
di Valentina Caminneci, Maria Concetta Parello, e Maria Serena Rizzo
Carocci editore
«Nell’immaginario collettivo la Valle dei Templi rappresenta un’icona, un luogo “magico” che tutti conoscono, anche solo per sentito dire. Non tutti, però, collocano questo luogo con precisione, innanzitutto in Sicilia e poi lungo la sua costa meridionale, affacciato sul canale di Sicilia che lo separa dalla vicinissima Africa. E non tutti sanno che la Valle dei Templi è solo una parte, certo la più famosa, di un’antica città molto più grande, composta da almeno tre colline (in realtà i famosissimi templi si trovano sulla più meridionale di queste colline) e una grande vallata al centro, dedicata agli edifici pubblici e alle case di abitazione.
E infatti è innanzitutto la collocazione geografica che rende unico questo luogo. Una profonda vallata, erosa da piccoli corsi d’acqua e circondata da tre cime (la collina di Girgenti e la rupe Atenea a nord e la collina dei templi a sud), collocata a poca distanza dal mare, dove uno scalo (o forse un vero e proprio porto) rappresentava l’affaccio su una delle rotte marittime e commerciali più importanti del Mediterraneo antico […].
Due fiumi circondavano l’intero sito, quasi a delimitarlo e proteggerlo con una sorta di “corona d’acqua”: l’Hypsas a ovest e l’Akragas a est, che darà anche il nome alla città greca. E questo nome, poi, in qualche modo ricorda e sintetizza la posizione geografica del sito: una “terra alta”, una perfetta metonimia di una polis che, collocata in posizione elevata, è in grado di controllare il mare e le sue rotte commerciali (e che dal mare, a sua volta, doveva essere vista). […]
Akragas città di fondazione, dunque, che viene concepita con una visione unitaria da un gruppo di urbanisti “visionari” che hanno immaginato una nuova comunità agli inizi dell’età arcaica: agli abitanti di Gela, insieme ad altri che venivano da Creta e Rodi (città che a loro volta fondarono Gela cento anni prima), sembrò da subito un posto perfetto per costruire una nuova polis. E infatti verso il 580 a.C. immaginarono e iniziarono a mettere in opera una delle più grandi città dell’intera grecità occidentale. La bontà delle scelte degli antichi fondatori è confermata innanzitutto dal fatto che la città ha continuato a vivere, senza sostanziali interruzioni, fino a oggi: più di 2.600 anni di storia, che vengono con efficacia sintetizzati in questo volume, a partire dall’età arcaica e classica, attraverso l’età ellenistica e poi romana, il tardo antico e l’alto medioevo. A partire da quest’ultimo momento, probabilmente, la città si sposta e “abbandona” la Valle: inizia così a formarsi il nuovo abitato sulla collina di Girgenti, prima sotto il controllo degli Arabi e poi dei Normanni. […]
Ma anche la Valle dei Templi a un certo punto viene “dimenticata”: bisognerà attendere il Settecento e il Grand Tour perché questo luogo ritorni nell’immaginario collettivo, ora nella versione “romantica” di un paesaggio con le rovine del mondo antico. La Valle con i suoi templi, infatti, ha contribuito non poco alla formazione dell’estetica neoclassica e alla nascita di numerosi luoghi comuni che ancora oggi pervadono il mondo accademico (si pensi solo all’idea di un’antichità classica interamente bianca, nonostante le più recenti ricerche abbiano dimostrato che il mondo antico era assolutamente colorato, dall’architettura alla scultura, dagli oggetti di uso quotidiano ai vestiti). […]
E siamo arrivati a oggi: dopo un difficile periodo di lotta contro l’abusivismo, finalmente la Valle dei Templi diventa Parco, archeologico e paesaggistico, a conferma della sua doppia vocazione di luogo della storia ma anche di luogo della natura e della conservazione del paesaggio storico.»