Nola.
In un primo momento Marcus cerca di non dare troppa importanza alla scoperta. Tuttavia, di lì a poco il corpo della ragazza viene ritrovato nel giardino di Harry. E non è tutto: vicino al cadavere della ragazza viene rinvenuto il manoscritto di “Le origini del male”, il libro che ai tempi aveva consacrato Harry Quebert come autore di bestseller di successo. Sul frontespizio del libro Harry ha scritto una dedica alla ragazza, che rende esplicita e inequivocabile la relazione tra i due.
Harry viene pertanto accusato dell’omicidio: le prove a suo carico sembrano schiaccianti e la polizia non ha dubbi sul fatto che sia lui il responsabile. Ne consegue che l’America intera, che prima lo aveva acclamato come scrittore superbo, ora sembra coalizzata nell’insultarlo e denigrarlo, descrivendolo come un predatore sessuale e facendo scomparire le copie di “Le origini del male” da tutte le librerie.
Marcus è però convinto della sua innocenza. Harry non è stato per lui soltanto un buon insegnante di scrittura, ma anche un maestro di vita: “Colpisci quel sacco, Marcus” si raccomandava Harry insegnandogli la boxe “Colpiscilo come se ne andasse della tua vita. Devi boxare come scrivi, e scrivere come boxi: devi metterci tutto te stesso, perché ogni match, come ogni libro, può essere l’ultimo”.
Così, ritornato nel New Hampshire, Marcus cerca di scoprire di più: affianca il sergente Gahalowood nelle indagini, intervista le persone che erano state più vicine a Nola e, durante le visite ad Harry in prigione cerca di farsi raccontare in modo più approfondito che cosa fosse realmente accaduto quell’estate di tanti anni prima.
Ma ai sentimenti di fedeltà verso l’amico si affianca il desiderio del giovane scrittore di porre fine ai propri fallimenti professionali e diventare finalmente quell’autore di successo che Harry stesso è convinto possa essere: “La vittoria è dentro di te”, era solito incitarlo “Devi semplicemente aiutarla a uscire”. E Marcus si rende conto che in questo omicidio e nell’indagine che lo accompagna potrebbe aver trovato accidentalmente la storia ideale per il suo prossimo libro.
Inizia così a dipanarsi la trama del poliziesco, fornendo, come sanno fare i gialli migliori, false piste che in un primo momento sembrano sensate ma che poi Marcus, così come il lettore, è costretto ad abbandonare. Ognuno dei personaggi sembra avere qualcosa da nascondere e la piccola, tranquilla, cittadina di Aurora si rivela molto meno tranquilla di come era apparsa a prima vista.
La verità sul caso Harry Quebert non è soltanto un giallo avvincente, ma anche una storia d’amore, quella tra Harry e Nola, che viene alla luce a mano a mano che Harry racconta all’amico la propria vicenda. E si tratta di un amore intenso e travagliato, per via della differenza di età tra i due protagonisti: “Gli uomini che ammiro di più nella nostra società, Marcus, sono quelli che costruiscono ponti, grattacieli e imperi. Ma, in realtà, i più coraggiosi e ammirevoli sono quelli che riescono a costruire l’amore. Perché non esiste impresa più grande e più difficile.”
In aggiunta, La verità sul caso Harry Quebert è un libro sul processo di scrittura che porta a realizzare un romanzo. Mentre la vicenda si svolge, i capitoli che la narrano sono fatti precedere da citazioni derivanti dai consigli letterario di Quebert a Goldman, di modo che alla fine ci si trova a possedere una sorta di piccola guida per aspiranti scrittori.
Tutti questi elementi accompagnano il lettore verso un finale per nulla scontato. E, proprio come insegna Harry a Marcus: “Un bel libro non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull’effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All’incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l’ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un’emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito”.
Silvia Maina